IL MALESSERE DEL G.O.I.

IL MALESSERE DEL G.O.I.

L’importanza del proselitismo

Oggi, purtroppo, riesce difficile poter affermare che la Libera Muratoria Italiana di Palazzo Giustiniani stia godendo di ottima salute. Questo disagio, senza dubbio, può essere attribuito, in parte, alla generale crisi di valori nel mondo occidentale. Forse, anche altre motivazioni si potrebbero rintracciare nella storia, più o meno recente, della Massoneria italiana. Certo è che, oggi, attraversiamo un grigio periodo di stagnazione, nonostante la buona volontà del Gran Maestro Gustavo Raffi e della Giunta, che provano, nel tentativo di scuoterci dal torpore odierno, a proporre qualche cosa di nuovo, nella concretezza. Lodevole intenzione, senza dubbio, ma, secondo un’attenta analisi, condotta da anni sull’attività dell’Istituzione, inefficace nell’immediato, per quanto si può riferire al raggiungimento di risultati positivi, e coerenti con le nostre dichiarate ed ineludibili finalità iniziatiche.

È mio motivato convincimento, che il male oscuro del Grande Oriente d’Italia derivi dall’azione concomitante di due fattori che, con la perdita di una loro corretta funzionalità, mettono in pericolo l’esistenza stessa dell’Istituzione. Faccio preciso riferimento al proselitismo ed all’attività strettamente iniziatica nelle Officine.

I due argomenti, più di quanto non si pensi, sono, fra di loro connessi in modo rigoroso e dinamico.

La Massoneria persegue il dichiarato compito di intendere al perfezionamento dell’Uomo e dell’Umana Famiglia ma, questo perfezionamento, conseguibile per mezzo di un’attività iniziatica mirata e concreta, deve, per essere efficacemente accettata, soddisfare, anche, le aspettative culturali e le necessità più elevate, tendenti all’emancipazione dell’uomo contemporaneo che bussa alla Porta del Tempio.

D’altra parte, il postulante, oltre le qualità di apprendimento necessarie per seguire il processo iniziatico, deve, già prima di essere ammesso, inderogabilmente “sentire”, e le dovrà sentire per tutta la vita, l’importanza, la gravità, la serietà, l’esclusività, la bellezza, l’eccezionalità della scelta che ha fatto “liberamente e spontaneamente, con disinteresse e spirito di sacrificio”. La Libera Muratoria ed il postulante, per il funzionamento ottimale di tutta l’operazione, debbono soddisfare il doppio legame di reciprocità ora indicato.

Con l’intento di renderci conto della validità di quanto esposto, e di come le finalità, le aspettative ed i rapporti si evolvano nel tempo, proviamo ad esaminare in quali contesti socioculturali ha operato la Massoneria, in tempi storici passati, quale tipo era e quali speranze nutriva, per sé, l’uomo contemporaneo, sul quale si doveva produrre il miglioramento promesso dagli Statuti e dai Rituali.

Se prendiamo in esame il periodo protomassonico, il XVII secolo, notiamo che la visione del mondo accettata era quella tolemaica. L’uomo figurava al centro del creato, ma nella società contava ben poco. L’autorità eclesiastica dominava su tutto, anche nella vita individuale. Gli uomini avevano scarse possibilità di aggregarsi e di aiutarsi. Oltre le organizzazioni religiose e militari, solo le corporazioni dei mestieri erano un embrione di libera associazione costituita.

Il potere terreno dei Re, degli Imperatori e della nobiltà era legittimo solo in quanto gestito “per volontà di Dio”. La protomassoneria e poi meglio la “Massoneria moderna”, agli inizi del 1700, diventa, come si autodefinisce negli “Antichi doveri”, un “centro di unione ed il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti”. La Massoneria, ai suoi nuovi adepti, offre, tramite la costante, responsabile ed esemplare guida di un Maestro, il rigoroso insegnamento del mestiere e delle principali regole della buona convivenza, dentro e fuori dalla comunità, in ogni momento della giornata, sia lavorativa che festiva.

Certo il miglioramento esistenziale dell’adepto e la sua valorizzazione nell’ambito dell’associazione, in quel contesto storico, sono notevoli ed evidenti. L’appartenenza, il fervore sul lavoro, il timor di Dio e l’obbedienza ai Superiori danno, senza dubbio, all’uomo di quel periodo storico, forse, anche più di quanto ci fosse nelle sue modeste aspirazioni di elevazione.

