
LA CIRCOLARE AI DUE EMISFERI (1802)
“ATTUALITÀ SOCIALE”
di Paolo Michele Beltrami
Il 4 dicembre 1802 il primo Supremo Consiglio – fondato a Charleston, Carolina del Sud, U.S.A., il 31 maggio 1801 e, stante la sua primogenitura, definito Madre del Mondo – dispose la stampa e la trasmissione a tutte le Grandi Logge Sublimi ed a tutte le Grandi Logge Simboliche sparse sui due Emisferi del rapporto a suo tempo commissionato ad un collegio di tre illustri membri del neonato Consesso Sovrano. La relazione, comunemente definita Circolare ai due Emisferi, è un documento che ancora oggi rappresenta uno degli atti fondamentali del R.S.A.A. in quanto:
- detta le norme tecniche per la costituzione e la regolarità dei Supremi Consigli del mondo;
- regola i rapporti con gli Ordini, ossia la muratoria dei primi tre gradi
- spiega l’origine e la natura dei Gradi Sublimi della massoneria, indicando i principi ed i valori (le basi metagiuridiche) che ne hanno ispirato la costituzione, nonché i fini che si propone ed il metodo per conseguirli.
Il presente lavoro prende in considerazione questo terzo punto in quanto strettamente connesso al tema proposto.
Prima di proseguire si rende necessaria, tuttavia, una premessa sulla libera muratoria in generale per sottolinearne la duplice natura. Essa è esoterica, ossia intima, interiore e nello stesso tempo essoterica, ossia esteriore. In quanto esoterica è un Ordine iniziatico tradizionale in quanto essoterica è un’Istituzione.
È un Ordine Iniziatico Tradizionale perché si richiama e si ispira ad una tradizione iniziatica trasmessa da uomo ad uomo fin da epoche immemorabili: la sua fondazione, quindi, non può essere situata in un periodo storico definita, né essere attribuita a un singolo uomo o gruppo di uomini. Ciò costituisce, della libera muratoria, la sostanza e l’essenza[1] iniziatico-esoterica, che le sono peculiari e la caratterizzano come tale, regolata com’è dal tempo sincronico, cioè dell’essere, in contrapposizione al tempo diacronico, ossia del divenire, tempo quest’ultimo al quale tutti, iniziati e non, siamo abituati perché forma dell’apparire.
Siamo dunque in ambito metastorico nel quale ciascun adepto lavora per il proprio perfezionamento, intellettuale e soprattutto spirituale all’interno del Tempio simbolico. In esso – acquisendo e perfezionando uno specifico metodo di ricerca interiore grazie alla personale esperienza iniziatica – egli aspira ad imprimere i caratteri dell’Essere sul proprio divenire con lo scopo di rendersi consustanziale alla sostanza e all’essenza libero muratoria.
Ma, si diceva, la libera muratoria è anche essoterica. Sotto questo aspetto si inquadra, attraverso l’azione esterna che propri membri hanno svolto in precise epoche storiche. Così accade che le sue vicende – riferite appunto agli uomini che ne hanno fatto parte nonché alle strutture istituzionali che gli stessi hanno costituito, quali Grandi Logge, Grandi Orienti, Riti – sono note o ricostruibili attraverso i consueti strumenti della ricerca storica: documenti (come nel caso in esame) testi, atti, ecc. In questo caso essa è appunto un’Istituzione dotata di norme giuridiche che ne disciplinano il funzionamento: è un ordinamento giuridico.
Queste due nature, la cui distinzione non è di facile comprensione per i non addetti ai lavori, confluiscono entrambe in una nozione di tradizione leggibile e decifrabile secondo almeno due ottiche diverse, quella della lettera (l’istituzionale) e quella dello spirito (la tradizionale), governate da scritture e cifre non omogenee.
La natura essoterica è di gran lunga meno importante di quella esoterica. Quest’ultima deve imprimere le proprie caratteristiche esoterico-iniziatiche sulla prima che, in tale modo permeata, è messa in grado di beneficiare delle qualità etico-sapienziali di quella iniziatica. Grazie alla libera muratoria iniziatico-esoterica i liberi muratori sono sincronicamente fratelli, comunque, al di là delle epoche in cui vivono, hanno vissuto e vivranno: questo è il loro universo tradizionale e il loro legame etico. Nello stesso tempo, attraverso quella esteriore o istituzionale, ciascuno di essi è in grado di diffondere nel mondo cui appartiene e in cui opera, i principi immortali d’una Filosofia Perenne che essi hanno appreso durante i lavori rituali. Principi che eccedono il diritto positivo, caratterizzato da una volubilità che è legata agli eventi umani.
La libera muratoria scozzese (quella degli Alti Gradi per intenderci) basata sulla libera muratoria dei primi tre gradi, ripete da questa i propri connotati fondamentali sopra indicati.
