LA MASSONERIA

La MASSONERIA

MASSONERIA. – Società segreta a carattere cosmopolita e iniziatico, sorta col fine di affratellare gli uomini di tutte le nazioni e di organizzare la società su basi esclusivamente umanitarie e laiche.

I. M. OPERATIVA. – L’origine si ricollega con le antiche corporazioni dei maestri d’arte rnuraria, che ebbero la massima espansione e importanza specialmente dall’XI al XIII sec. Nella febbrile attività edilizia di quell’età si spiega come buoni architetti e buoni muratori, capomastri, lapicidi ecc. venissero dappertutto ricercati e allettati con privilegi, immunità e franchigie e come l’arte muraria acquistasse una sorta d’internazionalità ed un primato su tutte le altre arti. I pontefici non si mostrarono meno larghi dei principi secolari: Bonifacio IV (1110) e Niccolò III (1277), Benedetto XII (1331), riconobbero loro il diritto di governarsi secondo i propri statuti con esenzioni da oneri e obbligazioni locali, di potersi trasferire di paese in paese liberamente, di godere di una specie di monopolio per la costruzione di fabbriche religiose di maggior importanza. Di qui l’appellativo liberi, franc, frei, free, e l’attributo che con legittimo orgoglio le corporazioni murarie si attribuirono di arte reale. A conservare ed accrescere tale prestigio contribuì non poco la rigida osservanza delle norme stabilite negli statuti corporativi circa l’iniziazione di nuove reclute e la promozione dal grado di apprendista, con cui esse venivano ascritte all’arte, a quelli di compagno e di maestro, la solennità di cerimonie e di riti con cui venivano vestite dei simboli dell’arte, squadra, compasso, grembiule ecc., i solenni giuramenti, l’inviolabile osservanza dei segreto professionale e dei doveri civili, religiosi e morali imposti dagli statuti. Con tale investizione, il fratello (così si nominavano i membri fra di loro), era reso partecipe di una parola d’ordine, di segni di riconoscimento, ecc. con i quali veniva ricevuto dovunque si recasse ed accolto fraternamente da compagni d’arte, provveduto ed aiutato nei propri bisogni.

Gli statuti corporativi erano molto esigenti quanto ai requisiti non solo professionali, ma anche personali dei membri, né permettevano l’ammissione se non a persone le quali avessero giusti natali e condotta religiosa e morale del tutto ineccepibile. Un documento francese della fine del sec. XIV, il Poème maçonnique, in cui si ha una specie di galateo, civile e religioso, del buon libero muratore, insiste in particolar modo sulla devozione che questo deve avere verso Dio, verso i santi e verso la Chiesa. Gli stessi precetti sono inculcati in tutti gli antichi statuti corporativi che si conservano, fino alle Constitutions of Masonry del 1704, che sono le ultime che in Inghilterra si conoscano prima della trasformazione delle logge da operative in speculative. L’attaccamento dei franchi muratori alla Chiesa cattolica è dimostrata in Francia dalla parte rilevante presa da essi nel movimento della Ligue, in Inghilterra dalla tenace resistenza fatta agli sforzi di Enrico VIII e della regina Elisabetta per introdurre la riforma nelle logge, in Italia dalla frequenza di altari e di cappelle erette dalle corporazioni dei “Lombardi”, là dove si ritrovavano in maggior numero. Accanto alle corporazioni di mestiere esistevano assai spesso confraternite, che il protestantesimo (dice il Le Forestière) riformò, ma che sussistono ancora, osservando il culto della fratellanza, il rispetto alla religione ufficiale e gli usi tradizionali.

L’abbandono dell’architettura religiosa nei paesi invasi dalla riforma protestante, nonché le dissensioni intestine che presto si incominciarono a manifestare tra maestri e artigiani (collegati questi in segrete leghe di resistenza [compagnonnage], dai nomi strani, a riti e gergo non meno bizzarri: una sentenza del 14 marzo 1655 della Facoltà teologica della Sorbona ne dichiara empie, sacrileghe e superstiziose le pratiche e i riti), arrecò con la crisi professionale anche il decadimento delle corporazioni. Per rialzare il loro prestigio queste adottarono il sistema di ammettere membri onorari influenti appartenenti alle classi dell’alta società. Fin dal principio del sec. XVII in Inghilterra si contano non pochi nobili tra i membri delle corporazioni ed era una moda, un gesto di squisita eleganza farsi iscrivere ad esse. A poco a poco l’elemento intellettuale e aristocratico costituì il vero elemento direttivo, così da preparare insensibilmente la trasformazione della M. da operativa in speculativa. “Tutto porta e cedere – dice il Bertolot – che dal principio del sec. XVII gli elementi speculativi la vincessero su quelli operativi, sicché la sostituzione già dal principio del sec. XVIII fosse in atto in tutti i grandi paesi d’Europa”. Ormai gli storici seri, anche massoni, hanno definitivamente ripudiate come infondate certe mirabolanti versioni, che vorrebbero far discendere la M. da Lameck, architetto del tempio di Gerusalemme, da Zoroastro, da Confucio, da Pitagora, dai misteri di Egitto e di Grecia, dai Templari e perfino da Noè e da Adamo.

