3 INIZIAZIONE, ETICA, COMPORTAMENTO

                            3   INIZIAZIONE, ETICA, COMPORTAMENTO

Venerabile Maestro, cari Fratelli,

richiamandomi agli insegnamenti del fratello Maestro René Guénon, credo che per parlare di Iniziazione sia utile prendere atto della differenza fra il Sacro ed il profano che ad Essa ritengo siano strettamente connesse.

In ogni Tradizione integrale che si rispetti, vi è ogni cosa nella sua completezza, sia concepita che degna di manifestarsi; non manca cioè nulla, sia nella forma, che nella sostanza. Ne deriva che per ogni manifestazione, e per gli elementi che la compongono, la Tradizione è fonte di vitale importanza. Cosa succede però al di fuori, nell’ambito cioè della profanità? In un certo modo, per potersi barcamenare nel giusto mezzo, in un clima occidentale più che mai antitradizionale, si è costretti, nel contesto della Tradizione medesima, a fare delle concessioni, sconfinando così da un sistema regolare e legittimo.

La Tradizione, quindi, come un Tempio, contiene si se elementi il cui carattere può essere solo Sacro e legittimato dal Divino, elementi che a loro volta ne assicurano il regolare funzionamento; pertanto tutto ciò che è al di fuori di Essa, con pretese di spiritualità illegittime, riveste carattere esclusivamente profano. Infatti, con questo termine, si vuol definire ed esclusivizzare tutto ciò che è fuori dalla Tradizione e, quindi, dal Tempio, quindi non fa parte di Esso né tantomeno ne assicura il funzionamento.

Inoltre, un fattore non trascurabile della Tradizione è sicuramente tutto ciò che comporta lo sviluppo e l’applicazione dell’intelletto e dello Spirito, cosa che nella profanità non è solo trascurata, ma sempre più esclusa, non più governata dal pensiero e dalla riflessione, a vantaggio di tutto ciò che comporta l’azione e la manipolazione della materia in tutti i suoi stati, fino alla solidificazione più completa. Qual è, dunque, il pericolo della situazione profana? Indubbiamente, facendo concessioni alla profanità, essa prende non solo il sopravvento sulla Tradizione, ma tende a sostituirvisi completamente, facendo spazio a quanto è più corrotto. Se il Tempio della Tradizione si apre all’esterno, verso la profanità, comincia a verificarsi, per gli elementi che la compongono, una sorta di degenerazione graduale e progressiva in senso discendente, fino al più completo e totale dissolvimento che ha il suo culmine nel caos.

Pervenendo a questo stato di decadenza, entra in causa l’iniziazione, di cui un tempo, quando gli elementi costitutivi della Tradizione, cioè la specie umana, erano strettamente a contatto con Dio, loro Origine, non se ne sentiva la necessità.

Ecco dunque perché oggi se ne parla, intendendola come strumento per ricevere la trasmissione di possibilità di ricerca di un qualcosa avente carattere di valore fondamentale che è andato perso e quindi come una sorta di legittimazione che, mediante la morte a un determinato stato di cose e conseguente rinascita, in vista di una ulteriore elevazione, soprattutto spirituale, avente anche riflessi morali o fisici, sancisce il collegamento ad una regola tradizionale. Ed è per queste motivazioni di decadenza della specie che vengono poste le premesse richieste agli iniziandi: particolari qualificazioni intellettuali nonché determinazione e convincimento nell’intraprendere la via che è stata indicata.

Nel Vangelo di San Giovanni, la vicenda del colloquio notturno di Nicodemo con Gesù richiama in maniera più che attendibile l’iniziazione e viene evidenziata quando Gesù risponde a Nicodemo: “In verità, in verità ti dico, nessuno seppure non nasce di nuovo, può vedere il Regno di Dio”. E Nicodemo a Lui: “E come può uno nascere, essendo vecchio? Può forse entrare da capo nel seno di sua madre e così rinascere?” E Gesù gli rispose: “In verità, in verità ti dico, nessuno se non nasce per acqua e Spirito può entrare nel Regno di Dio. Ciò che è generato dalla carne è carne, e ciò che è generato dallo Spirito è Spirito”. È interessante rilevare, inoltre, che sia l’acqua che lo Spirito, forse inteso come Soffio, cioè come Etere, sono, il primo, uno dei quattro elementi che regolano le esistenze, il secondo, quello che li contiene tutti. Quando poi Gesù dice: “E nessuno ascese in cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo”. È possibile che in quanto a Figlio dell’uomo si riferisca alla parte più alta dell’umana personalità, cioè quella spirituale, ascesa a tale condizione in seguito alla nascita dalla sua parte più vile, ed assurta allo spirituale per mezzo dell’elaborazione e dell’elevazione di se stessa. Ora, tutti questi passaggi come sarebbero potuti avvenire se non vi fosse stata un’Iniziazione. ossia una morte ad un certo stato di esistenza ed una successiva rinascita ad uno stato superiore?

