“Il libro della chiarezza” Sepher ha-Bahir
Federico P.
Questo contributo del carissimo Fratello Federico P. che si offre alla lettura e allo studio, è la prima traduzione integrale in lingua italiana, di uno dei tredici capitoli sciolti dello Zohar. Tale trattato, considerato dagli studiosi il nucleo portante del Libro dello Splendore, oltre ad essere annoverato tra i “capitoli sciolti”, è da considerarsi, anche, slegato nel soggetto, è, infatti, costituito da una serie di paragrafi senza alcuna consequenzialità argomentale. I contenuti di tali paragrafi, ripresi ed ampiamente argomentati, dipingono comunque i temi trattati nelle varie sezioni dello Zohar.
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§27 La lettera Beth ricorda a causa della sua forma (b) la genesi dell’uomo, la quale, per merito della Saggezza divina, si compie in un corpo chiuso da ogni lato e aperto davanti. La lettera Aleph (a) è aperta anche nella parte inferiore, per ammaestrarci sul fatto che essa riceve, da Kether, il seme dall’apertura posta sopra e lo trasmette tramite quella posta sotto.
§28 Da dove sappiamo noi che la parola schamaim (cielo) indica il Santo, benedetto sia? Dalle seguenti parole della Scrittura (III Re VII,32): esaudiscici, schamaim.
Ora, si può supporre che Salomone invocasse il firmamento? Certamente no! esso invocava Dio che porta il nome di Schamaim. Perché è indicato con questo nome? Perché il firmamento, a causa della sua forma rotonda, assomiglia ad una testa. Inferiamo inoltre, da questo nome, che Dio ha alla sua destra l’acqua e il fuoco alla sua sinistra, in modo che egli dimori nel mezzo. La parola schamaim, infatti, si pronuncia scia mai; ora, se si capovolge l’ordine delle lettere della parola scia, si ottiene esc mai (fuoco e acqua), Dio armonizza, pertanto, il fuoco e l’acqua. Quando è il fuoco ad avvicinarlo trova la gradazione del fuoco, e quando invece è l’acqua, essa trova quella dell’acqua. É per questo che la Scrittura dichiara (Giobbe XXV,2): egli fa regnare la pace nei suoi alti luoghi. Decidiamo, quindi, a proposito della parola schamaim, che il Santo, benedetto il suo nome, ha unito il fuoco all’acqua unendoli insieme facendone il principio delle sue parole, proprio come è scritto (Salmi CXIX,160): la verità è il principio delle tue parole.
§29 É scritto (Genesi I,2): e la terra era thou e bohu. Quando il Santo, benedetto il suo nome, dimorava ancora tra le qliphoth (i gusci), o meglio tra i demoni, creava e subito distruggeva i mondi, dacché la linfa celeste non poteva fluire fino a loro, come è già stato detto. Il passo (Giobbe XIV,11): il fiume abbandonando il suo letto si prosciuga, indica il Giusto che era assente nei due mondi: in quello presente e in quello futuro. Secondo un altra lettura, le parole: Dio creò i cieli e la terra sottintendono i mondi che intese lasciar sussistere, mentre le parole: e la terra era thou e bohu, indicherebbero quelli che aveva in mente di creare, ma che, non avendoli più nel suo proposito non presero consistenza; ed è proprio questo quello che la tradizione intende con l’enunciato: Dio creò dei mondi e li distrusse. Egli aveva in mente di creare numerosi mondi ma, in seguito, scegliendo sentenziò: questi mondi sono di mio gradimento, quegli altri no. É dell’epoca in cui Dio dimorava ancora tra le qliphoth che la Scrittura riferisce (Lamentazioni III,44): hai posto dinanzi a te una nube impedendo alla preghiera di giunge fino a te. Era il tempo del thou e del bohu di cui la Scrittura ricorda (Esodo XIV,20): e la nube era tenebrosa. Sono i gusci della noce; il cui frutto è posto al centro e diviso in quattro parti; porzioni, che corrispondono alle quattro lettere del nome Jéhovah, il quale non è mai insudiciato dalle impurità, così come è scritto (Geremia XXIII,29): le mie parole sono come il fuoco, dice il Signore; infatti, come il fuoco non può essere insudiciato da impurità alcuna, così non può esserlo il Nome sacro.
Allorquando le qliphoth giunsero a maturazione, non potendo più aderirvi, si distaccarono dal frutto [noce], fu allora che la preghiera della Schekinah, che è Adonaï, fu in grado di elevarsi fino al suo sposo Jéhovah. In effetti, fino a quando la Schekinah si trova avvolta dalle qliphoth, rimane nascosta al suo sposo; in questo caso porta il nome di “povera” e “sterile” mancando di chi può armonizzarla in segreto. Ma quando il Santo, benedetto sia il suo nome, spoglierà la Schekinah, dalle qliphoth che l’avvolgono, la profezia si compirà (Isaia XXX,20): e colui che ti istruisce non sparirà più dalla tua vista; e i tuoi occhi vedranno il Maestro che ti ammaestrerà. Così la Schekinah prima sterile, colmerà tutta la terra della sua gloria (Isaia VI,3). La sua benedizione sarà l’olocausto che consumerà le qliphoth.
