I fini e il fine dell’Ordine
La Massoneria presenta nel mondo tante e tali sfaccettature e ha alle
spalle una storia così complessa e ricca di contraddizioni che riesce
difficile attribuirle finalità uniche e costanti. Si possono pertanto
prendere in considerazione solo le finalità dichiarate, attingendo
a quella pubblicistica che, soprattutto in tempi recenti, si sforza di
dissipare gli equivoci che circondano l’Ordine, in gran parte dovuti a
disinformazione. La Massoneria condivide con buona parte delle
formulazioni religiose ed etiche della storia la certezza della
perfettibilità dell’uomo, di cui persegue l’estrinsecazione
proponendo il cammino dell’evoluzione spirituale dell’individuo. Si
tratta, per ciascuno, di un percorso del tutto autonomo e soggettivo,
anche se la consapevolezza di appartenere al ‘corpo’ della loggia e
l’ambiente ‘sacro’ del Tempio costituiscono strumenti fondamentali di
orientamento. D’altra parte proprio la dimensione ‘corporativa’ permette
di condividere i risultati raggiunti da ogni ‘fratello’ e quindi di
ottenere anche un elevamento collettivo, che si dovrebbe riflettere
sul mondo esterno non solo mediante iniziative filantropiche, ma
anche mediante l’impegno per una «giustizia vera, sana e non
settaria» (U. Gorel Porciatti) a beneficio dell’umanità intera. Il
fine ultimo, infatti, è la Fratellanza Universale, che nello
statuto etico massonico regolare non può prescindere dalla convinzione di
avere una comune discendenza da una Sorgente Unica, il Grande
Architetto dell’Universo. Da ciò derivano anche la tensione alla Verità e
quindi la natura ‘costruttiva’ dell’impegno spirituale del Massone, che
non delega univocamente a un Dio il progetto della salvezza, ma vi coopera
percorrendo «la via maestra del Dovere» (M. Moramarco). La letteratura
massonica, ribadendo la necessità di mantenere vivo il legame con la
tradizione operativa, mette continuamente l’accento sulla necessità del
lavoro costruttivo come fondamento della disciplina spirituale. Ciò
permette di precisare meglio anche il fine ultimo dell’elevazione del
singolo. Nell’etica massonica, che non trascura i risvolti psicologici di
questa problematica, il lavoro consente di superare i limiti dell’Io e di
integrarsi in un insieme organico non sottoposto, come l’individuo, alla
morte: resta l’opera compiuta, sopravvivono i compagni con cui la si è
realizzata, ne fruiscono le nuove generazioni… In questo senso il lavoro
è una prefigurazione dell’immortalità, appagando quello che, se per
l’uomo comune è un bisogno psicologico, per il Massone è uno dei ‘confini’
(vedi il capitolo L’orizzonte massonico ‘regolare’) della sua
stessa identità. I rituali funebri, che mirano a mettere in primo piano la
necessaria riflessione sulla morte in funzione del suo superamento nella
dimensione della rinascita interiore, possono sembrare macabri ed essere
stati in questo senso responsabili di alcuni fraintendimenti fra i
profani, ma è indubbio che nell’affrontare questa problematica la
Massoneria ha saputo cogliere con anticipo tutti i danni che possono
derivare alla psiche, e alla stessa società, dalla rimozione del pensiero
della morte. Se questo è il quadro, non si possono che sottoscrivere le
parole di un ‘fratello’ che si è appassionatamente dedicato ad
approfondire i temi della spiritualità massonica: «Magnifico è il fine che
l’Ordine si propone e, se non sono travisati, pacifici e sereni sono i
mezzi che impiega; uno lo scopo diretto: elevare l’Uomo, il singolo, colui
che vuole elevarsi, farlo pensare, meditare, comprendere che Egli è un
messaggero del Supremo, che del Tutto è un’infinitesima parte e che queste
parti, nel Tutto, sono legate da un solo cemento: Amore» (U. Gorel
Porciatti).
Il retro della banconota statunitense da un
dollaro, che reca nel tondo di sinistra l’immagine massonica di una
piramide tronca, sovrastata dall’occhio onniveggente del Grande
Architetto dell’Universo. La piramide è un simbolo ascensionale, e,
più espressamente, raffigura il compimento dell’Opera. Ma
l’evidenziazione dei mattoni indica anche, unita al motto in latino
(Annuit Coeptis Novus Ordo Saeclorum: ‘Arride agli iniziati
un’era nuova’), che la meta del cammino iniziatico è il risultato di
una progressiva ‘costruzione’. Lo stesso simbolo è presente anche
nella Sala della Meditazione del Palazzo dell’ONU a New
York.
NOTA: Cliccare sull’immagine
posta superiormente per ottenerne
l’ingrandimento.
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