II. M. POLITICA. – Per avere una idea della grande evoluzione che si ebbe in seno alla M. operativa, si deve tener conto di ciò che avvenne nella vita politica e sociale in Inghilterra dalla fine del sec. XVII al principio del seguente, e alle alterne vicende cui soggiacquero i due grandi partiti in contrasto, dei Tories, partigiani degli Stuart e fedeli alle tradizioni cattoliche, e dei Whigs, fautori del parlamentarismo e della riforma. Le logge massoniche, sia per il segreto di cui si circondavano, sia per la loro medesima natura che non ispirava sospetti, offrivano terreno assai propizio alle cospirazioni, sì all’uno come all’altro partito. Quando alla morte di Anna Stuart (1 agosto 1714) i Tories, e con essi le logge scozzesi o giacobite, decisero di tentare uno sforzo supremo in favore di Giacomo III, fu giocata l’ultima carta non solo della dinastia, ma anche della M. Il trionfo di Giorgio I d’Hannover (1714) e il sopravvento dei Whigs segnarono la fine del giacobitismo e della Chiesa cattolica e il primo grande successo della M. inglese e protestante.

III. ORIGINI DELLA M. SPECULATIVA. – Durante questi avvenimenti quattro logge operative dissidenti, esistenti in vari quartieri di Londra, dietro ispirazione di un protestante immigrato francese, Teofilo Désaguiliers, membro della Royal Society, si unirono in un’unica grande loggia; ciò avvenne il 24 giugno 1717, festa di s. Giovanni Battista. Così ebbe origine la Grande Loggia d’Inghilterra, destinata a diventare la Grande Loggia madre mondiale: ed ebbe così principio anche la vera M. speculativa. Le logge giacobite subirono allora invasioni, i loro archivi vennero dispersi e bruciati. Fonte principale d’informazione restano i pochi cenni lasciati dall’Anderson nella prefazione delle Costituzioni del 1738, ma non vi si può dare cieca fede. Uno dei primi fondatori della Gran Loggia, lo Stuckeley, attesta che molto contribuì alla voga della nuova istituzione il mistero di cui si circondava, nonché la suggestiva nomea che vi si coltivassero scienze occulte. Del vero carattere che la M. veniva assumendo, non pare che quei primi membri avessero ancora percezione ben chiara.

Costituzioni di Anderson. – L’incarico di compilare nuove costituzioni fu affidato subito a Giacomo Anderson, pastore protestante; il 27 dic. 1721 egli presentò il lavoro, che fu ufficialmente approvato il 17 gen. 1723. La M. vi è concepita come un “centro d’unione ed un mezzo di stabilire una sincera amicizia fra persone le quali, altrimenti, si sarebbero trovate sempre separate le une dalle altre”. Nel primo cap. (Circa Dio e la Religione) si esprimeva il concetto: un massone che “intende bene l’arte”, non diverrà mai né un “ateo stupido” né un “libertino irreligioso”. Mentre anticamente si faceva obbligo al massone di “praticare dappertutto la religione del paese”, ora si riconosceva più opportuno di non imporre “altra religione che quella nella quale tutti si trovano d’accordo”, lasciando “pienamente libero ciascuno sulle opinioni personali”.