§ 30 É scritto (Genesi I,2): e lo spirito di Elohïm aleggiava sulle acque. “Lo spirito di Elohïm” conforma lo spirito del Messia; nel momento in cui esso aleggerà sulle acque della Legge, allora la Liberazione avrà inizio, infatti la Scrittura aggiunge: e Elohïm disse: che la luce sia .
La Scrittura dice (Genesi III,23): e Jéhovah scacciò Elohïm dal giardino dell’Eden. Nel momento in cui l’uomo peccò, Dio allontanò il Messia, che dimorava nel giardino dell’Eden, così come è riferito: Jéhovah scacciò Elohïm dal giardino dell’Eden, il che vuol dire: allontanò dal suo Eden se stesso. E perché lo allontanò? La Scrittura risponde: … Affinché coltivasse la terra, vale a dire la Schekinah. La Scrittura aggiunge (Genesi III,24): e mise due Cherub dinanzi al giardino dell’Eden. Questi due Cherub sono: Il Messia, figlio di David, e il Messia, figlio di Giuseppe, i quali però non sono che un’unica persona [1]. Lo spirito del Messia, indicato con le parole “spirito di Elohïm” è anche chiamato (Genesi XLIX,10): Schiloh. É di questo spirito che riferisce la Scrittura (Numeri XI,25): e il Signore disceso nel nembo parlò a Mosè, prese lo spirito che era in lui e lo infuse ai settanta anziani”. Infatti il nome “Schilon” ha valore numerico identico a quello della parola Mosè. La parafrasi “E egli mise dinanzi… “ sta a significare che il Messia avrà il nome di “Schilon” posto prima dei due altri nomi[2], affinché il suo Spirito possa aleggiare sulla Legge, essendo la Liberazione condizionata alla sua presenza. La Scrittura aggiunge: … Che facevano volteggiare una spada di fuoco. Questa spada si trova nelle mani del Messia. E cos’è questa spada? É Metatron che si trasforma; talvolta in verga, altre volte in serpente. La verga indica, tra le altre cose, la Schekinah del basso. Se Israele è degno, la verga inclina dal lato destro, da dove promana la Clemenza; in caso contrario, la verga inclina dal lato del Rigore ove risiede il serpente, il “dio straniero” che tende all’assassinio, per cui il Messia verrà ucciso, come anche gran parte di Israele. É a tale evento che fanno riferimento le parole della Scrittura (Ruth III,13): … Resta coricata fino al mattino. É il “mattino di Abramo” durante il quale la verga inclinerà dal lato della Clemenza. É per questo che la Scrittura la chiama “Spada che volteggia”. Questa spada serve a custodire l’Albero della Vita vale a dire la Legge; chiamata a sua volta dalla Scrittura “Albero di Vita”. Sotto tale definizione è simboleggiata soprattutto la Legge orale. Per il Giusto, essa è un raggio di vita; ma per chi non lo è, essa si trasforma in un veleno mortale, come è stato riferito dai maestri della Mischna[3]. Ecco perché talvolta la verga si trasforma in serpente e il serpente in verga. Ma al tempo del Messia, saranno sterminati tutti quelli di cui la Scrittura racconta (Esodo VII,11): e i maghi egiziani eseguirono l’identica cosa tramite incantesimi.
§ 31 Una volta Rabbi Boon era seduto e spiegava le parole del versetto (Isaia XLV,7): sono io che formo la luce e creo le tenebre. Perché tale varietà di vocaboli? Perché la luce è una cosa reale, mentre le tenebre non lo sono affatto; ora, per tutto ciò che non è reale la Scrittura adopera la parola “creare” (bara), così come è detto (Amos IV,13): … formò i monti e creò il vento. La Scrittura riporta (Genesi I,4): ed Elohïm disse: che la luce sia fatta (iehi), e la luce fu fatta (va-iehi). “Iehi” esprime dunque una azione; pertanto la luce è cosa reale. Ecco il motivo per cui la Scrittura fa uso, a proposito della luce della parola “formare”, mentre, per le tenebre adopera un lemma che non lascia intendere alcuna azione. Il passo della Scrittura riporta difatti: … creò le tenebre.
