IL MISTERO DEL “ROTOLO DELL’ANGELO

Il mistero del “Rotolo dell’Angelo”

Un posto particolare, nell’elencazione di queste analogie, merita la più recente e misteriosa delle scoperte: il “Rotolo dell’Angelo”.

L’undici ottobre 1999 nel Jerusalem Report, compare un articolo della giornalista Netty C. Grossche rivela l’esistenza di un antico manoscritto proveniente dal Mar Morto.
L’articolo riporta alcune notizie inerenti le modalità con cui avvenne il ritrovamento traccia, per grandi linee, la sua successiva storia aggiungendo alcuni elementi inerenti la sua datazione e il contenuto.

Il testo sembra sia stato scoperto intorno alla metà degli anni ’60 e dopo alcune peripezie pare sia giunto in un monastero benedettino in Austria ove è stato oggetto di studio da parte dei monaci.

Il proprietario del rotolo Matheus Gunther, morto nel 1996, prima della morte, fece pervenire le sue annotazioni e una copia del rotolo ad un amico israeliano, un certo Steve Daniels.

Il rotolo sarebbe stato datato al I secolo con l’esame del carbonio radioattivo (si ignora chi ha eseguito l’analisi).

Il testo, esaminato dal Prof. John Strugnell intorno al 1967 sembrò, all’apparenza, poter essere assimilabile al libro di Enoch o dei Giubilei.

In realtà, è lo stesso Jerusalem Report che dimostra come ciò non corrisponda al vero, riportando parte del contenuto e sottolineandone la sensazionalità della scoperta.
Una trascrizione del testo, ma nessuna fotografia, è stata sottoposta all’esame di alcuni studiosi, quali il prof. S. Pfann.

Secondo gli israeliani, che al momento sarebbero impegnati nella pubblicazione del testo, il rotolo contraddirebbe il resoconto tradizionale delle origini del cristianesimo e, per il suo contenuto esplosivo, le autorità religiose avrebbero deciso di mantenere il segreto.
Il testo narra di Joshua Ben Pediah (Gesù figlio di Pediah) che in compagnia dell’angelo Pnimea sale e viene portato al cielo ancora in vita.

Non può sfuggire, e non sfugge alla rivista, che Yeshua è l’equivalente ebraico di Gesù, e che il Ben Pediah ha una particolare somiglianza con il nome Pandera, che nella eresia di Celso e nelle Toledoth ebraiche (scritti polemici medioevali anticristiani) era il nome del soldato romano che si riteneva padre di Gesù.

Un altro interessantissimo particolare è dovuto al fatto che l’avvenimento narrato avviene in una regione desertica e l’angelo che ne è protagonista è presente anche nel Libro di Enoch costituendo, così, un filo sottile che lega l’essenismo al giudeo-cristianeismo.
Analizzeremo in dettaglio nei successivi paragrafi questo legame sottile, per poi riprendere il brano attraverso altri interessantissimi documenti della letteratura qumramiana.
Per comprendere la portata di questo testo faremo una breve digressione per dimostrare la portata delle similitudini tra la letteratura Enochica e la letteratura neotestamentaria.

Le Beatitudini nel libro dei segreti di Enoch e Matteo

La letteratura enochica, come si è visto, permea la biblioteca qumramiana.
Copie del libro di Enoch sono state rinvenute a Qumran (grotta 7 vedi studi di Ernest Muro), ma sono anche  vari i testi che sembrano tener ben presente la letteratura enochica.
In questo capitolo proveremo ad abbozzare un breve viaggio che dalla letteratura enochica ci porterà alla cultura giudaico cristiana e al Rotolo dell’Angelo.
Una delle prime evidenti convergenze che emerge dalla lettura del “libro dei Segreti di Enoch” ed i Vangeli é la straordinaria somiglianza tra alcune parti di questo ed  una tra le più belle pagine dei Vangeli: le Beatitudini.