Con la prosecuzione e la fine del 1700, lo scenario della visione del mondo accettata, cambia completamente: la teoria copernicana ha il sopravvento e si afferma, sempre più, il meccanicismo universale di Newton e di Galileo; si diffonde l’Illuminismo, il posto dell’uomo, nel Sistema solare, è relegato su uno dei vari pianeti che orbitano intorno al Sole, ma l’uomo, in sé, incomincia a contare un po’ di più, se non come singolo, come insieme di uomini. La libertà non significa più, solamente, non schiavitù o libertà dal bisogno. I popoli, i cittadini, vogliono più libertà da chi li governa; incominciano ad organizzarsi per combattere la prepotenza e le sopraffazioni di chi gestisce pesantemente il potere.

Durante il XIX secolo, si lotta, in quasi tutto il mondo, per l’emancipazione dei soggiogati dalle tirannie temporali e religiose.          

In questo frangente storico, la Massoneria continua a svolgere una precisa funzione che, poi, la caratterizzerà sempre di più, e cioè quella di sopperire, in qualche modo, alle carenze funzionali presenti nella società di appartenenza, preparando i propri affiliati a soluzioni esistenziali, di solito, marcatamente innovative.

Nel periodo precedentemente esaminato, la Libera Muratoria aveva soddisfatto le aspirazioni dei propri adepti, insegnando loro le regole fondamentali di una buona convivenza, seminando le basi di quel tipo di organizzazione sociale che poi, trasferita nel mondo profano e nei parlamenti, sarà chiamata democrazia.

Nel 1800, chiedendo agli associati lealtà, disciplina e coraggio, alimentando un sano e motivato sentimento di libertà per loro e per gli altri, la Massoneria prepara e migliora, prevalentemente con la potenzialità educativa dell’esempio, uomini la cui aspirazione massima è prepararsi e lottare contro tirannie di ogni tipo.

Forse, è con uomini di varia estrazione, così formati che, poi, nel mondo profano si compongono i primi partiti politici.

La clandestinità e la segretezza, naturalmente allora, erano necessità di sopravvivenza, ma erano anche validissime forme di selezione, che certamente lasciavano fuori dalle Colonne chi non aveva forza d’animo, convincimento e dedizione sufficienti a vivere un doveroso e solidale impegno nei riguardi dell’Umanità sottomessa. Non c’èra posto, fra le Colonne, per uomini qualunque, per uomini mancanti di “vocazione”.

La storia, ma forse è meglio dire l’evoluzione dell’uomo, continua, ed altri cambiamenti si stanno imponendo. La visione del mondo accettata è nuovamente stavolta. Il sistema solare non è più il centro dell’Universo. Il Sole è diventato una stella qualunque, nemmeno tanto grande, situata in una zona periferica di un’ammasso di miliardi di altre stelle chiamato Galassia che, allora, sembrava tutto l’Universo; poi, solo in tempi più recenti, si scoprirà, addirittura, che la nostra galassia, insieme a miliardi di galassie, anche più grandi della nostra, costituiscono l’Universo conosciuto.

Siamo agli inizi del 1900, timidamente, la teoria della relatività di Albert Einstein si affaccia su di un mondo governato, con sicurezza e logica precisione, dal meccanicismo universale di Newton e Galileo.

Arriviamo ai nostri giorni. La relatività di Einstein, ora pervade ogni branca del sapere, demolisce il baluardo dell’oggettività, fino a far tremare le stesse basi delle leggi sulle quali sono basate le teorie scientifiche. L’uomo contemporaneo, di fronte all’Universo, sparisce come entità, ma come individuo singolo, cioè come fenomeno unico ed irripetibile, è causa, effetto, obiettivo, e speriamo soluzione, della profonda crisi epocale in atto. La situazione, forse, è percepita correttamente, solo in certi ambiti avanzati della ricerca scientifico-culturale. Comunque, il disgregamento palese di molte istituzioni classiche, è il sintomo chiarissimo di un travaglio da cambiamento, in corso.