Ad opera del medesimo Anderson le Costituzioni nel 1738 vennero riformate, e nel capitolo relativo ai doveri religiosi venne introdotta una notevole variazione secondo la quale il massone deve impegnarsi ad “osservare la legge morale come un vero noachita”, e “riconoscere i tre grandi articoli di Noè come sufficienti a preservare il cemento della legge”. In ambedue le redazioni delle Costituzioni appare manifesta la preoccupazione di rimediare in qualche modo ai funesti effetti della riforma protestante, con lo stabilire pacifica convivenza, sulla base della aconfessionalità e in spirito di tolleranza; ma, anzitutto, come pensa il Lantoine, di staccare definitivamente la M. dal cattolicesimo per inserirla nell’anglicanesimo. Il primo passo è costituito dalle Costituzioni del 1723, il secondo da quelle del 1738, dove si fa richiamo alla Bibbia come norma dottrinale e morale, ma in una forma così vaga e indeterminata da potervi accogliere persone d’ogni setta ed opinione religiosa.

IV. ESPANSIONE DELLA M. – Si può spiegare la rapida diffusione della M. nel mondo solo mettendola in relazione con la potenza e il prestigio raggiunto in quegli anni dall’Inghilterra. Le antiche logge del Galles, come quelle d’Irlanda e di Scozia, furono le prime a sottomettersi alla Grande Loggia di Londra e costituirono ciascuna una Grande Loggia provinciale. Alla metà del secolo la M. era penetrata in tutti i principali paesi di Europa: Francia (1721), Olanda (1725), Spagna (1726), Russia (1732), Italia (1733), Svezia (1735), Svizzera (1736), Polonia (1739), Austria (1742), Danimarca (1743), Norvegia (1745), e inoltre Calcutta (1728), Gambini e Capo Coart-Castle (1735), Massachussets (1735).

1. M. anglosassone. – In Inghilterra, causa il danno spirituale che produceva il dottrinarismo materialistico e irreligioso nelle logge, verso la metà del ‘700 ci fu un movimento di reazione. La Gran Loggia inglese fece curare una nuova edizione delle Costituzioni dal pastore anglicano Entech e stabilì come dogmi fondamentali la fede in Dio, Grande Architetto dell’Universo, e il rispetto alla Bibbia. La M. anglosassone, fedele a questi criteri, s’è di regola astenuta dall’ingerirsi in questioni politiche e confessionali ed ha preferito esplicare la sua attività nel campo umanitario. Nell’àmbito dominato da essa (Inghilterra, Irlanda, Scozia, Germania, Stati Uniti, ecc.) non ha fin qui attecchito quell’anticlericalismo astioso proprio della M. dei paesi latini, e la Chiesa cattolica non ha intralci nella sua missione religiosa e civile.

2. Orientamenti della M. in Francia e in Inghilterra. – La M. politica ebbe campo di radicare in Francia dalla fine del sec. XVII, quando Giacomo II Stuart, perduto il trono d’Inghilterra, passò in Francia con le truppe rimastegli fedeli. Sorsero allora numerose logge giacobite che servirono a tener uniti gli esuli fra loro e questi con gli amici politici di Scozia e d’Inghilterra. In opposizione alle logge stuartiane, le quali avrebbero avuto quale primo Gran Maestro l’eroico e pio Carlo Rathcliff, fiorirono non meno numerose le logge orangiste; finché, cessate le rivalità politiche tra Francia ed Inghilterra, si cercò una conciliazione anche fra le due M. Se ne rese patrono autorevole il cavaliere di Ramsay (1685-1743), amico fedele, poi biografo ed editore, di Fénelon, dal quale era stato riconciliato con la Chiesa cattolica. Al Ramsay è dovuto un celebre Discorso stampato la prima volta nel 1738 insieme con le Costituzioni riformate di Anderson che esercitò sulla M. un’influenza non meno vasta e profonda di queste. Temperamento idealista e mistico, egli si studiò di liberare la M. dalle pastoie della politica e di metterla a servizio di un ideale spirituale, umanitario e morale.

Le complesse circostanze tra cui si svolse l’attività massonica in Francia non permisero che i generosi propositi del Ramsay giungessero a maturità. Sotto il lungo governo del Gran Maestro conte di Clermont (1743-79), e in quello del successore, duca Luigi Filippo d’Orléans (Philippe Egalité), la M. francese sempre più si allontanò dall’ideale cristiano. Le logge massoniche, sotto il conte di Clermont, furono teatro di spettacoli indegni, la M. ne andò screditata e si frazionò in innumerevoli obbedienze dai nomi più eterocliti e bizzarri. Il duca d’Orléans si adoperò a riorganizzare la M. in un corpo saldo e compatto, e in parte vide coronati i suoi sforzi. Appoggiata ad alti e potenti protettori, la M. poté contare nelle sue file molti dei principali esponenti della magistratura, della scienza e dell’esercito. Fra le molte logge della capitale, La Loge des neuf Soeurs era riservata ai massimi campioni dell’illuminismo, dell’enciclopedismo e della Rivoluzione: ne fecero parte Lalande, Helvétius, Franklin, Condorcet, La Fayette e Voltaire.