Non si può non rimanere colpiti dalla sequenza e unicità delle beatitudini pronunciate da Enoch che salito al cielo in anima e corpo (elemento su cui torneremo nel prossimo paragrafo di questo capitolo), raccoglie il messaggio del Signore e lo porta sulla terra comunicandolo ai figli.


Libro dei segreti di Enoch 42,6
Allora dissi, miei figli, e ora lo dico a voi: “Beato colui che teme il nome del Signore e che servirà per sempre davanti al suo volto e disporrà i doni, offerte di vita e vivrà la vita e morirà. [8] Beato colui che farà un giudizio giusto, (che) vestirà l’ignudo con la (sua) veste e all’affamato darà pane. [9] Beato chi giudicherà con un giudizio giusto l’orfano e la vedova e aiuterà ogni vittima dell’ingiustizia. [10] Beato colui che si trarrà indietro dalla via del cambiamento e che cammina per le vie diritte . [11] Beato chi semina i semi della giustizia, perché li mieterà al settuplo. [12] Beato colui nel quale é la verità e (che) dice la verità al prossimo. [13] Beato colui che ha sulle labbra la pietà e la dolcezza . [14] Beato colui che comprenderà le opere del Signore e lo glorificherà e a causa delle sue opere riconoscerà l’artefice”

La sequenza delle beatitudini ed il loro contenuto, il fatto che siano espresse in un sol discorso, non può non richiamare le beatitudini nel Vangelo di Matteo:

Matteo 5, 3 “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. [4] Beati gli afflitti, perché saranno consolati. [5] Beati i miti, perché erediteranno la terra. [6] Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. [7] Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. [8] Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. [9] Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. [10] Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. [11] Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. [12] Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. 


Ma altri brani del testo enochico si avvicinano al contesto ed al linguaggio dei Vangeli. Senza alcuna pretesa di esaustività proponiamo i seguenti confronti:

Libro dei segreti di Enoch 44,4. [4] Beato chi dirigerà il suo cuore verso ogni uomo, così da aiutare chi é giudicato e così da sostenere chi é spezzato e così da donare a chi ha bisogno, [5] perché nel giorno del grande giudizio ogni opera dell’uomo sarà rinnovata dallo scritto. Beato colui la cui misura sarà giusta e il peso giusto e le bilance giuste, perché nel giorno del grande giudizio ogni misura e ogni peso e ogni bilancia saranno esposti come sul mercato e ciascuno riconoscerà la sua misura e secondo questa riceverà la mercede.

Matteo 7,1: Non giudicate, per non essere giudicati; [2] perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.

Libro dei segreti di Enoch 48,6 Distribuite questi libri ai vostri figli e i figli ai figli e a tutti i vostri parenti [7] e in tutte le vostre generazioni che hanno la saggezza di temere il Signore ed essi li accoglieranno e (ciò) sarà loro gradito più di ogni buon cibo e li leggeranno e si attaccheranno ad essi, [8] mentre gli insipienti che non conoscono il Signore non li accoglieranno, ma li respingeranno, perché il loro giogo sarà loro pesante. [9] Beato chi porterà il loro giogo e lo stringerà, perché lo troverà nel giorno del grande giudizio.

Ritorna un tema centrale nel discorso evangelico: farsi carico del gioco altrui e anche la medesima terminologia. Un’altro interessante brano che riprende le benedizioni, ma le alterna a maledizioni a differenza del brano precedente:

Libro dei segreti di Enoch 52,1 Beato chi apre il suo cuore alle lodi e loda il Signore . [2] Maledetto chi apre il suo cuore all’insulto e alle calunnie contro il prossimo. [3] Beato chi apre la sua bocca, benedicendo e glorificando il Signore. [4] Maledetto chi apre la sua bocca per la maledizione e la bestemmia al volto del Signore. [5] Beato chi glorifica tutte le opere del Signore. [6] Maledetto chi insulta la creazione del Signore. [7] Beato chi considera le fatiche delle sue mani per innalzarle. [8] Maledetto chi mira a cancellare le fatiche degli altri. [9] Beato chi conserva i fondamenti degli antichi padri, [10] maledetto chi distrugge le regole e i limiti dei suoi padri. [11] Benedetto chi pianta la pace , [12] maledetto chi abbatte coloro che sono in pace . [13] Benedetto chi dice: pace e che ha la pace . [14] Maledetto chi dice: pace e non c’é pace nel suo cuore. [15] Tutto questo si svelerà sulla bilancia e nei libri nel giorno del giudizio terribile.

E’ interessante notare che questa contrapposizione tra beatitudini e maledizioni, è presente nel medesimo testo e richiama, da un lato la durezza del Documento di Damasco e della Regola della Comunità e la contrapposizione tra gli eletti che seguono la legge nella comunità e coloro che si allontanano dalla Legge e dalla Comunità, dall’altro e le maledizioni che ricadono sui farisei.

Da Enoch al Rotolo dell’Angelo attraverso la Lettera di Giuda

La lettera di Giuda, uno dei brani più interessanti del Nuovo Testamento per lo studio della corrente giudaico-cristiana, insieme alla lettera di Giacomo, ci offre lo spunto per una analisi delle correlazioni tra la letteratura enochica, l’essenismo qumramiano e la corrente giudaico-cristiana.

L’autore della lettera é Giuda,  fratello di Giacomo (Colui che Paolo in Galati chiama “Il Fratello del Signore”), che gli apocrifi riconoscono come fratellastro di Gesù e che é, indubbiamente, a capo della corrente giudaico-cristiana che aveva come riferimento unico la Chiesa di Gerusalemme.

Vediamo i passi sui quali focalizzeremo la nostra attenzione:

Giuda 9 Invece, l’arcangelo Michele, quando contendeva con il diavolo disputando per il corpo di Mosè, non osò pronunziare contro di lui un giudizio ingiurioso, ma disse: “Ti sgridi il Signore!”.

Giuda 14 Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: “Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi

Giuda 15 per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui”.

Vediamo le principali anomalie che questi brani evidenziano

1)la lettera fa chiaramente riferimento ad un testo, il Libro di Enoch appunto, non incluso nel canone veterotestamentario, che é un caso relativamente raro se non unico nel Nuovo Testamento; 


2)  il testo parla chiaramente della assunzione in cielo di Mosè in cielo ed  in carne; la fonte di questo richiamo non é nota e sicuramente non proviene dal canone neotestamentario;


3) la citazione del libro di Enoch, sebbene non esplicitamente, richiama l’assunzione in corpo dello stesso Enoch narrata nel Libro dei Segreti.

Libro dei segreti di Enoch  III,1 Accadde che, mentre parlavo ai miei figli, i due uomini mi chiamarono e mi presero sulle loro ali. Mi portarono nel primo cielo e mi posero là. 

I casi di assunzione al cielo in carne, noti dalla letteratura neotestamentaria sono estremamente rari e sono riassumibili unicamente nei due segnalati in questo testo, direttamente (Mosè) o indirettamente.

Va anche notato che l’assunzione in cielo é un fenomeno segnalato unicamente negli apocrifi del VT.

Attraverso gli elementi evidenziati giungiamo ad un’altra delle rarissime assunzioni al cielo in testi veterotestamentari o comunque precedenti all’era cristiana quella di Yoshua Ben Pediah, personaggio centrale del Rotolo dell’Angelo.

Probabilmente proprio la similitudine tra l’ascensione descritta nel Rotolo dell’Angelo e quella del libro dei Segreti di Enoch, fece inizialmente classificare il rotolo come ricollegabile alla letteratura (vedi articolo sul Jerusalem Report).

