LE GRANDI COSTITUZIONI

LE GRANDI COSTITUZIONI

NUOVE ISTITUZIONI SEGRETE E FONDAMENTALI: ATTUALITA’ ETICA

di Giuliano Barsotti

“Le virtù sono conquista di se stessi,

dominio sulle tempeste delle passioni,

 adesione coerente e permanente al bene,

alla verità, alla bellezza, alla giustizia”

G. Ravasi: Ritorno alle Virtù. Mondatori, Saggi 2005.

Premessa

            La luce, ad oriente, preannuncia l’alba. Il fresco silenzio del mattino è interrotto soltanto dalla gioia festosa e dal frullo d’ala dei più solerti adoratori del primo sole.

            E’ il momento del risveglio della vita, pieno di aspettativa e speranza. Di fronte all’ordine luminoso, eterno, della Divina Opera, non nasce solo il puro e semplice sentimento di attonita contemplazione. Assale, imperioso, il bisogno di fermarsi un attimo, di riflettere.

            Può essere, questo, il momento ideale per interrogarsi, per guardarsi dentro, per cercar di capire. Prima di essere travolti dalla realtà dell’umano, dalle notizie che inesorabilmente ci colpiscono come macigni: ingiustizia, violenza, stupro, sopraffazione, morte.

            Questa è, purtroppo, la realtà attuale, nella quale i valori di riferimento sembrano ridursi al desiderio di apparire, al fare senza pensare.

            L’educazione ai principi fondamentali che regolano la vita è subordinata all’innovazione tecnologica, affidata al mondo illusorio della visione non diretta, ma mediata, costruita, grazie alla quale modelli fatui e privi di valori concreti possono diventare veri e propri  modelli di comportamento.

            Il“virtuosismo”, l’abilità nel fare sta sostituendo, relegandola in un angolo, la “virtù”. La  realtà stessa si sta trasformando in “virtuale”, i principi etici, anziché essere curati e perseguiti, sono oggetto continuo di subordinazione all’edonismo e all’utilitarismo più sfrenati e convulsi..

            Serve un momento di riflessione, a tutti i livelli.

            Il compito appare assai arduo, ma dobbiamo avere il coraggio e la forza per provarci.

            Il difficile cammino può iniziare, per i Fratelli Scozzesi, dall’attenta lettura delle Grandi Costituzioni, cercando di comprendere l’enorme valenza etica che le permea, e l’insegnamento profondo che non solo l’Ordine, ma l’intera società umana, oggi, ne può trarre.

I valori etici contenuti nelle Grandi Costituzioni 

            Nell’anno 1786 Federico II, re di Prussia, Margravio di Brandeburgo, Sovrano Gran Protettore,  Grande Commendatore, Grande Maestro Universale e Conservatore dell’antichissima e venerabile società degli Antichi Massoni Liberi Associati, ricordava a tutti i Fratelli che “questa Istituzione universale, la cui origine risale a quella della società umana, è pura nel suo dogma, sapiente nella dottrina, prudente e morale negli insegnamenti, nelle pratiche, nei consigli, negli intendimenti e si raccomanda soprattutto per la finalità eminentemente filosofica, sociale e  umana”.

            Sono parole di un Regnante, al sommo della sua potenza profana, che è anche a capo della Comunione dei Liberi Muratori. Un epigono della Massoneria Speculativa che si poneva, allora come oggi, il fine della Felicità, del Progresso, della Concordia e del Benessere dell’Umanità in generale e di ciascun uomo in particolare.

            Un richiamo semplice, forte, chiaro, che non si presta a interpretazioni di comodo. Concetti forti, oserei dire coraggiosi, che avevano l’unico scopo di correggere e colmare il solco profondo fra ciò che il Libero Muratore era, allora, nella sua realtà umana e quello che “ avrebbe dovuto essere”, proprio in virtù della  la sua appartenenza..

            La purezza nel pensiero, la sapienza nella dottrina (rectius: nel metodo), la prudenza e la moralità nell’azione indicano una “via” precisa da seguire, e alla quale ciascun Libero Muratore, ma, consentitemi di affermarlo, ciascun uomo degno di questo nome, dovrebbe essere formato, istruito, indirizzato.

            Nelle Grandi Costituzioni vi è’ un imperioso richiamo a mantenere costante una tensione morale rivolta all’unità di intenti, evitando pericolose derive disgregatrici, capaci di portare solo confusione nelle menti.

