Pensieri del M V
Fratelli carissimi,
Come dicevo in occasione della prima tomata del 20 semestre di quest’anno, dopo il momento di profanità estiva i lavori sono ripresi.
Mi sembra giusto, dopo questa pausa, rinnovare il mio tentativo di un riavvicinamento alla consapevolezza e ricominciare a guardarmi nel profondo.
Si è sovente parlato di specchio. Questo è uno di quei momenti in cui ritengo giusto e doveroso pormi, per una analisi critica, di fronte a questo per fare’il punto.
“Ama il prossimo tuo come te stesso” sono molto sovente sentito ripetere. L’unità nella differenza, l’unità nella dualità.
Chi sono io e perché mi devo amare?
Chi è il mio prossimo e perché io devo amare?
Qualche corrente religiosa mi dice: tu sei Dio ma te ne manca la consapevolezza.
Tante altre mi dicono: sei figlio di Dio.
Se cosi è, anche il mio prossimo è figlio di Dio: di conseguenza io sono suo fratello, unito a lui nella divinità.
Il mio corpo e quello del mio fratello sono i contenitori del divino. Il corpo è il tempio di Dio raccontano gli antichi testi, e come tale Io devo rispettare ed usare nel modo giusto e perfetto.
Nel corpo è racchiusa anche una parte non materiale che è altrettanto se non di più, sensibile ai colpi che possono essere inferti.
Posso infliggere al mio fratello delle ferite di carattere materiale che fisicamente, possono o meno lasciare un segno, ma che, quando entrano dentro, possono anche lasciare delle tracce che marcano e marchiano nel profondo.
Riemerge la dualità: io, la mia azione, il mio fratello, la sua reazione.
Suggerisce un saggio: è proibito offendere e offendersi perché, in tutti e due i casi. ad esseme coinvolto è solo e sempre l’ego e non il sé.
E proibito offendere.
Devo ricordarmi di parlare: solo se ho qualcosa da dire, se non faccio male a chi mi ascolta, se ciò che devo dire è utile.
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Allora ho l’obbligo di dirlo, ma con dolcezza.
Devo ricordarmi che:
raramente è importante quello che dico.
Importante è I ‘intenzione.
Importante è il come lo dico.
Importante è prevedere come il mio prossimo recepirà il mio modo di esprimermi. Mi permetterà di modulare la modalità del mio linguaggio sulla lunghezza d ‘onda degli altri.
E proibito offendermi.
Quando il mio prossimo esprime una sua opinione, specie se non gradevole, su di me o sul mio comportamento dovrei ringraziarlo perché questo mi dovrebbe permettere di fare una verifica e una eventuale autocritica.
Devo ricordarmi che io sono una trinità illusoria.
Ciò che credo di essere.
Ciò che gli altri credono che io sia. Ciò che sono realmente.
L’ascoltare ciò che gli altri pensano di me deve permettermi di verificare con serenità ciò che credo di essere.
Ma ambedue sono illusioni dell ‘ego Devo dimenticarle entrambe per cercare di avvicinarmi al mio sé, quello che sono realmente, e ciò mi permetterà comportarmi di conseguenza.
Sono sempre più convinto che l’amore verso il prossimo consista nel anteporre i suoi bisogni ai miei. Ci riesco poche volte; quando non ci riesco, come troppo frequentemente accade, ho almeno la magra consolazione di incominciare ad accorgermene per cercare di farne tesoro.
“Ama il prossimo tuo”. L’amore verso il Prossimo si traduce in fase pratica come un servizio. Tutto ciò che io faccio per il prossimo deve essere visto in questa ottica.
Se riesco a rendere operativo questa voglia di fare, anche il mio più piccolo gesto verso il fratello può diventare un servizio. E un tendere la mano con il palmo allargato anziché chiuso a pugno.
Il gesto della mano si trasformerà sempre in una carezza anche quando sarà costretta a dare uno schiaffo.
Con un fraterno triplice abbraccio, pace e bene a tutti.
Il vostro Maestro Venerabile
7 ottobre 1999 dell’e:. v:. (1 0 grado)