Mentre nel XIX secolo, le aspettative di miglioramento si riferivano alle masse ed alle comunità umane, ai popoli, nel terzo millennio appena incominciato, il problema fondamentale, l’aspirazione più cogente è la “crescita” dell’individuo. Anche il “potere”, sia pure con scarso entusiasmo, sta incominciando a comprendere che è molto meglio e più efficiente “governare” un gruppo di uomini “adulti”,autonomi e ragionevoli, che un “gregge” di “immaturi” e sbandati insipienti. Però, fino a poco tempo fa non era così, e nemmeno oggi, questo modo di valutare è molto esteso. Il potere, nella nostra società, ha profuso tutti i suoi sforzi migliori, in uno sviluppo tecnologico strepitoso che, però per sopravvivere, ha bisogno di “greggi umani” produttori/consumatori, possibilmente acritici, i quali hanno il compito di tenere, con un consumo crescente, più alta possibile la produzione, in generale.

La società occidentale, oggi, rischia di essere letteralmente travolta, da un micidiale feed-back positivo, da un vorticoso ed incontenibile crescendo esponenziale, fra produzione e consumo.

Al potere, sembra proprio che siano sfuggite di mano queste forze titaniche. Le mentalità ormai superate, di un mondo che sta per finire, non riescono a trovare valide soluzioni, e quelle che propongono, anche perché la produzione necessita sempre meno di “mano d’opera” ed il numero degli insoddisfatti aumenta, peggiorano sempre più la situazione.

Chi, in questi frangenti, si trova, veramente, ai limiti della sopportazione, è l’essere umano che, per l’incredibile rapidità con cui si susseguono i cambiamenti, non riesce più a fronteggiarli con la sua meravigliosa adattabilità la quale, purtroppo procede ancora, nella maggior parte degli esseri umani, o con il passo dell’evoluzione biologica, oppure si adegua solo a livello di versatilità fisica mettendo, però, in seria difficoltà l’ambito psichico, già logorato oltre ogni limite di tollerabilità .

Tradotto in un concetto molto più semplice: l’uomo sta perdendo la capacità di vivere. È sufficiente guardarsi intorno per vedere un’umanità presa dalla frenesia di raggiungere mète e di possedere cose materiali che, poi, gli procurano solo delusioni e/o insoddisfazioni, L’uomo nostro contemporaneo, ha smarrito la capacità di regolare i propri desideri ed è preda di frustranti passioni compensatorie. Non riesce più, nemmeno un poco, ad essere padrone di se stesso. Ha perfino atrofizzato la sua positiva capacità critica, indispensabile per difendersi dalle martellanti pressioni esterne, incontrollate ed incontrollabili. L’uomo contemporaneo non riesce più  a “crescere”.

A qualsiasi livello sociale si trovi, avverte una devastante sensazione di impotenza, di fronte a tante sollecitazioni che stanno, progressivamente, limitando le sue libertà interiori. Ed in questa drammatica situazione, ora appena tratteggiata, nessuno insegna all’essere umano cosa deve fare, almeno per proteggersi un poco, per alleviare, quello che è diventato il peso del vivere. Nessuno aiuta veramente questo povero uomo contemporaneo, a capire se stesso ed a comprendere il mondo nel quale è costretto a vivere; nessuno lo aiuta concretamente a tutelarsi. Nessuno, nemmeno quelli che, sia politici che religiosi, si propongono, invece, come gli “unici salvatori”, i soli che hanno il “mandato” e la “ricetta” per sanare le “malattie” con le quali “gli altri”, i cattivi, i diversi, i miscredenti contagiano l’Umanità.

Purtroppo, questi sprovveduti “benefattori dell’Umanità”, nella realtà dei fatti, per quanto facciano, non riescono ad ottenere risultati soddisfacenti. Ma che fosse così, si sapeva e si poteva capire già da prima.

Questi sedicenti “salvatori”, sia politici che religiosi, hanno la sfortuna di saper proporre, solamente o quasi, sanatorie che sono al di fuori dell’uomo: soluzioni economiche da parte dei politici, soprannaturali da parte dei religiosi. Mentre, ormai è noto, ma non a molti, oppure solo a parole, che le vere soluzioni per l’uomo sono dentro l’uomo.

Oggi, si fa sempre più evidente, come si è già accennato, che le proposte esistenziali collettive, hanno fatto il loro tempo. È l’individuo unico ed irripetibile che deve essere preso in considerazione e che può essere aiutato a crescere, anche subito, a condizione che capisca e senta l’impellente necessità di emanciparsi dai legami interiori che gli impediscono di essere padrone di se stesso e del suo futuro.