            Questa tendenza disgregatrice, frutto degli sconvolgimenti di allora, rischiava di minare alla base il significato stesso dell’appartenenza, liberamente scelta, alla grande famiglia Massonica Scozzese. La quale aveva, ed ha tutt’oggi, un suo ordine gerarchico, piramidale.

            Il progressivo ascendere in questo ordine deve essere basato su conquiste effettive, sostanziali, frutto di un continuo lavoro interiore, nel quale ciascun individuo deve forgiare con coraggio, abnegazione e totale dedizione la propria interiore identità, ed improntare le proprie azioni.     

         In parole  semplici, una cosa è ipotizzare o discettare sull’importanza di norme etiche  da seguire, un’altra è applicarle nella vita.

            Non è questo processo, questa tensione interiore, una speculazione filosofica, né tanto meno un metodo di ascesi, ma una scelta esistenziale precisa avendo sempre ben chiari quei principi etici che sono nell’essenza stessa dell’Uomo, e ne costituiscono l’intima divinità.

            In questo senso si comprende anche come fosse importante lottare contro tutte le situazioni comportamentali che tendevano a corrompere l’unicità dell’Ordine, perché responsabili di un “caos” che solo in apparenza poteva portare  detrimento  all’Ordine stesso.

            In realtà rischiava di tradursi in un “caos”, in una confusione ed in un disordine interiore per tutti coloro che, come ricordava Federico II “hanno dato luogo a nuove società, gran numero delle quali non hanno in comune con la Massoneria che il nome…”. Ecco la necessità di “placare queste discordie…. consolidando l’Ordine, restituendogli l’unità nella sua direzione, della sua primitiva organizzazione e della sua antica disciplina”.

            Da questa riunificazione nasce il Rito Scozzese Antico e Accettato, con la sua definitiva, sublime scala gerarchica che conduce dal 1° al 33° Grado, definendone altresì tutti i gradi intermedi.

            Ma l’aspetto più interessante dal punto di vista dell’impegno e dello spessore morale ed umano che deve caratterizzare i Fratelli Scozzesi lo si ritrova nel Comma II dell’Art. 2 del Regolamento, nel quale si definisce la Missione del sommo grado di questa scala, il 33°. Questo comma recita: “ Sua Missione è specialmente d’istruire e illuminare i Fratelli, di conservare fra loro la Carità, l’Unione e l’Amore fraterno……..” “….infine, di praticare, in ogni luogo, le opere di pace e di misericordia”.

Attualità etica  del messaggio delle Grandi Costituzioni.                       

            Queste poche righe racchiudono un messaggio che ancor oggi deve rappresentare la guida per ogni Fratello Scozzese, ed in senso lato, per ogni uomo.

            Come non fare un confronto fra l’altissimo contenuto morale di questo messaggio con la realtà della società attuale, permeata di materialismo e dominata da correnti di pensiero squisitamente utilitaristiche, ove  costante è  la tendenza a plasmare ed adattare all’interesse personale tutti i principi della morale!

            L’umanità, oggi, si dimostra sorda e cieca, insensibile a quei valori fondamentali che sono alla base dell’armonia della vita. Giustizia, Prudenza, Fortezza intese non come prepotenza e affermazione del più forte, ma come tolleranza e forza interiore, e Temperanza, ossia la capacità di dominare gli istinti e le passioni, appaiono come concetti desueti, superati o addirittura da ignorare o dimenticate.

            Basti pensare all’incessante violenza che viene perpetrata, a tutti i livelli, talvolta, in larga misura, grazie alle acquisizioni tecnologiche, sulla vita umana e sulla sua sacralità eterna ed immutabile.

            Nella società di oggi il “Cogito, ergo sum” con cui Cartesio, nei suoi “Principia Philosophiae” esprimeva la certezza indubitabile che l’uomo ha di sé stesso, in quanto “soggetto pensante”, sembra essersi trasformato, in un mondo pieno di contraddizioni e di presunzioni, in un “Ago, ergo sum”.

            Cioè nel bisogno dell’azione come unico modo che l’uomo possiede per avere la sensazione e la percezione della propria esistenza, a prescindere da quello che fa, e da come lo fa.

            Questa “urgenza nell’agire” per sentirsi in qualche modo realizzato balza evidente nella vita di tutti i giorni, si è trasformata in una “esigenza esistenziale”, con tutte le conseguenze negative che ne derivano.