Dalle logge emanava la propaganda di dottrine dissolvitrici di ogni autorità, che corrodevano i gangli della vita sociale contemporanea; e, se gli storici non sono d’accordo quanto all’efficacia che la M. esercitò sulla Rivoluzione Francese, tutti però riconoscono che le logge furono i canali più attivi di diffusione di quelle idee che ne formarono il substrato ideale. Strano, ma caratteristico indizio del tempo è il trovare fra gli ascritti alla M. Luigi XVI e i fratelli, e l’amoreggiare con essa di non pochi ecclesiastici intinti di gallicanismo e ostili alla Curia romana.

“Alla vigilia della Rivoluzione – dice il Berteloot – s’incontrano in quasi tutte le logge preti appartenenti a tutti gli Ordini religiosi…. priori e superiori di conventi, senza contare i curati e i vicari”. Lo stesso si verificava in Belgio : a Liegi nel 1774 tutti i canonici della Cattedrale erano massoni; a Mons esisteva una loggia riservata a soli ecclesiastici; in genere fin dal 1745 vigeva un precetto che prescriveva ai massoni belgi la perfetta osservanza della religione in cui erano battezzati.

Dal principio della Rivoluzione Francese (1792) la M. francese ufficialmente dormì, Philippe Egalité si dimise da Gran Maestro, e la carica restò vacante diversi anni. Solo nel 1799 la Gran Loggia di Francia sorse a rivendicare il diritto, che pretendeva competerle, di unico organo legittimo della M. francese. Ma il Direttorio adoperò largamente la M. in servizio dei suoi organi diplomatici; parecchi dei suoi generali, come Masséna, Cambacères ecc. erano attivi massoni. Napoleone, divenuto imperatore, si servì più largamente ancora della M. come mezzo di dominio, risuscitò in tutti i paesi sottomessi una M. a modo suo, mettendone a capo qualcuno dei suoi fratelli o favoriti. Giuseppe Bonaparte fu Gran Maestro a Parigi, poi a Napoli, dove ebbe a successore il Murat; Luigi Bonaparte in Olanda, Eugenio di Beauharnais del Grande Oriente d’Italia, creato nel 1805 a Milano, confederato con quello di Parigi.

3. M. in Italia. – Stabilitisi gli Stuart a Roma, ivi spuntò qualche loggia scozzese. Sono stati pubblicati i protocolli di una di tali logge che operava al tempo di Clemente XII (W. J. Hughan, The Jacobite Lodge at Rome 1735-37, Leicester 1910). A Firenze fu aperta una loggia nel 1733 per opera dell’archeologo inglese Stosch e del poeta toscano Tomaso Crudeli suo maestro d’italiano, per cui questi subì un processo nel 1739 dall’Inquisizione (F. Sbigoli, Tomaso Crudeli e i Primi framassoni in Firenze, Milano 1884). Fin dal 1736 anche a Bologna la S. Inquisizione ebbe ad occuparsi della M. (Battistella, Il S. Offizio e la Riforma in Bologna, ivi 1905, p. 150). A Napoli la regina Maria Carolina, sorella di Giuseppe II, si servì della M. come di un mezzo di governo.

Nei territori soggetti all’Austria, Francesco Stefano di Lorena, Maria Teresa e Giuseppe II protessero la M. Quest’ultimo con un’ordinanza del 21 gen. 1786 la metteva addirittura sotto la “tutela dello Stato”: e in verità il suo regno fu l’epoca d’oro della M. L’Alfieri, nell’Impostura, bolla mordacemente la setta e i suoi aderenti come troppo accomodanti e sempre in caccia dei propri tornaconti.