Ecco, dove la Libera Muratoria può, oggi, svolgere la sua funzione maieutica d’avanguardia; ecco dove la Massoneria può sopperire, come ha sempre fatto, alle carenze formative della società; ecco dove la nostra Istituzione può assolvere, a pieno titolo, e con tutte le capacità necessarie, quanto si propone chiaramente con l’Art.1 della Costituzione e cioè di intendere al perfezionamento, al pieno sviluppo dell’Uomo e dell’Umana Famiglia.

E ci può essere, pure in questa operazione, una giusta coerenza tradizionale: come quando nacque la “Massoneria Moderna”, nel 1717, si insegnarono agli adepti, primariamente, le regole della buona convivenza con il mondo profano, oggi si può insegnare, fra le Colonne, agli Apprendisti, a conoscere se stessi, come premessa del completamento umano che si realizzerà, nei Gradi successivi, con l’apprendere ad essere, consapevolmente, in relazione con i propri simili e con la natura, .

Ma si può dire molto di più: per ottenere questi risultati, che sembrano così innovativi, certamente capaci di soddisfare le aspirazioni esistenziali dell’uomo contemporaneo, non è necessario studiare o predisporre cambiamenti profondi nella struttura organizzativa e dottrinaria dell’Istituzione. Non c’è da produrre alcun stravolgimento nelle finalità della Tradizione iniziatica della Libera Muratoria.

I Rituali, così come sono, indicano una Via iniziatica coerente con le finalità da conseguire. È tutto già programmato nei minimi particolari. I tre Gradi dell’Ordine, vissuti con responsabile e volonteroso impegno, sono quanto di meglio ci possa essere per trasformare il profano contemporaneo, da pedina nel gioco le cui regole sono chiamate realtà, a giocatore maturo e consapevole della propria vita, nella quale diventa possibile accettare, oppure anche darsi, le regole principali.

Ma, poi, ritengo che la Massoneria, per promessa fatta, sia proprio obbligata ad intraprendere questa esaltante ed indifferibile impresa.

Si pensi, un momento, a quanto dice il Maestro Venerabile durante la cerimonia d’iniziazione, al profano che ha bussato alla Porta del Tempio.

“La benda che copre i vostri occhi è il simbolo delle tenebre nelle quali si trova l’uomo, dominato dalle passioni ed immerso nell’ignoranza e nella superstizione. La Libera Muratoria potrà aiutarti a sciogliere codesta benda”.

Ebbene, carissimi Fratelli, questa è un’affermazione molto impegnativa, e sono convinto che non sarebbe male s’incominciasse ad onorarla, non solo a parole, ma anche facendo qualche cosa di concreto per fornire, agli adepti, gli strumenti idonei con i quali aiutarsi ad operare la liberazione promessa.

Ma, riprendendo il filo del discorso: se la Costituzione è coerente con questa necessaria realizzazione, se i Rituali, i quali sappiamo espressamente che rispettano la Tradizione, sono perfetti così, senza cambiare una virgola, se l’iter iniziatico è idoneo per il raggiungimento degli scopi desiderati, cosa è che manca?

Da parte dell’Istituzione quasi niente. Cioè, deve solo essere riattivato il Lavoro iniziatico, come una vera e propria scuola, nella quale apprendere la scienza della vita, come è detto espressamente nei Rituali: incominciando dal Grado di Apprendista, a sviluppare negli adepti le loro capacità di conoscenza di se stessi e, proseguendo negli altri Gradi, con il conseguimento dei rispettivi livelli di consapevolezza. Le modalità del “come” realizzare concretamente i vari gradi di conoscenza sarà oggetto di una trattazione successiva.

Ma allora, cosa è che manca ancora o che è mancato alla Libera Muratoria Italiana per la piena attuazione delle sue finalità iniziatiche?

Oltre alla mancata esecuzione di un completo e graduale lavoro muratorio, ed al fatto di Lavorare, ad ogni Tornata, quasi esclusivamente in Grado di Apprendista, con un impegno iniziatico molto vago. Quella che scarseggia paurosamente, quella che è, quasi del tutto, inesistente, si può semplicemente chiamare la “vocazione muratoria”.