            L’uomo semplice che pensa, così come lo scienziato, rimane stupito di fronte alla meravigliosa semplicità delle Leggi che, immutate ed eterne, il Grande Architetto dell’Universo ha posto come ordine armonico dell’Universo, ed ancor più stupito contempla quelle che presiedono alla Vita. 

            Conoscere è stupore e commozione intima: non significa necessariamente agire per modificare i meravigliosi meccanismi che regolano l’intero Universo e la stessa Vita..

            Il bisogno di “agire” nella Scienza, che non deve essere confusa con la tecnologia,  deve sottostare al pensiero, deve avere come base il supporto etico, deve rifarsi alla Prudenza e alla Saggezza. Qualità importanti soprattutto per chi, raggiunta questa conoscenza grazie al genio altrui, tende ad applicarla come azione, senza soffermarsi più di tanto a pensare le conseguenze che questa azione può avere.

            Ritornando alle “Grandi Costituzioni e Regolamento del Rito Scozzese Antico e Accettato” di Federico II, che risalgono esattamente a 220 anni fa, balza evidente quale ne sia l’estrema attualità e l’insegnamento etico in esse racchiuso. 

            In questo difficile compito, sempre tenendo presente lo spirito con cui esse furono promulgate, cercherò di illustrare come sia di fondamentale importanza, e come traspaia in maniera prepotente, una sorta di richiamo alla Virtù, o meglio, alle Virtù, che sono la base e il fondamento di ogni Associazione umana che si ponga come scopo la “Tolleranza, l’Unione e la Prosperità dell’umana famiglia”.

            Qualsiasi altra Aggregazione o corrente scientifica o filosofica che non abbia queste solide fondamenta è destinata a produrre intolleranza, divisione, disuguaglianza, conflitti, odio e negazione della Divinità e Sacralità della vita stessa.

            Basti solo riflettere un attimo sui danni pesantissimi per l’intera Umanità derivati da tutti gli “ismi” che si sono susseguiti, quasi sempre in negativo, delle correnti filosofiche, politiche, scientifiche e religiose che hanno attraversato l’Europa negli ultimi tre secoli.

            Le “Grandi Costituzioni” di Federico II risultano nella loro valenza etica, estremamente attuali.

            Esse impongono una riflessione sul loro intimo significato, e richiamano prepotentemente una riscoperta delle Virtù come base di una società umana più equa, solidale e libera, che la Libera Muratoria si pone come scopo.

Essere virtuosi: un dovere morale per i Liberi Muratori

            Sempre in riferimento al messaggio morale contenuto nelle Nuove Costituzioni federiciane, non può non colpire l’accorato appello per porre fine alle divisioni, favorite anche dai profondi mutamenti  che sconvolsero, allora come oggi, la faccia del mondo.

            Il richiamo all’unità, al simbolismo della Piramide che rappresenta, unica, il progressivo, metodico accrescimento dell’individuo,  la conquista di orizzonti sempre più ampi, con il lavoro, l’impegno e la dedizione continui,  nel segno della Tradizione della Libera Muratoria,  sono lo scopo dell’appartenenza al Rito Scozzese Antico ed Accettato.

            Quando questa appartenenza sia intimamente sentita e intensamente vissuta, il Libero Muratore Scozzese non può non perseguire le Virtù, praticandole in concreto, e cercando di aderirvi in modo non superficiale, ma vivendole e testimoniandole, facendone cioè una regola di vita   .

            Perché, a mio modesto avviso, le Grandi Costituzioni rappresentano una esortazione per ciascun Fratello Scozzese non solo a “riscoprire” le Virtù, ma a plasmare il proprio Io confrontandosi continuamente con queste, e cercando con forza di perseguirle, non solo come puro intento..

            Una domanda, a questo punto, nasce spontanea: cosa sono le Virtù per l’uomo moderno? E’ oggi veramente sentita la necessità di riscoprire la loro valenza universale come modello etico?

            Mi tornano in mente i versi ben noti di Dante: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir Virtute e Canoscenza….” .

            Soffermiamoci, per un attimo sul significato di “seguir Virtute”. La natura umana, le pulsioni insite in essa,  ed il soddisfacimento dei bisogni primitivi, animali, possono rappresentare per molti uomini l’unico scopo dell’esistenza.

            Ma l’Uomo pensante, l’uomo che vuol rendersi degno di vivere il grande mistero della Vita, se vuole viverla non come un bruto, preoccupato solo di soddisfare solo i suoi istinti e appetiti animali, terreni, deve perseguire la Virtù.    