4. La M. dopo la Restaurazione. – Distrutta l’organizzazione della M. in Italia e indebolita negli altri paesi latini, essa vigoreggiò nei paesi anglosassoni, con il favore dei sovrani e delle classi dirigenti; e ciò specialmente negli Stati Uniti, dove la M. è rimasta ancor più che in Inghilterra attaccata ai principi tradizionali. Non si potrebbe tenere dietro alle vicende della M. nei vari paesi senza perdersi in un labirinto. Basti un cenno delle vicende della M. francese, per la stretta connessione che essa ha avuto ed ha con quella italiana. Luigi XVIII (1815-24), iniziato in gioventù, non prese contro la M. misure repressive; uno dei suoi ministri, Decazes, fu Supremo Gran Commendatore. Le giornate di luglio vennero celebrate dalla M. come un trionfo proprio. Luigi Filippo (1830-48), pur avendo già rivestita la carica di Gran Maestro, non si mostrò amico della M., né volle che il duca d’Orléans accettasse il titolo di Gran Maestro. Il colpo di Stato del febbr. 1848 veniva rivendicato dalla M. come il risultato di un congresso massonico tenuto a Strasburgo nel 1847, con l’intervento di tutti i principali esponenti del governo rivoluzionario. Lo stesso Lamartine ebbe a dichiarare che l’esplosione era emanata du fond des loges. Napoleone III, imitando anche in ciò Napoleone I, si servì della M. come d’un instrumentum regni, e vi pose a capo uomini fidáti, quali Luciano Murat suo cugino, il maresciallo Magnan, e il gen. Mellinet, manovrandola secondo l’opportunità, religiosa o politica, e frenandone gli eccessi.

Sotto la Repubblica la M. riconquistò una piena autonomia e a poco a poco prese tale ascendente da fare dei poteri pubblici un proprio strumento, assoggettando il paese ad una vera e propria tirannia settaria. Il 26 apr. 1871, un corteo massonico di ben diecimila individui, con emblemi ed insegne, si recò trionfalmente all’Hotel de Ville a rendere omaggio al governo della Comune, riguardandosi come due potenze alleate. Non è il caso di diffondersi in particolari sul programma di laicizzazione attuato dalla M. in Francia e sui metodi messi in azione per asservire la gerarchia ecclesiastica ed estirpare gli Ordini e le Congregazioni religiose (v. FRANCIA). Basti dire che il Grande Oriente di Francia deliberò nel 1878 di abolire dalle Costituzioni il paragrafo che poneva come fondamentale la credenza nell’esistenza di Dio e nell’immortalità dell’anima e ordinò di eliminare anche dai rituali tutto ciò che vi faceva allusione; onde la M. britannica e tedesca ruppero le relazioni con esso.

V. LA M. NEL RISORGIMENTO E NELLA VITA PUBBLICA ITALIANA. – Chiuse le logge e soppressi dai governi restaurati i due Grandi Orienti di Napoli e di Milano, la M. italiana si disperse : i superstiti si rifugiarono sotto la tutela del Grande Oriente di Francia e cercarono di esplicare la loro azione attraverso la Carboneria, spesso riuscendo ad accaparrarsi posti di comando. Domenico Angherà attesta d’avere nel 1848 tentato di ricostruire un Grande Oriente a Palermo, ma l’iniziativa ebbe breve durata. La M. italiana riprese vita a Torino nel 1859 per opera di persone molto vicine al Cavour. La loggia torinese “Ausonia”, in unione con il “Trionfo ligure” di Genova e gli “Amici veri vittoriosi” di Livorno, ricostituirono il Grande Oriente d’ltalia. Primo Gran Maestro fu eletto Livio Zambeccari, sostituito dopo brevissimo

governo da Costantino Nigra, l’uomo di fiducia di Cavour, nell’evidente proposito di non dar ombra al governo e di interessare la M. francese alla causa italiana, essendo

il Nigra ambasciatore a Parigi. Il Lenzi attesta risultare da documenti pubblicati da lui su “L’acacia” che la persona designata all’alta carica era Cavour stesso, ma che tale disegno venne troncato dalla morte prematura di lui. Quasi contemporaneamente al Grande Oriente di Torino, ne sorsero uno a Palermo, di tendenze repubblicane, che proclamò Gran Maestro Garibaldi, ed uno a Napoli, ad iniziativa del ricordato Angherà. Ma, scomparso il Cavour e ritiratosi il Nigra, incominciarono subito lotte e scissioni, nelle quali si esaurì in gran parte l’attività di quei nuclei massonici rivali.