Ciò che non si vede in giro, frequentando le Officine, e dispiace molto dirlo, è il “fervore e la dedizione iniziatica” indispensabili per poter orientare l’affiliato, verso il “miglioramento di se stesso e dell’Umana Famiglia”. Manca, in genere fra le Colonne, l’entusiasta che sente, finalmente, di aver trovato ciò che cercava invano nel mondo profano e che, ora, si può impegnare e lavorare, con fiducia e lealtà, per soddisfare le aspettative di quando è venuto da noi, cioè guarire dalle “malattie esistenziali” cui è stato condizionato nel mondo profano.

Ci troviamo, è vero, di fronte ad un caso di inadempienza reciproca. Noi non gli forniamo attività iniziatica, l’adepto non porta l’entusiasmo necessario per vivere in una scuola iniziatica.

Non sono, certo, queste le condizioni necessarie per un’ottimale funzionalità dell’Istituzione. Non credo, pure, che siano queste le condizioni generali ed i risultati che possono ripagare, in modo soddisfacente, tutto l’impegno, la buona volontà e la buona fede di chi ci governa.

Per quanto riguarda l’impegno e l’attività iniziatica, l’abbiamo già detto e ne parleremo ancora, è possibile provvedere sollecitamente. La soluzione dei problemi relativi al postulante, cioè come fare a scegliere solo profani che, dotati di entusiasmo e di buona volontà, seguano proficuamente e con dedizione tutto l’iter iniziatico, mi sembra che non sia di impossibile soluzione.

Per tentare di risolvere quello che oggi è il serio problema del proselitismo, bisogna prima di tutto, che ci sia la profonda convinzione di tutti i Maestri Liberi Muratori italiani che non è possibile, se ci preme la sopravvivenza del Grande Oriente d’Italia, come scuola iniziatica, continuare ad accettare l’ingresso fra le Colonne di profani, selezionati con la distratta superficialità odierna.

Perché, secondo me, sono proprio i Maestri Liberi Muratori italiani che hanno, forse la responsabilità della situazione, ma certo anche la possibilità di dare una soluzione positiva a questa annosa e molto preoccupante controversia. Quindi è indispensabile che siano loro, in piena coscienza e convinzione, ad assumersi l’onere, non facile, non leggero, ma esaltante, di salvare dalla totale invasione della profanità nella Libera Muratoria italiana.

Il coinvolgimento di tutti i Maestri italiani è necessario, perché ritengo che solo loro abbiano la possibilità di rimodellare, con fermezza e sapienza, il proselitismo, riesumando in alcuni rari casi o semplicemente ufficializzando negli altri, la figura del MAESTRO PROPONENTE il quale dovrebbe assumere, verso l’Istituzione, la totale responsabilità per quanto concerne le qualità necessarie all’iniziazione, del profano che presenta. E proprio perché nel nome stesso ci sia, chiaramente ed impegnativamente, espresso il suo compito, lo chiamerei il MAESTRO RESPONSABILE.

Niente di nuovo sotto il Sole: in alcune Comunioni questo incarico viene espletato proficuamente da tempo.

Ufficializzandolo, questo MAESTRO RESPONSABILE, diventerebbe il vero filtro selettivo, oggi quasi inesistente, che dovrebbe vagliare il postulante, rispondere a tutte le sue domane e constatare spassionatamente se dimostra di possedere la genuina predisposizione necessaria per entrare a far parte, attivamente, di una scuola iniziatica.

Il RESPONSABILE dovrebbe, più che sollecitare, assecondare il profano nel soddisfare le sue richieste di sapere. Gli potrebbe proporre testi adeguati da leggere per commentarli insieme, potrà avere con lui conversazioni nelle quali saranno esposti, ed anche approfonditi, concetti, doveri, finalità. Questo periodo potrà essere più o meno lungo a seconda dei casi e della frequenza degli incontri. Comunque, non meno di cinque o sei mesi. Concluderà, quindi, la fase di conoscenza e valutazione ora indicata, o la firma della domanda di ammissione, secondo il muratorio principio del consenso libero ed informato, accompagnata dalla relazione dettagliata del RESPONSABILE. Oppure sarà premura del Maestro trovare le giuste argomentazioni, per i profani ritenuti inadatti, con le quali far capire, con la sensibilità del caso, che il non firmare la domanda è la soluzione migliore per tutte e due le parti.

Questo approccio, quindi, non deve assolutamente avere una conclusione positiva prestabilita. Inutile, mi sembra, spiegare ora perché non tutti possono essere accettati in Massoneria e perché non deve costituire discredito il fatto di non essere ammessi.

Il compito del RESPONSABILE sarà, in seguito, quello di seguire il nuovo adepto, durante tutto l’iter iniziatico, fino a quando avrà raggiunto do Gradi di Maestro Libero Muratore.

Con queste precauzioni, dovrebbe essere molto più probabile di quanto non lo sia oggi, che il postulante, prima di decidersi a firmare la domanda di ammissione, abbia maturato la consapevolezza che, con quel semplice gesto, dà la sua piena disponibilità a conseguire il miglioramento di se stesso, qualunque sacrificio possa costare. Ma questo miglioramento, e lui ne deve prendere coscienza prima di entrare, non è fine a se stesso perché dovrà essere utilizzato, come punto di partenza, per soddisfare pienamente quella che, quando poi eventualmente sarà Maestro Libero Muratore, diventerà, inevitabilmente ma spontaneamente, la sua VERA VOCAZIONE, e cioè, non solo a parole: l’elevazione ai vari livelli di coscienza e la difesa da ogni tirannia dell’Uomo e dell’Umana Famiglia. In altre parole: IL BENE DELL’UMANITA’,

Tutto questo, vi può sembrare esagerato, e lo è certamente rispetto a quanto accade oggi. Ma, carissimi Fratelli, credetemi, se non c’è nel postulante, fin da prima dell’Iniziazione, il fervore, l’entusiasmo, lo slancio, la lealtà, il coraggio e la curiosità prometeica necessaria, sarà molto improbabile che nasca un buon Maestro Libero Muratore. Ed è proprio la mancanza di queste qualità che costituisce, oggi per noi, il problema del proselitismo.

Questa mia proposta, non è altro che il tentativo di sostituire al quasi totale disinteresse odierno, per quanto riguarda i contatti del profano con la Massoneria prima dell’ammissione, con la possibilità di avere dal postulante, anche per la sicurezza di una coerente continuità iniziatica, un consenso libero ed informato, adeguatamente vagliato da un Maestro Responsabile.

Tutto questo non è altro che il tentativo di ampliare l’efficacia e l’assimilazione delle semplici e precise parole, che vengono pronunciate dal Maestro Venerabile, rivolte al profano, prima dell’Iniziazione.

Le frasi principali, che ora citerò di seguito, potranno essere usate dal Maestro Responsabile nei colloqui di preparazione e conoscenza, ma non sarebbe male che pure l’Oratore ne facesse larga utilizzazione, come richiamo e conferma, nel suo discorso di benvenuto al nuovo Apprendista Libero Muratore finita la cerimonia di iniziazione.

“Dichiarate sul vostro onore – dice il Maestro Venerabile al profano – che venite a chiedere la Luce liberamente e spontaneamente, con disinteresse e spirito di sacrificio, per il vostro ed il nostro perfezionamento ?” (…)

“I princìpi della Libera Muratoria, comuni a tutti i Fratelli sparsi per il mondo e fondati sulla ragione, rendono quest’Ordine Iniziatico inconfondibile e universale. Tali princìpi sono immutabili, ma sono anche così perfetti da consentire a ciascuno la piena libertà nella ricerca del Vero. La Tolleranza, uno di questi princìpi, che noi consideriamo la prima virtù del Libero Muratore, permette ad uomini di carattere e condizioni diverse di sedere fraternamente in questo Tempio e di lavorare, per gli stessi scopi, nel più assoluto, affettuoso, reciproco rispetto.”…

“Profano, prima di ammettervi alle prove iniziatiche, abbiamo il dovere di dirvi quale concetto noi abbiamo su alcuni princìpi etici: che cos’è la Libertà, che cos’è la Morale, che cos’è la Virtù.”

“Per noi la Libertà è il potere di compiere o di non compiere certi atti, secondo la determinazione della nostra volontà. È il diritto di fare tutto ciò che non è contrario alla legge morale ed alla libertà altrui.”

“La Morale è, per noi, la legge naturale, universale ed eterna che guida ogni uomo intelligente e libero. Essa ci fa apprendere i nostri doveri e l’uso ragionato dei nostri diritti e si rivolge ai più puri sentimenti del cuore, per assicurare il trionfo della Ragione e della Virtù.”