            Ed il concetto di Virtù si associava strettamente, in Dante, a quello di Conoscenza, nel senso che l’uomo, per essere completamente realizzato nella sua vita terrena, doveva prendere coscienza di sé stesso. Doveva conoscersi e conoscere. . Questo stretto legame fra Virtù e Conoscenza (o Scienza) appariva indissolubile nel Medioevo, quasi a dimostrare come non potesse esistere Scienza senza Virtù e viceversa.

            Da Platone al Vangelo, ai  padri della Chiesa  (in particolare S. Tommaso d’Aquino nella “Summa Theologiae”) l’esaltazione delle Virtù come base del codice morale dell’uomo è costante.

            Nel Quattrocento Leonardo da Vinci, da parte sua, come citato nella Vita di Leonardo di Bramley, affermava che anche l’arte sublime è permeata dalla Virtù (Virtus Artium Mater). Questa Virtù, al contrario di quella esaltata da Dante, non aveva tuttavia una radice cristiana, ma si rifaceva al concetto della Virtù insito nelle Epistole di Cicerone, quindi tipicamente romana.

            In questo senso la Virtù è virile, ha nella sua radice il concetto di forza,  ed e intesa come coraggio, abnegazione, forza e volontà di dominare gli eventi e il Fato. La Virtus romana si ricollegava strettamente al concetto di “Equitas” e di “Iustitia”. Anche il Machiavelli esaltava questa Virtù, non per raggiungere le vette dell’arte, come Leonardo,  ma per attuare, talvolta senza troppi scrupoli (il fine giustifica i mezzi) la gestione politica di uno Stato attraverso  i poteri forti di un uomo, il Principe.  Per Dante invece, l’ultimo fine del “seguir virtute e canoscenza” è l’elevazione dell’individuo per riconoscere in sé quella “scintilla divina” che rende intrinseco l’uomo  al LOGOS.

            E’ il. superamento delle miserie, delle passioni e delle limitazioni della condizione umana. La sua continua ricerca affina la volontà, rinsalda l’animo e rende, in definitiva, l’uomo libero dalla schiavitù della carne.

            Gli infonde il Coraggio per seguire colui che è il suo Maestro  nella simbolica discesa nelle viscere della terra, negli Inferi, e per poter raggiungere la sublime beatitudine  della conoscenza e della saggezza. 

            Le quattro Virtù Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza) sono fondamento del comportamento umano, ma non possono prescindere dalle Virtù Teologali: Fede, Speranza e Carità, sia pur intese in senso laico.

            Tuttavia, riallacciandomi al richiamo alla Virtù che  Federico II indicava come nelle Grandi Costituzioni  del 1796, non possiamo oggi ignorare l’implicito insegnamento in esse contenuto.

            L’uomo, ed il Libero Muratore Scozzese in particolare, ha l’obbligo morale di costruire, in un momento particolare come quello attuale, nel quale l’utilitarismo, l’egoismo, le convenienze di comodo, l’edonismo sfrenato e la tendenza ad impostare in modo materialistico e consumistico l’esistenza umana sembrano prevalere, il proprio Tempio interiore riscoprendo le Virtù.

            Nel Rituale di apertura dei Lavori in grado di Apprendista, viene definito il senso vero dell’appartenenza ed il significato profondo dell’Opera: “edificare templi alla Virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio”.

            Lo Scozzese sa anche che il i Sublimi Principi dei Rosa + Croce hanno in “Fede, Speranza e Carità” il loro punto di riferimento.. Ecco, dunque, la necessità di coltivare queste “pianticelle intisichite e ed emarginate, come vengono definite le Virtù nella società attuale (Ravasi, 2005).

            La riscoperta delle Virtù comporta, indubbiamente, un enorme sforzo perché deve tradursi in un impegno morale ed esistenziale. E’ l’unico mezzo per superare  tutto ciò che divide., tutte le contraddizioni, tutte le incongruenze e le ingiustizie della società.

            Quando, nel firmamento dell’animo umano  torneranno a risplendere come fulgide stelle le Virtù, esse diverranno la guida sicura per la costruzione del Tempio interiore di ciascun uomo libero  e, forse, dell’intera umanità: Le tenebre ed il Caos saranno sconfitti e trionferanno l’Ordine e la Luce.

            Questo è, a mio modesto avviso, il grande messaggio etico indirizzato agli uomini liberi e di buoni costumi da Federico II nel lontano 1786.

          Vi ringrazio per la cortese attenzione.

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