Di questa natura duplice prendiamo qui in esame la prima, quella esoterica, che ispirata a (e da) principi etici, ossia alla (e dalla) dottrina della vita giusta, è protesa a diffonderli nel mondo attraverso l’attività e l’esempio dei propri membri: principi che – al di là delle vicende storiche, proprio perché etici – sono ancora vivi e vitali ai nostri giorni, nonostante tutto.
In tale prospettiva si articola appunto il presente intervento, volto a dimostrare – sia pure con la brevità che la circostanza impone – l’attualità sociale della Massoneria Scozzese quale si ritrova nelle pagine della Circolare ai due Emisferi.
Sappiamo tutti che sociale sta a significare quanto è proprio della società degli uomini considerata nel suo complesso; e non v’ha dubbio che la socialità nasca dal bisogno, dalla tendenza ad associasi, a vivere associati.
Per limitarci alla nostra nazione, ma il fenomeno investe tutti i paesi postindustriali, si nota che, dopo un’ubriacatura del sociale vissuta alla fine degli anni sessanta, il sociale vero è progressivamente scomparso di fronte allo strapotere degli apparati produttivi e al sempre più imperante individualismo dei singoli. Questi – privati dal convulso succedersi degli eventi nonché da una tecnologia sempre più sofisticata e pervasiva d’uno spazio sociale dove poter effettuare, come sempre è avvenuto nella storia, lo scambio simbolico di beni, messaggi, segni, idee ed esperienze – sono precipitati nel ghetto in cui s’agita una sterminata massa di consumatori sempre più chiusi nella depressione del loro privato. Non esiste più infatti, al di là delle affermazioni di comodo, uno spazio pubblico in cui esprimersi, ma solo uno spazio tecnico in cui dover funzionare (naturalmente entrambi gli spazi sono da considerare sia in senso simbolico che concreto). Potremo affermare, paradossalmente, che l‘ultima, vera socialità s’è attuata, e conclusa, nel primo dopo guerra, (sia pure in concomitanza con gli ultimi rigurgiti di ferocia vendicativa) quando la spaventosa effusione di sangue che ha intriso di sé il periodo 1939-1945 ha spinto i superstiti a cercare, e a ritrovare, nel vivere stretti gli uni agli altri, nella compassione dei più fortunati verso i più derelitti, un senso della vita che pareva definitivamente sepolto sotto le macerie materiali ed umane, esito perverso della devastante follia umana.
Trascorso quel periodo, rinnovatosi il mondo, arrivato il benessere diffuso, il trend sociale è andato sempre più affievolendosi ed i suoi effetti sono sotto gli occhi di tutti. Vediamone alcuni.
1. La comunicazione: Una volta, non tanto tempo fa, gli uomini parlavano e la piazza (intesa come emblema per eccellenza di aggregazione sociale) era il luogo dove avvenivano scambi effettivi di idee e di beni, non solo immateriali. Oggi gli scambi sono mediati dai mezzi di comunicazione di massa, i famigerati media: non più dalla piazza. Ma i media sono intransitivi (anche se oggi si parla tanto di interattività), non permettono alcun vero scambio sociale, tanto che la comunicazione è scomparsa naufragando nel mare dell’informazione. Ne consegue che il destinatario sprofonda nell’inerzia di fronte ad un bombardamento continuo di notizie, non è più un interlocutore, non pensa ma viene pensato dai pareri – sovente in contrasto gli uni con gli altri – che i media profondono sugli eventi di cui danno informazione. Si va espandendo un linguaggio del tutto gergale, anonimo e spaesato, che fa sì che le parole, le consuete benedette parole che hanno legato, comunque, gli umani tra loro caratterizzandoli come tali, si stanno trasformando in segni senza significato e senso. Non più la parola che secondo Victor Hugo “è un essere vivente…” o che, come riconosceva Emily Dickinson “…molti sono convinti che una parola, una volta detta, muore e invece è proprio allora che comincia a vivere, nel bene e nel male, sorgente di vita o di rovina…”, ma codici oscuri sacrificati sull’altare della fretta.
Sul tema della socialità leggiamo cosa dice invece la Circolare ai due Emisferi:
Necessità e bisogni comuni spinsero i nostri fratelli primigeni a ricercare un’assistenza reciproca. La diversità dei loro doni, attitudini, inclinazioni li rese, in certa misura, dipendenti gli uni dagli altri e in tal modo si costituì la società profana: ne conseguì naturalmente che gli uomini dotati di disposizioni e di caratteri similari si consociarono in maniera più profonda, il che dette origine ad istituzioni ispirate ai loro disegni e al loro spirito…per il benessere dell’interesse generale.