“La Virtù (…) è la capacità di adempiere, in ogni occasione, i doveri del nostro stato, nei confronti della Società e della Famiglia. Essa si esercita con disinteresse e non si arresta né davanti ai sacrifici né davanti alla morte”

“Al contrario, il vizio è concessione fatta all’interesse ed alla passione,                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  a spese del Dovere. Il vizio, quindi, è il pericolo contro il quale bisogna armarsi con tutte le forze della Ragione e con tutta l’energia del carattere.”

“È per mettere un freno alle nostre passioni, per elevarci al di sopra dei vili interessi, per imparare a calmare l’ardore dei nostri desideri antisociali e antimorali, che noi ci riuniamo nei nostri Templi.”

“Noi lavoriamo senza sosta al nostro miglioramento perché è solo regolando le nostre inclinazioni e i nostri costumi che perverremo a dare a noi stessi quel giusto equilibrio che costituisce la Saggezza, cioè la scienza della vita.”

“Ma tale lavoro è penoso e impone molti sacrifici ai quali dovrete sottomettervi, se sarete ammesso fra noi. Occorre che, consapevole dei vostri difetti, siate disposto a lavorare senza tregua al vostro perfezionamento, se persistete nel desiderio di essere accolto. Siete ancora disposto ?”

“Profano, questa Istituzione ha le sue leggi che impongono doveri reciproci da osservare. Siccome nessuno vuole imporvi obblighi che non conoscete, la saggezza di questa Assemblea ha deliberato di dirvi quali saranno i vostri doveri, se sarete ammesso fra noi. Il primo è quello di percorrere incessantemente la Via iniziatica tradizionale per il vostro perfezionamento interiore.”

“Il secondo è di praticare la Virtù, di soccorrere i vostri Fratelli, di alleviare le loro disgrazie e di assisterli, con i vostri consigli e col vostro affetto. Queste virtù, che nel mondo profano sono considerate qualità rare, sono per noi, soltanto il compimento di un dovere gradito.”

“Il terzo dovere sarà quello di conformarvi alle Leggi dell’Ordine dei Liberi Muratori ed ai Regolamenti di questa Loggia. Posso tuttavia assicurarvi che tali Leggi e tali Regolamenti non contengono alcunché di contrario ai Princìpi dell’Ordinamento costituzionale ed alle Leggi dello Stato o che possa essere in contrasto con la vostra coscienza di uomo libero e giusto.”

“Profano, ora che vi abbiamo indicato i doveri di un Libero Muratore, persistete ancora nel desiderio di essere accolto fra noi ?”

Bellissime parole che preparano meravigliosamente bene il successivo Lavoro iniziatico che, diversamente da quanto accade oggi nella maggior parte dei casi, deve essere sidtematicamente svolto fra le Colonne, in tutti e tre i Gradi dell’Ordine.

Carissimi Fratelli, nell’ambito della sovranità della Loggia, e per il bene della Massoneria, in via transitoria, ritengo si possa sperimentare subito questo procedimento che riguarda il proselitismo ed il premuroso sostegno, dei Maestri Responsabili, allo sviluppo iniziatico dei Fratelli Apprendisti e Compagni.

È nelle facoltà del Maestro Venerabile, sollecitare i Maestri presentatori a svolgere questa loro non proprio nuova funzione, e nel caso di indisponibilità, a proporre dei Maestri idonei.

Carissimi Fratelli, non è per puro desiderio di cambiamento che vi ho fatto queste proposte, ma è la convinzione, e spero che voi ne siate persuasi quanto me, che la Libera Muratoria, come istituzione, non ha bisogno di rinnovarsi, non ha bisogno di rifondazioni o di rivoluzioni, aspetta semplicemente di essere utilizzata per quello che è stata creata e cioè di funzionare secondo cicli iniziatici di lavoro già definiti, utilizzando materiale umano vagliato ed idoneo alla sgrossatura ed alla squadratura.

Carissimi Fratelli, proviamo, con tutto l’ardore muratorio che ancora brucia dentro di noi, a mettere in moto questa meravigliosa Macchina, che in altri tempi ha stupito il mondo, ma che può, ancora, dare moltissimo per il progresso dell’Umanità.

                                                                                                    Luigi Ferraris

Ponte S. Giovanni 23 febbraio 2000

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