La parola “bara” esprime anche l’idea “di inganno, illusione” nel senso del proverbio: Un tale ha ingannato (habri) ecc. Rabbi Berekhya chiese: Per quale motivo la Scrittura riporta: … Va-iehi òr invece di : … Ve-haiah òr?[4] Rabbi Boon rispose, questo è spiegabile con la seguente metafora, un re possedeva un oggetto prezioso e lo custodiva con estrema cura desiderando di trovare un luogo consono per esporlo. Ecco… la luce preesisteva già prima della creazione per questo la Scrittura usa la parola “va-iehi”.
§ 32 Il settimo cielo costituisce “l’Oriente” del mondo: e è da la che proviene il seme d’Israele: infatti è il midollo spinale che trasferisce la materia dal cervello a quel membro in cui essa si trasforma in seme, così come è riferito (Isaia XLIII,5): io riporterò dall’oriente il tuo seme. Quando Israele è rispettoso dei comandamenti, il seme gli giunge dall’Oriente e si rinnova continuamente; ma quando, al contrario, è iniquo riceve del seme già usato, come è detto (Ecclesiaste I,4): una generazione passa, e una generazione subentra. É la medesima generazione passata che si manifesta nuovamente. E cosa significano le parole: … io ti riunirò dall’occidente? La parola occidente indica quella regione ove le semenze sono mischiate le une alle altre; da qui il nome maàrab. Questo è spiegato con il racconto allegorico del figlio di un re che possedeva una fidanzata bella e pia, alla quale offriva gemme del tesoro di suo padre. Essa accettava tutti i doni conservandoli insieme. Dopo un certo tempo il figlio del re manifestò il desiderio di vedere tutte le ricchezze radunate. Ecco perché la Scrittura dice: … e io ti riunirò dall’Occidente. Che cosa riunirà? Le semenze che sono state seminate dall’Oriente. In effetti questo versa il suo seme nell’Occidente e dopo un certo tempo viene a radunare quanto seminato.
§ 33 Perché il numero sette? Per concordare con i giorni della settimana. Ne inferiamo che ciascun giorno della settimana possiede una potestà peculiare. Ciò nondimeno quale relazione intercorre tra questo numero e la Saggezza infinita? Esso ci fa conoscere che, come esiste una Saggezza infinita nell’orecchio dell’Ineffabile, così ciascuna delle altre membra ha la sua propria potestà. Questo corrisponde ugualmente alle sette membra principali dell’uomo, come è detto (Genesi IX,6): … Poiché l’uomo è stato creato ad immagine di Elohïm.
§ 34 L’anima dell’uomo emana dal principio maschile, e quella della donna dal principio femminile. Questo è il motivo per cui il serpente conveniva tra se: poiché Eva emana dal lato sinistro, dal Nord, giungerò presto a sedurla. In cosa consisteva la seduzione? Ebbe rapporti intimi con essa. Avendo alcuni discepoli chiesto a Rabbi Shimon come la cosa fosse possibile, il maestro rispose: l’empio Samael si adunò con tutte le sue legioni celesti di fronte al proprio Maestro. Quando il Santo, benedetto sia il suo nome, sentenziò (Genesi I,28): … e dominerete sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, Samael si chiese in quale maniera avrebbe potuto indurre l’uomo al peccato, facendolo così scacciare dalla presenza di Dio. Disceso sulla terra accompagnato dalle sue schiere, cercò un alleato che gli fosse simile. Trovò il serpente, che primitivamente aveva la forma di un cammello[5]. Ritornò nell’Eden superiore e andò a cercare la donna alla quale disse (Genesi III,1): sebbene Dio ti abbia comandato di non mangiare del frutto di tutti gli alberi che sono nel Giardino, ecc.. Samael si proponeva, esasperando il comandamento di Dio, a costringere la donna a trasgredirlo. La donna infatti rispose: Dio ci ha proibito soltanto l’Albero del Bene e del Male, raccomandandoci di non mangiarne i frutti e di non toccarli, per timore di morire. La donna aggiunse due altre prescrizioni che non provenivano da Dio, essa infatti affermò (Genesi III,3): … Dei frutti dell’albero che è nel Giardino, Dio ci ha comandato di non mangiarne. É una esagerazione, considerato che Dio non aveva vietato che i frutti dell’Albero del Bene e del Male. In seguito aggiunse: … E di non toccarli. É un altra esagerazione, considerato che Dio aveva soltanto proibito di mangiarne i frutti. Samael, l’empio, si avvicinò allora all’Albero e lo toccò. Questi lanciò un grido e parlò così (Salmi XXXVI,12): che il piede dell’orgoglioso non giunga fino a me, e che la mano del peccatore non mi sfiori. Il serpente disse