Trasferita la capitale d’Italia a Firenze, una costituente massonica, avvenuta in detta città nel 1865, confermò nel grado di Gran Maestro G. Garibaldi e gli diede come Gran Maestro aggiunto Antonio Mordini. I non pochi sforzi di Garibaldi per un accordo tra i corpi rivali di Palermo e Torino, condussero nel 1876 alla creazione di un Supremo Consiglio di Roma; quindi nel 1879, con intervento di alcuni Supremi Consigli esteri, di un Supremo Consiglio d’Italia, nominando primo Sovrano Gran Commendatore Giorgio Tamajo.

Sotto il Gran Maestrato di Giuseppe Mazzoni (1878-80), di Giuseppe Petroni (1882-85), e soprattutto di Adriano Lemmi (1885-95), la M. italiana fece progressi notevoli, data anche l’astensione dei cattolici dalla vita politica. Però, nonostante per più decenni avessero in mano il potere grandi dignitari massoni, quali Lanza, Cairoli, Depretis, Di Rudinì, Crispi, Zanardelli, Fortis, solo parzialmente essa riuscì ad attuare il suo programma di laicizzazione, nel quale la M. s’era impegnata con il maggiore accanimento; la totale separazione dei due poteri, l’abolizione delle guarentigie, il divorzio ecc., urtarono contro il profondo senso cristiano della nazione. Riuscì invece ad impedire la riconciliazione dell’Italia con il papato, definita “mostruosa conciliazione”, ” stupida conciliazione “, e deprecandola come il maggior pericolo che potesse correre la patria e la libertà (Rivista massonica, 1883, p. 88; 1884, p. 103; 1886, p. 32). Sono note le interferenze della M. per mandare a vuoto i sondaggi fatti da Leone XIII nel 1887 presso Crispi, tramite il p. Tosti; le declamazioni del Bovio, con le repliche dello Zanardelli e del Crispi; il solenne encomio dato a quest’ultimo da Adriano Lemmi, per aver “rinvigorita con sapienza civile la lotta contro il pretendente del Vaticano” (25 giugno 1888). Grazie alla sua intransigenza anticlericale, attesta il Lemmi (rivista cit., 1886), la M. italiana si cattivò le simpatie della M. mondiale, che vedeva in essa la sentinella avanzata contro “il nemico più inveterato, più accanito, più ostinato e feroce” : il papato.

Con la morte del Lemmi (1906) la M. italiana si scisse : Saverio Fera, ch’era Luogotenente Gran Commendatore dei Supremo Consiglio di Palazzo Giustiniani, sede della M. bleu fino dal 1901, ricusò di riconoscere il Gran Commendatore effettivo nuovamente eletto Achille Ballori, e insieme con i suoi aderenti costituì un Supremo Gran Consiglio autonomo ed una Grande Loggia nazionale di rito scozzese antico ed accettato (1908), riconosciuta dai Supremi Consigli convenuti a Washington nel 1912. Alla M. di Palazzo Giustiniani si rimproverava d’essersi tutta data alla politica, d’essere diventata una setta ateistica, d’interferire sulle attività proprie del Parlamento e del governo, d’aver dato cioè all’Italia una cattiva copia della M. francese. Supremo Gran Commendatore e Gran Maestro della nuova M. fu confermato il Fera, che ebbe per successori Ricciardi, William Burgess, e quindi Raoul Palermi (1919). A Palazzo Giustiniani, al Ballori successero nell’ufficio di Gran Maestro Ettore Ferrari (1904-17), Ernesto Nathan (1917-1921), fiero anticlericale, rimasto famoso per le volgari contumelie lanciate contro il Vaticano, e Domizio Torrigiani. Le due obbedienze erano legate alle due maggiori correnti massoniche del mondo, quella alla M. anglosassone, questa a quella francese.

VI. M. e Fascismo. – Per molti anni la stampa e l’Azione Cattolica rimasero quasi sole nella lotta contro l’invadenza massonica che a poco a poco si andava impossessando dei gangli vitali delle nazioni latine. Nel 1895 a Roma fu fondata una associazione antimassonica e nel 1897 si tenne un primo congresso internazionale a Trento, seguito da altri. Purtroppo mancarono di preparazione e mezzi adeguati, e ingenui apologisti rimasero vittima dell’enorme trucco loro giocato da un volgare impostore, Gabriel Antoine Jogand-Pagés (1854-1907), sotto il finto nome di Leo Taxil, che si diede per un transfuga dalla M. e simulò le più mirabolanti rivelazioni.