Si noti: “per il bene dell’interesse generale”.
e ancora, sul linguaggio:
Dal momento in cui la civiltà cominciava a propagarsi per il mondo e lo spirito degli uomini andava sviluppandosi attraverso la contemplazione dell’opera della natura, gli uomini più intelligenti coltivarono le arti e le scienze… e si istituì un linguaggio comune a tutti loro attraverso il quale potessero riconoscersi come appartenenti ad un Ordine ispirato alla contemplazione di un sistema planetario, inteso quale opera d’un Artista Onnipotente…
2. La morale: Cosa suggerisce in merito oggi l’informazione? Non più “devi, perché nell’aldilà c’è un premio od un castigo” (morale cristiana) e neppure “devi perché devi” (morale laico-illuminista), ma “se vuoi raggiungere questo fine devi usare questi mezzi” (morale dell’efficacia tecnica). Ciò sta a significare che, ove si intenda raggiungere uno scopo, queste sono le procedure, senza via di scampo. E siccome gli individui nell’età della tecnica funzionano (loro malgrado) sempre più come terminali di un sistema dalle rigide prescrizioni, la tecnica finisce con l’introdurre delle regole di comportamento molto più cogenti delle prescrizioni delle vecchie morali. Altro che etica, ossia dottrina della vita giusta! Così gli individui mutano senza accorgersene, diventano unicamente ruoli che li connotano solo in relazione a ciò che fanno. Ne consegue che l’individuo, relegato nel ruolo in cui viene racchiuso, agisce solo in relazione al principio di efficienza-inefficienza, non in base a quello di bene-male. Allora la morale, se ancora sopravvive, viene relegata in qualche angusto ripostiglio interiore, guardata a vista in modo che non possa evadere all’esterno, fino a soffocare del tutto.
In tema di morale la Circolare richiama quanto segue:
Questo Ordine universale la cui origine rimonta a quella della società umana, è pura nella sua ispirazione, sapiente nel suo metodo, prudente e morale negli insegnamenti, nelle pratiche, nei consigli, negli intendimenti e si raccomanda soprattutto per le finalità eminentemente sociali ed umane. Il suo fine è: Concordia, Felicità, Progresso e Benessere dell’Umanità in generale e di ciascun uomo in particolare e pertanto deve adoperarsi con infaticabile speranza ed opera, con animo costante per giungere a quel risultato, che solo afferma degno di essa.
e ancora:
…(e questo risultato deve raggiungere)… senza violare alcuna indipendenza, né alcune delle vere liberà…specialmente quella delle idee che, fra tutte le libertà, è la prima, la più sacra e la più facile ad essere offesa.
Principio quest’ultimo che riteniamo essere il fondamento medesimo della socialità.
Intendiamo lasciare ogni giudizio in merito alla attuale validità sociale della libera muratoria scozzese, così come rappresentata attraverso i richiami alla Circolare ai due Emisferi, a coloro che ci hanno ascoltato. Noi non vogliamo fare una agiografia di noi stessi, consapevoli come siamo dei nostri limiti, ma vogliamo far conoscere a quali principi e valori ci sforziamo di ispirarci. Recita un passo di un rituale dell’Ordine “ma questo Lavoro è penoso…”: ossia occorrono impegno, sofferenza, consapevolezza, abnegazione per seguire la Via sulla quale risplende l’inenarrabile Luce del LOGOS, Sublime Unità del Tutto, Armonia senza fine. Abnegazione, consapevolezza, sofferenza, impegno che ci sono necessari per trasferire nei nostri atti di ogni giorno ciò che abbiamo appreso all’interno dei nostri Templi, allo scopo di testimoniare con i fatti, ossia con la nostra azione concreta, che le sfide che abbiamo dinanzi possono e debbono essere affrontate con lo spirito derivante dalla dottrina della vita giusta – l’etica, convinti come siamo che essa sola rimane lo strumento per proporre nuove soluzioni ai nuovi, formidabili problemi che ciascuno di noi e tutti noi, uniti, dobbiamo affrontare e risolvere per il bene dell’Umana Famiglia.
Ho affermato in
precedenza che conosciamo i nostri limiti. L’umiltà è la nostra regola e la
nostra ricchezza. Per questo concludo ricordando la seguente affermazione d’un
saggio Fratello: “i titoli che il
R.S.A.A. conferisce ai propri adepti, titoli roboanti e anacronistici ad una
prima lettura, se ben analizzati, compresi, vissuti, altro non sono che una
sorta di distillato dei severi insegnamenti che ciascuno di loro contiene: non
vuote parole, ma sigillo e suggello d’una conseguita profondità spirituale”.
[1] Per essenza, si intende ciò per cui una cosa, reale o immaginaria, è quello che è e non può essere che tale. (la cavallinità di Platone. Per sostanza si intende ciò che sta al di sotto dell’esperienza e persiste nel mutamento di ogni fattore e qualità. Oggi la si intende anche come la parte intima di una cosa: