2 INIZIAZIONE, ETICA, COMPORTAMENTO
Nell’affrontare il tema proposto mi viene più semplice invertire l’ordine dei termini, cominciando cioè dal comportamento e poi, attraverso l’etica, arrivarE all’iniziazione. Questo perché, in tal modo, mi sembra di ripercorrere una strada nota, già fatta, quella che mi ha condotta alla Pedemontana.
Il comportamento, cioè l’agire quotidiano, è la prima molla attraverso la quale si determina in “individui qualificati” una sorta di insofferenza esistenziale verso il conformismo e la vacuità della vita ordinaria; dall’insofferenza si passa facilmente all’insoddisfazione e l’insoddisfazione porta alla ricerca di qualcosa di diverso su cui confrontare e valutare la propria esistenza.
Se questo è vero sorge però subito una questione e cioè che il comportamento di un “individuo qualificato” dovrebbe differire già in modo sensibile da quello degli altri individui. Il modo di condurre la propria esistenza, il modo di pensare, l’approccio con il mondo non possono essere gli stessi di coloro che fanno del conformismo e della vita ordinaria la loro sola ragion d’essere. Citando le scritture questo “individuo qualificato” è colui che non da scandalo in un modo in cui lo scandalo è necessario.
Se volessimo tentare di dare una risposta al quesito potremmo dire che il comportamento di un “individuo qualificato” è quello di essere guidato da una “MORALE” che può essere religiosa o laica, ma è comunque un insieme di regole che si adattano ai tempi, ai luoghi ed alla cultura di un determinato periodo storico.
Sono comportamenti ispirati dall’ esterno e che fanno presa sulla mente.
Parrebbe, a questo punto, che la strada per questo “individuo qualificato” potrebbe essere quella dell’exoterismo, della pratica religiosa soprattutto se possiede il dono della fede. Solo successivamente, e ribadisco solo successivamente, qualora le risposte religiose non siano più sufficienti, potrà incamminarsi sulla strada dell’iniziazione,
Già perché i comportamenti dell’iniziato dovrebbero far riferimento ad una “ETICA” universale che, in quanto tale, è immodificabile nel tempo e nello spazio.
Sono comportamenti ispirati dall’interno e che fanno presa sul cuore.
Cari Fratelli, provate a pensare, ad esempio, come diverso può essere, a seconda delle due impostazioni descritte, il rapporto con il denaro od il senso da dare alla vita ed alla morte.
Intuisco che il Fratello Lino sorride sotto i baffi a sentir parlare di etica e di morale in termini contrapposti e debbo dirvi, cari Fratelli, che. la sensazione che tutte queste
siano solo “parole” è viva anche in me, ma mi chiedo e vi chiedo quale altro “comportamento” sia necessario tenere quando sappiamo che il nostro “lavoro” è costituito essenzialmente da parole? Se avessi usato al posto di morale ed etica, ad esempio, punto di vista profano e punto di vista iniziatico sarebbe stato molto diverso?
Ma poi scopro che non sempre le parole sono opinabili e creano trabocchetti; basta ricordare una frase della BHAGHAVAD-GITA in cui il senso dell’iniziazione è racchiuso in pochissime righe:
“Colui che abbandona ogni attaccamento ai frutti dell’azione è sempre in pace, per cui non cerca rifugio in nessuna cosa”.
Provate ora ad applicare, o meglio, ipotizzate di poter applicare tale regola a tutte le cose che ci siamo detti e forse sarà più facile capire la differenza fra ciò che si è e ciò che si dovrebbe essere, fra contingente e universale, fra etica e morale, e si può forse tentare di concludere dicendo che, probabilmente, non è la strada che è difficile da percorrere; difficile è fare il primo passo.
TAVOLA DEL FR.’. G. F. Cmmrcc,
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