Un movimento di più forte efficacia contro l’onnipotenza massonica si suscitò in Italia, come in altri paesi, fra la gioventù aspirante a farsi largo nell’agone politico, e a contrastare il terreno, con mentalità rinnovata e in piena libertà di movimento, ai vecchi partiti. Nel Congresso socialista di Reggio Emilia del 1913 il Mussolini sferrò una energica campagna per l’eliminazione della M. dal Partito, e la proseguì a fondo su l’Avanti!, sostenendo l’inconciliabilità tra M. e socialismo. Nello stesso anno l’Idea nazionale, organo del Partito nazionalista, apriva un referendum sui tre quesiti: l) se la M. era “compatibile con le condizioni della vita pubblica moderna”; 2) se le ideologie cui s’ispirano materialismo, umanitarismo, internazionalismo, corrispondano alle “tendenze del pensiero contemporaneo”; 3) se la sua azione nella vita pubblica, esercito, magistratura, scuola ecc., fosse “in beneficio o in danno del paese”. Con generale stupore le risposte da parte dei personaggi più ragguardevoli per dottrina e posizione sociale, pubblicate sul giornale dal 31 luglio al 9 Ott. 1913, riuscirono un grande e solenne plebiscito di condanna. Il referendum, raccolto in volume, venne pubblicato con una prefazione di Emilio Bodrero (Inchiesta sulla M., Milano 1925).

Quanto alla prima guerra mondiale, la M. di Palazzo Giustiniani si vantava d’aver influito in senso decisivo sull’esito finale, ma fu proprio in questo momento che presero vigore, non solo in Italia, ma in quasi tutti i paesi d’Europa, quelle correnti spirituali che acuirono la crisi antimassonica, la più profonda che mai la M. abbia attraversata. Rispetto alla M. italiana una prima offensiva avvenne in seguito al Congresso internazionale massonico di Parigi dei 1917, dove sembra che gli interessi della nazione fossero stati assai male tutelati di fronte alle altre potenze alleate. Il Gran Maestro Ferrari si vide costretto a dimettersi. In seguito alla “marcia su Roma” e all’avvento del fascismo al potere (ott. 1927), la M. non fu seconda a nessuno nell’adesione e nel plauso. Se in ciò la M. di Piazza del Gesù non conobbe misura e ritegno, neppure Palazzo Giustiniani trascurò alcun mezzo per accattivarsi le simpatie del nuovo Partito, dichiarando sulla pubblica stampa che “a dar vita ed alimento a quel moto nel suo inizio furono anche nuclei di fratelli molto autorevoli”, e che la M. aveva “un’anima fascista”. In un’assemblea generale tenutasi a Palazzo Giustiniani il 28 genn. 1923 intorno alla politica del fascismo, se riserva ci fu, essa consisteva negli eventuali rapporti con il Vaticano, riaffermando il principio della “laicità (dello Stato) nella più rigida concezione”. Una conciliazione con il Papa, ebbe a dichiarare il Torrigiani, “avrebbe nel fatto restituito al Papa posizione di sovrano temporale”. Il governo rispose, tramite l’agenzia Volta, che queste dichiarazioni avevano suscitata “una impressione nettamente negativa”. Il Gran consiglio fascista, da un canto, l’Associazione nazionalista dall’altro invitarono i loro aderenti a scegliere tra M. e Partito (febbr. 1923), e il Popolo d’Italia, mettendo in rilievo questi fatti, affermava dover essere auspicato coronamento di essi l’accordo tra l’Italia e la Chiesa. Il 18 maggio 1925 il Parlamento deliberava all’unanimità l’abolizione delle società segrete e già dall’ag. 1926 si iniziavano quegli approcci con il Vaticano che si conclusero con il Trattato Lateranense dell’11 febbr. 1929.

La M. di Piazza del Gesù si sciolse spontaneamente con vive proteste di fede fascista. Quella di Palazzo Giustiniani, nell’atto di sciogliersi (6 sett. 1925) costituì un Comitato clandestino d’organizzazione con pieni poteri, per mantenere in vita l’ordine di fronte alle necessità del momento. Essa seguitò ad esplicare la sua attività sotto la protezione della M. francese. Il Torrigiani, ritenuto corresponsabile dell’attentato dell’on. Zaniboni e del gen. Capello alla vita di Mussolini, venne arrestato e condannato a cinque anni di confine in un’isola, ma liberato dopo qualche tempo, morì a Firenze il 31 ag. 1932.