L’iniziazione riveste carattere di virtualità nella forma, ed effettiva nella sostanza. Nel primo caso si può dire che all’iniziato vengono conferite formalmente delle influenze, o meglio dei germi di esse; nel secondo è invece l’iniziato che, con appropriato lavoro di approfondimento delle concezioni contenute in dette influenze, procede successivamente ad un loro ampliamento, dopo averle assimilate e le trasmette, a sua volta, quando a ciò ne sia abilitato, continuando così quella catena nel tempo, atta a tramandare fedelmente a coloro che ne sono degni, insegnamenti e segreti di cui solo l’iniziato può essere fedele tramite e depositario.

Quali prerogative ha un iniziato rispetto ad un profano? Indubbiamente tutte quelle che vengono trasmesse da una regolare Iniziazione, concessa in seguito alla verifica delle qualificazioni non solo intellettuali dell’iniziando. Succede anche che vi siano profani molto più degni di essere iniziati rispetto a coloro che già lo sono, ma evidente mente preferiscono molto di più mantenersi in una condizione di ristagno virtuale, se non peggiore, anziché addentrarsi, come dovrebbero, verso ulteriori elevazioni qualitative della propria personalità, concretizzando l’aforisma massonico V.l.T.R.I.O.L., che contiene il significato fondamentale o essenziale del lavoro del libero muratore, cioè quello sulla materia che noi siamo, al fine di trovare i tesori nascosti in essa.

Quale sarà allora il prezzo da pagare per questi tesori, per questo pane così prezioso? È scritto nella Genesi; il Signore Iddio dice ad Adamo: “Perché hai ascoltato la voce di tua moglie e mangiato dall’albero che io ti avevo proibito di mangiare: maledetto il terreno per cagion tua; con travaglio ne trarrai il vitto in tutti i giorni della tua vita. Triboli e spine ti produrrà; tu ti nutrirai delle erbe campestri, e con sudore del tuo volto mangerai il pane, finché tu tomi alla terra, dalla quale fosti tratto; poiché polvere sei tu e in polvere ritornerai”.

Ora, noi siamo fatti di terra, ovvero di materia, ed ogni volta che diventiamo esecutori di un operato, sia corporeo, che intellettuale, compiamo un lavoro, sia esteriore che interiore, in quanto esso si riflette, o meglio i suoi effetti si riflettono, su di noi eliminando, sotto forma di acqua e di sale, tutte quelle scorie che sarebbero di impedimento alla sua realizzazione.

Come già rilevato, l’acqua è uno dei quattro elementi che in questo veicola verso l’esterno di noi stessi quel sale che, secondo il concetto espresso da René Guénon, in quanto trasmettitore abilitato dalla regola tradizionale per eccellenza, è “il prodotto della cristallizzazione risultante dall’azione interiore dello zolfo e dalla reazione esteriore del mercurio; ed in una applicazione meno ristretta corrisponde all’individualità intera”. Esso è dunque uno di quei tre elementi di cui detto, già incontrati durante il primo viaggio nel gabinetto di riflessione nella fase pre iniziatica, ed è indicativo rilevare che lo si incontra anche nel Battesimo cristiano, che a parità di significato dovrebbe costituire, per i suoi aderenti, una sorta di Iniziazione rivolta però a dei piccoli misteri, così come a sua colta la Cresima, rivolta però ai grandi misteri.

Trovo perciò alquanto immorale e contrario allo spirito etico parlare di autolesionismo intellettuale, in un contesto per di più iniziatico, poiché ciò rappresenta un motivo valido per venir meno all’impegno solenne contratto all’atto dell’investitura iniziatica, che a tale fine è rivolta. Il quinto Titolo generale degli Antichi Doveri trovo, del resto, che si esprima abbastanza chiaramente a tale riguardo quando dice: “Gli uomini dell’Arte devono evitare ogni cattivo linguaggio e non chiamarsi fra loro con alcun nome spregevole, ma Fratello o Compagno; ed essere cortesi fra loro, sia dentro, che fuori dalla Loggia”. L’lniziazione, l’etica ed il comportamento sono, secondo me, strettamente correlati fra loro poiché la Prima costituisce la condizione determinante dell’etica, la quale è considerata come rapporto fra l’uomo ed il Divino ed esprime formalmente la Sua Volontà, che viene attuata con il comportamento. Vien da chiedersi, allora, come sarà questo rapporto, se buono oppure no, ed in che cosa consista.

A questo si potrebbe rispondere che è precostituito da un insieme di norme la cui corretta osservanza con il comportamento permette la conformità alla volontà del Divino.

Ma come si potrà parlare di corretta osservanza delle norme quando si fa sempre più strada, a ritrno incalzante, un prospetto unicamente disfattista e demolitore di esse? Quando tutto ciò che si vede attualmente mira unicamente alla loro totale inosservanza?

In tale modo i rapporti tra l’uomo e il Divino non possono che essere funesti, a causa delle bassezze in cui l’umana specie, pur con tanto di legge divina, si è lasciata trascinare. Quali giustificazioni allora per essa di fronte al Divino, quando i mezzi sussistenziali per la sue elevazione al Sacro Cospetto non le mancavano?

Tutto si sarebbe potuto risolvere, ed ancora non è troppo tardi, con un po’ di buona volontà.

TAVOLA  SCOLPITA  DAL  FR .’. L. Orlnd,

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