allora alla donna, ho toccato l’Albero e tuttavia non sono morto, tu puoi fare altrettanto, e non morrai. Essa toccò l’albero, ma avendo veduto l’angelo sterminatore presentarsi dinanzi ad essa si disse: forse sto per morire, e il Santo, benedetto egli sia, creerà un altra donna e la donerà all’uomo. Non è giusto, vivremo tutte e due o moriremo entrambi. É allora che donò il frutto a suo marito perché ne gustasse. Appena questi ne ebbe mangiato e gli occhi di entrambi si schiusero, disse alla sua donna il frutto che ho mangiato non è offensivo soltanto per i mio palato, ma lo sarà anche per quello di tutte le creature. Quando Dio chiese ad Adamo ove fosse, rispose (Genesi III,10): ho inteso la tua voce nel Giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, – nudo di buone opere, nudo di obbedienza ai comandamenti di Dio. Ora, l’abito di nascita di Adamo consisteva nella punta delle sue unghie. Interpellato Adamo riferì: Maestro dell’universo, se fossi vissuto da solo avrei forse ugualmente peccato dinanzi a te; ma avendomi destinato una donna, questo evento è inevitabile, infatti è stata proprio lei che mi ha indotto a trasgredire il tuo comandamento. Il Santo, benedetto sia il suo nome, disse ad Eva: non ti sei compiaciuta di peccare da sola, ma hai anche sedotto l’uomo! Avendo Eva accusato a sua volta il serpente, Dio li adunò tutti e decise: maledì la donna e l’uomo con nove maledizioni e con la morte, scacciò Samael con tutti i suoi compagni dalla regione sacra del cielo, amputò i piedi al serpente e lo conclamò come più esecrabile fra gli animali della terra condannandolo a cambiare pelle ogni sette anni.
§ 35 É scritto[6] (Isaia LV,1): venite, acquistate senza denaro e senza alcun baratto, il vino e il latte. Che cosa significano “Il vino e il latte”? E quale rapporto esiste fra questi due liquidi? Il vino simboleggia il timore[7], ovverosia il Rigore e il latte la Clemenza. Poiché siamo più frequentemente il soggetto del timore, la Scrittura antepone il vino al latte. Possiamo con ciò, ipotizzare che la Scrittura voglia indicare in senso stretto il vino e il latte? Assolutamente! Essa indica, piuttosto, le realtà di cui questi due liquidi sono il simbolo.
§ 36[8] Secondo un altra versione, Rabbi Hiya disse che i figli di Dio, di cui parla la Scrittura (Genesi VI,2), sottintendono gli angeli del lato cattivo da sempre corrotti[9]. É quanto emerge dalle parole (Genesi VI,4): ne nacquero dei fanciulli che furono uomini potenti e famosi nel loro tempo. La Scrittura non riporta “schem” ma “ha-schem”[10]. Allo stesso modo le parole della Scrittura (Salmi XXV,6): ricordatevi, Signore, delle vostre bontà e delle vostre misericordie, che avete manifestato da sempre (meòlam), annunziano i patriarchi che costituiscono il basamento del trono sacro superiore. Rabbi Isaac aggiunse: La parola “meòlam” indica il letto del Re Salomone….[11].[Segue]
NOTE
[1]L’edizione a stampa di Amsterdam e quella di Vilna riportano AB$MD in luogo di WHNYA RXD. [Torna al testo]
[2]Cioè prima dei nomi di “Figlio di David” e “Figlio di Giuseppe”. [Torna al testo]
[3]Confrontare Talmud, tr. Sabbath, foglio 88b, e tr. Yoma foglio 72b. [Torna al testo]
[4]HYXW esprime piuttosto l’idea del divenire, dell’essere creato ex novo, mentre YHYW esprime soprattutto l’idea dell’apparire di cosa già preesistente. [Torna al testo]
[5]Consultare nota 11 della sezione “Bereschith”, ai Riferimenti. [Torna al testo]
[6]Tutto questo passo è estratto dal Midrasch Ruth, dello Zohar Hadasch, foglio 63b; mentre nell’edizione di Venezia si trova al foglio 35a. [Torna al testo]
[7]La parola Timore non va intesa nel senso stretto del termine, ma con l’estensione metafisica che ne propone lo Zohar. A tale proposito consultare: Preliminari, foglio 11b: “Tutte le prescrizioni della Legge nel racconto della Genesi”, tradotte in Appendice a (Prima e seconda prescrizione). [Torna al testo]
[8]Tutto il paragrafo che segue, si trova in una nota a margine delle edizioni di Sulzbac foglio 19a. Sarebbe dunque un errore averlo intercalato nel testo. Noi ne proponiamo comunque la traduzione. [Torna al testo]
[9]Cioè: questi angeli, in realtà, non hanno mai subito una caduta, ma erano corrotti fin “Nel Principio”. [Torna al testo]
[10]Questa interpretazione fa perno sulla parola OLWEM e su O$X. [Torna al testo]
[11]Il seguito delle parole di Rabbi Isaac manca. [Torna al testo]