Nell’analizzare le scarne informazioni che si hanno su questo testo, non possono non tornare alla mente i 40 giorni trascorsi nel deserto, né l’importanza che il testo enochico ha per la corrente giudaico cristiana (vedi lettera di Giuda) e per quella esseno qumramiana.
Il fatto che il documento sia stato trovato nei pressi del territorio qumramiano, e quindi in quello che probabilmente fu il luogo scelto da Gesù per il volontario esilio durato 40 giorni, lascia aperto più di un interrogativo.

Dal Rotolo dell’Angelo alle Toledoth Ebraiche attraverso il Vangelo Ebraico di Matteo

Giungiamo alla fine di questo veloce percorso che da Enoch ci ha portato al Rotolo dell’Angelo per chiudere il cerchio sul misterioso personaggio citato nel rotolo che ascende al cielo come Mosè ed Enoch prima di lui: Joushua ben Pediah.
Senza alcuna pretesa di esaustività ho voluto tracciare una pista possibile tra essenismo qumramiano e giudeo-cristianesimo attraverso la letteratura enochica che si dimostra, per diversi versi, centrale per entrambe le correnti teologiche.

I documenti che utilizzeremo in questo paragrafo sono estremamente poco noti, vuoi perché non ce ne é pervenuta alcuna copia, ma sono noti unicamente attraverso le citazioni della patristica (Vangelo ebraico di Matteo), vuoi perché appartengono ad una antica serie di scritti polemici di matrice ebraico ( Toledoth Yeshu).

Partiamo da una nostra ricostruzione del vangelo di Matteo ebraico fatto a partire dalle testimonianze della patristica.

Il primo capitolo del Vangelo ebraico di Matteo é desumibile dalle citazioni di Epifanio comparate con le sequenze narrative di Marco e Matteo. Sul Sito “il tredicesimo apostolo” (http://www.il13moapostolo.cjb.net) è illustrato il lavoro di ricostruzione nella sua interezza.

Ci limitiamo a segnalare i brani principali: 

Vangelo Ebraico di Matteo 1,4 Nei giorni di Erode re di Giudea, sotto il sommo sacerdote Caifa, uno di nome Giovanni andò sul fiume Giordano a battezzare con il battesimo di penitenza. [5] Di lui si diceva che fosse della stirpe del sacerdote Aronne, figlio di Zaccaria e di Elisabetta. E tutti accorrevano da lui.

2 [6] Quando Giovanni battezzava, accorsero da lui i farisei e furono battezzati e così tutta Gerusalemme. Giovanni aveva un abito di pelo di cammello e una cintura di cuoio intorno ai fianchi. [7] Il suo cibo era miele selvatico, ed il gusto come quello della manna, come uva schiacciata all’olio.

3  [8] Mentre era battezzato il popolo, venne anche Gesù e fu battezzato da Giovanni. [9] E salito che fu dall’acqua, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito santo, in forma di colomba, che scese ed entrò in lui. [10] Ed una voce disse dal cielo: “Tu sei il mio figlio diletto. In te mi sono compiaciuto”. [11] Ed ancora: “Oggi ti ho generato”. E il luogo fu subito irradiato da una grande luce.

[12] Giovanni a questa vista chiese: “Chi sei tu?”. E di nuovo una voce dal cielo a lui : “Questo é il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto” allora Giovanni cadde ai suoi piedi e disse: “Ti supplico, Signore, battezzami tu!”. Ma lui l’impedì dicendo: “Lascia! Conviene, infatti, che si adempia ogni cosa.

4 La differenza tra la narrazione della discesa dello Spirito Santo tra la versione del Vangelo di Matteo greco (la colomba scende su Gesù) a noi pervenuta e quella narrata da Epifanio (la colomba entra in Gesù) non é marginale.

Epifanio fa notare la sostanza teologica che differenzia le due narrazioni e rende inaccettabile la seconda.

