CONSIDERAZIONI SU SEGRETO E VERITÀ

CONSIDERAZIONI SU SEGRETO E VERITÀ

Maestro Venerabile, Fratelli carissimi, la prima domanda da rivolgerci sul tema non può che essere: cos’è il segreto?

Letteralmente significa “cosa occulta, da non rivelare”, “l’intimo ed intrinseco dell’animo”, ma anche “mistero, cosa che la mente umana non sa spiegare”, o ancora “ricetta, metodo conosciuto da pochi o da uno solo”, ed in fine “cassetto nascosto di un mobile, congegno per aprire una cassaforte od altro”.

Segreto, quindi, nella lingua italiana, ha una grande varietà di significati apparentemente molto distanti tra loro: pensate, dall’apertura della cassaforte al concetto di mistero.

“Segreto è quanto più persone decidono di tenere celato, talvolta sotto il vincolo di un giuramento in quanto si vuole che resti ignoto a tutti gli altri”. Tale scelta può essere, o meno, volontaria, a seconda che si tratti di una forma di difesa o dell’impossibilità di rendere edotti gli altri della cosa in questione. Il “segreto” esiste anche se non c’è patto, ma è una sola persona a “conoscere”.

Riassumendo, il segreto è un rapporto tra uno o più che sanno e coloro che ne sono esclusi; analogicamente debbo ritenere che ciò che non è comprensibile alla mente umana sia deliberatamente tenuto celato dalla Natura o dal G.’.A .’.D.’.U :.

Questo ci rende immediatamente la convinzione che il “segreto” non esiste solo in Massoneria; possiamo anzi afferrnare che ognuno ha dei suoi segreti familiari, professionali.

Ma i tempi che stiamo vivendo sono caratterizzati da una sempre più diffusa (e predicata) voglia di trasparenza, di pubblicizzare, divulgare e far intendere ad un sempre maggior numero di persone.

Questo in evidente  contrasto con il concetto stesso di segreto: ciò, per fortuna, non potrà MAI avvenire perché comunque un messaggio non compreso resterà ugualmente un segreto.

Voler dire tutto a tutti renderà percentualmente elevato il numero di coloro che non capiranno e che penseranno che deliberatamente si voglia tener loro celato l’oggetto del contendere.

Ecco allora il voler semplificare nella stolta convinzione che sia opera meritoria quella di “urlare nelle orecchie dei sordi”. Essi percepiranno comunque solo dei suoni forti, ma inintelligibili e forse inquietanti.

E così il segreto, volutamente spiegato a tutti, rientra maestoso nel sistema interpersonale e, nuova Sfinge, torna ad essere custode di se stesso.

Noi massoni che, al di fuori del tempo lavoriamo per il bene ed il progresso dell’Umanità, coltiviamo il segreto poiché la Tradizione, base del nostro procedere, ci dice che il segreto è, e cercare di comunicarlo a chi non può intendere è, oltreché inutile, anche dannoso.Sia che si tratti di una Verità, che di un aspetto relativamente meno importante, la tutela del segreto può essere dettata da opportunità o utilità, ma sono elementi che rientrano nella più assoluta discrezionalità e libertà. Credo che la Verità vada tenuta celata e rivelata solo in particolari casi ed a poche persone. Essa non è accessibile a tutti, ma solo a chi è pronto a riceverla: posso allora dire che è la Verità stessa che determina la selezione tra coloro che hanno orecchi e cuore per intendere e chi no. Il cosiddetto segreto in Massoneria.

Padre Rosario Esposito scrive: “il segreto massonico si estende a tutta l’attività dell’ordine, dai nomi dei componenti della Loggia, alle cose che le appartengono, nonché a tutta l’attività che vi si svolge e vi si prepara e al metodo di operare in Massoneria. “

L’articolo 9 della Costituzione recita: “mantenere la discrezione sui lavori iniziatici . ed il giuramento che si presta all’atto dell’ingresso nella nostra Istituzione al suo primo punto dice: di non palesare i segreti dell’iniziazione muratoria . (poiché altri ancora non se ne sa), ed infine noi, al termine di ogni tornata rituale, “solennemente promettiamo …”.

E un fatto chc molte delle precauzioni, che esistevano anche solo pochi anni fa, stanno cadendo, e non so quanto ciò sia bene, ma, come dicevo, il vero segreto si difende da sé.

Quando, negli albori della civiltà, un uomo scoprì in un altro essere lo stesso fascino esercitato su di lui dal cielo stellato o dal rumore del tuono e, per non essere irrisi dagli altri, cominciarono a parlarsi sotto voce o in disparte da occhi e orecchi indiscreti, nacque il primo segreto umano. Probabilmente con il passare del tempo ed il crescere di questi individui si sentì il bisogno di difendersi.

Verità è un termine che ha due significati, uno oggettivo con le qualità e le proprietà che ha la cosa in sé, indipendentemente dalla possibilità di essere conosciuta; l’altro soggettivo, da intendere come conoscenza della cosa quale essa è realmente, con un processo di identificazione del nostro intelletto con la cosa in sé.

Così, ogni verità non posseduta è celata da un segreto. L’uomo nella sua ansia conoscitiva cerca di scoprire il segreto della somma verità, che altro non è, in fine, che Dio stesso.

Anche nel linguaggio comune esiste una sorta di identificazione tra verità e segreto: quando si dice il segreto degli astri, o della materia, dell’energia cosmica intendiamo che non abbiamo ancora raggiunto la conoscenza, e quindi la verità. C’è il segreto della vita e della morte, della natura.

Le cose sono così unite che non è possibile dire se sia la verità che si ammanta di mistero o se sia questo che copre la verità.

Non passiamo certo affermare che la Massoneria sia la depositaria della verità, intesa come Somma verità, e si sbaglierebbe nell’affermare che una rivelazione debba giungerci con i vari gradi che ci vengono riconosciuti. Se così fosse, la Massoneria esaurirebbe la sua funzione, divenendo la dispensatrice di verità (e di tesori) accumulati.

Non avrebbe più senso la costruzione, mai terminata, del Tempio ed i suoi presupposti di progresso individuale, legati allo sforzo ed alla ricerca. Di più, se cosi fosse, la verità posseduta dall’istituzione, ma non dai suoi componenti, finirebbe per trasmettersi per dogmi, tradendo i propri principi, che sono quelli di rimettere sempre in discussione ogni cosa e di non accettare verità acquisite, e forse dimostrate, da altri. Cesserebbe l’utilità dei simboli, strumenti su cui ciascuno di noi può esercitare intelligenza ed intuizione. Ci sarebbero, dicevo, verità comunicate, probabilmente incomprensibili, e non sofferte.

Attenzione però a non cadere allora nelle considerazioni, altrettanto errate, che la Massoneria non possieda Verità. Essa le ha, ma vanno conquistate, maturate!

È il suo metodo, la via che ci viene additata da tutti i Fratelli che ci hanno preceduto.

Non è affatto cosa da poco, anzi è più che sufficiente a giustificare la sua esistenza plurisecolare.

Volendo, possiamo dire che il metodo massonico è esso stesso una verità, e quindi un segreto.

Il metodo, graduale, che ci viene proposto ci offre gli strumenti idonei (i simboli, innanzi tutto) per operare, ognuno al livello più consono, quello scavo interiore. Già Marco Aurelio scriveva: “scava in te stesso, nella tua interiorità; lì c’è la fonte del bene che potrà zampillare sempre più su qualora tu proceda in questo lavoro di scavo”.

La Massoneria offre queste indicazioni graduali su sempre nuove prospettive, strumenti sempre più sofisticati per lavorare la nostra pietra. Anche se, in fondo, nessuna conquista fatta dal singolo Fratello è sua esclusiva, ma in una certa misura finisce per essere propria di tutta la Massoneria.

Acquisizione di verità, o di virtù, è imparare a dominare le proprie passioni, divenire sempre più tolleranti verso le altrui debolezze, privilegiare il lavoro come primo dovere delPuomo è certo avvicinare la verità; e così pure divenire critici verso le nostre azioni, tutte: sia quelle importanti, che quelle non.

E queste cose non sono adatte ad essere raccontate, ma si avvertono: forse volta per volta, ma come risultato di una crescita complessiva verso la realizzazione di quelli che sono i nostri trinomi: libertà, uguaglianza, fratellanza, ma anche tolleranza, benevolenza ed umiltà.

Riassumendo i segreti che gelosamente dobbiamo custodire riguardano i nostri Riti, la nostra simbologia (dei vari gradi): sono relativi insomma alla verità unica ed ultima della Massoneria che, incorruttibili, sfidano i secoli e le mode.

Il Massone, un iniziato, è un uomo posto in condizioni di vedere la Luce gradualmente, onde non essere accecato da improvvisi bagliori, uscendo da quelle tenebre che tutti ci avvolgono.

I simboli di cui la Massoneria si avvale sono per loro natura come facce di una medaglia: una mostra un aspetto, una figura che viene vista da tutti, mentre l’altra sta a ciascuno di noi scoprirla. Occorre imparare a vedere il bianco nel nero per giungere a vedere il segreto e la verità.

E la Massoneria vuole appunto occultare al di fuori e svelare al proprio interno, vuole abituarci a cogliere l’aspetto esoterico in tutti i fatti in cui scorge il solo essoterico.

Possiamo così dire che, mentre non esteriorizza affatto le sue verità, la Massoneria ci aiuta a scoprirle standovi dentro.

Ma se così è, perché preoccuparsi di nascondere e di coltivare il segreto?

La Massoneria non inibisce certo ai non iniziati di procedere alla ricerca della Verità, tuttavia mantiene con gelosa attenzione quei simboli e quei metodi che le sono propri perché, se divenissero di pubblico dominio, perderebbero una gran parte della loro efficacia: solo quello che ci appare conquistato ha per noi importanza. Ciò che otteniamo senza fatica alcuna perde inevitabilmente di valore e di efficacia. È insomma una spiegazione del “non date perle ai porci”.

La nostra Istituzione combatte ogni forma di ignoranza, quindi anche all’esterno, e tenacemente. Ma è solo per se stessa che mantiene i segreti di cui parlavo prima, sia di conoscenza, che di metodo.

E ciò viene fatto assicurando la conservazione delle conoscenze acquisite, frutto del diutumo lavoro dei suoi Fratelli che interpretano i simboli come mezzo per giungere alla Verità.

E questo lo dobbiamo fare anche vigilando con attenzione su chi bussa alle nostre porte, attenti però a cogliere l’Uomo Giusto che, spinto dal desiderio, possa raccogliere e far fruttare ciò che noi stiamo preparando.

La parola è perduta, ma il nostro impegno deve essere tutto rivolto a ritrovarla! Al lavoro, dunque, Fratelli.

TAVOLA  DEL  FR.’.A. Bgg,  

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