“La loro narrazione (di giudeo-cristiani poi ebioniti) afferma che Gesù fu generato da seme umano, e scelto poi da Dio: fu per questa elezione divina che fu chiamato figlio di Dio, dal Cristo che entrò in lui dall’alto in forma di colomba. Essi negano che sia stato generato da Dio Padre ma affermano che fu creato come uno degli angeli… sebbene egli sia al di sopra degli angeli e di tutte le creature dell’Onnipotente e sia venuto, come è riferito in quel cosiddetto vangelo secondo gli Ebrei”: “Io sono venuto ad abolire i sacrifici. E se non cesserete dall’offrire sacrifici, non desistere… da voi l’ira” (EPIFANIO, Haeres., 30, 16, 4Ä5).

Sul medesimo argomento Origene segnala: “Se uno accetta il vangelo secondo gli Ebrei, resterà perplesso, giacchè‚ qui lo stesso Salvatore afferma: “Poco fa mia madre, lo Spirito santo, mi prese per uno dei miei capelli e mi trasportò sul grande monte Tabor” (ORIGENE, In Johan., 2, 6 e In Jerem., 15, 4)”.

Ricapitolando, il Vangelo ebraico di Matteo, almeno per la parte nota attraverso le citazioni di Epifanio, ci suggerisce le seguenti riflessioni:

 1) A differenza del Matteo greco ed in analogia con Marco fa partire la narrazione dal battesimo di Gesù sottolineandone una funzione (che vedremo) molto superiore a quella indicata dal Vangelo di Marco ebraico e dallo stesso Matteo greco.
2) Indica chiaramente il nome dell’autore generando, forse, la legenda che vuole il Vangelo attribuito a Matteo realmente scritto dall’apostolo “ho chiamato pure te, Matteo, che eri seduto al telonio, e tu mi hai seguito”.


3) Segnala una differenza all’apparenza irrisoria ma non sfuggita ad Epifanio: La colomba scende in Gesù e non su Gesù. Infatti Dio dice “Oggi ti ho generato”.
Ritorniamo sull’ultimo argomento su cui volevo soffermarmi.

Secondo gli ebioniti, come segnalano Origene ed Epifanio, la reale nascita di Gesù é totalmente irrilevante poiché il vero parto avviene con il battesimo: ciò che era Gesù prima, quindi, non importa e questo spiega chiaramente perché il primo Vangelo (vedi anche Marco) fu scritto privo della introduzione sull’infanzia di Gesù.
E’ una spiegazione lineare e logica ripresa dalle correnti protognostiche:

Filippo 17 Taluni hanno detto che Maria ha concepito dallo Spirito Santo. Essi sono in errore. Essi non sanno quello che dicono. Quando mai una donna ha concepito da una donna? Maria è la vergine che nessuna forza ha violato, e questo è un grande anatema per gli Ebrei, che sono gli apostoli e gli apostolici. Questa Vergine, che nessuna forza ha violato […], e le Potenze si contaminano. E il Signore non avrebbe detto: “Mio Padre che è nei cieli,” se non avesse avuto un altro padre, ma avrebbe semplicemente detto: “Mio Padre”. 

In buona sostanza nel Vangelo primordiale il battesimo aveva una funzione centrale di generazione di Gesù come figlio di Dio con Padre Dio e madre lo Spirito Santo.
Questo é il motivo più probabile per il quale  nelle versioni più antiche dei Vangeli la narrazione parte dal battesimo ignorando gli accadimenti precedenti.
Giuseppe, allora, non ha una funzione?

Non é propriamente così se nello stesso Vangelo apocrifo di Filippo si legge: 

 Filippo 91 L’apostolo Filippo ha detto: “Giuseppe il falegname ha piantato un giardino, perché aveva bisogno di legna per il suo mestiere. È lui che ha costruito la Croce con gli alberi che ha piantato. Il suo seme è stato Gesù, la Croce la sua pianta”.

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