VII. SFORZI DI CONCENTRAZIONE MONDIALE PER LA CONCILIAZIONE CON LA CHIESA CATTOLICA. – In un congresso internazionale di corpi massonici di diversi riti nel 1902 a Ginevra, sì tentò di ravvicinare le diverse potenze sparse nel mondo, per dare ad esse una base di maggior solidarietà ed unità. Il principio religioso, dalle potenze anglosassoni (Inghilterra, Prussia, Scandinavia, Nord America) ritenuto tuttora valido, era invece ripudiato da quelle latine (Francia, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Ungheria, Egitto, America latina); fu istituito un Bureau internatìonal des relations maçonniques, con sede a Ginevra, diretto da Ed. Quartier-La-Tente, già Gran Maestro della Gran Loggia svizzera “Alpina”. Da esso emanò nel 1921 una Association maçonnique internationale (AMI) con il compito principale di ravvicinare fra loro, a guerra ormai finita, vincitori e vinti, mercé l’azione conciliatrice della M. statunitense, divenuta, come un tempo la M. inglese, la potenza massonica più forte e autorevole, il centro di gravitazione dello scozzesismo mondiale. Ma non raggiunse l’intento; né la M. francese volle recedere dal proprio dottrinarismo volteriano, né quella tedesca piegare l’orgoglio nazionale ferito. Sicché la M. americana si ritirò dell’A.M.I., imitata dalle altre potenze solidali, e l’Associazione ginevrina perdé gran parte della sua autorità.

Al tempo stesso Ossian Lang, Gran Cancelliere della Gran Loggia di Nuova York, in viaggio nei principali centri d’Europa, fondò a Vienna, con l’appoggio dei maggiori esponenti della M. austriaca, lo storico Eugen Lennhoff e il dott. Kurth Reichl, una associazione affine alla precedente, la Freimaurerliga, che professava di rispettare qualsiasi confessione religiosa, con tendenze spiccatamente conciliative verso la Chiesa cattolica, come dimostrano alcuni articoli del dott. Reichl sull’organo della Liga, la Wiener Freintaurer Zeitung. Nel sett. del 1930 essa tenne un convegno a Ginevra, dove accorsero rappresentanti di molte nazioni.

Già nel periodico inglese The Freemason del 13 nov. 1909 si potevano leggere espressioni come la seguente: “Con lo spirito liberale dominante negli Stati Uniti e in Inghilterra siamo sicuri che la Chiesa si persuaderà col tempo che noi non siamo suoi nemici, ma suoi alleati nella lotta contro le mostruosità ateistiche che usurpano il nostro nome a profitto di loro basse manovre”. Ora il Lang, dal giro d’ispezione sopra accennato, prese occasione per far qualche sondaggio. Egli, insieme al Lennhoff e al Reichl, ebbe un incontro ad Aquisgrana il 21 maggio 1928 con il gesuita p. Hermann Gruber, uno dei più apprezzati studiosi di cose massoniche del tempo, per discutere intorno ad una possibile intesa. La cosa, trapelata nella stampa profana, diede luogo ai più svariati e strani commenti. In dichiarazioni pubbliche il Reichl ed il Gruber riconobbero la fondamentale opposizione di principi che rendeva impossibile una vera conciliazione. L’unica intesa possibile poteva consistere solo in una migliore comprensione reciproca e in una maggiore lealtà e correttezza polemica, la fine di congiungere le forze per resistere efficacemente contro l’invadente ateismo e il comunismo.

Qualche anno appresso Albert Lantoine, il più autorevole storico moderno della M., morto nel 1949, membro del Supremo Consiglio dei 33 di Francia, diresse un pubblico patetico appello a Pio XI, in un volumetto a stampa intitolato: Lettre au Souverain Pontife (Parigi 1936). Invocava anch’egli armistizio e tregua, sempre nell’intento di miglior comprensione per unirsi contro il nemico comune, il comunismo ateo, il nazionalsocialismo pagano, il fascismo. L’organo ufficiale della Gran Loggia di Francia sconfessò il gesto del Lantoine, ma esso ebbe larga eco sì nella stampa massonica che in quella profana. Il padre J. Berteloot, da esperto conoscitore, espose su la Revue de Paris (15 sett. 1938) l’aspetto cattolico della questione, che è stata poi ampiamente dibattuta dall’una e dall’altra sponda. Ne resta un documento caratteristico nei 2 voIl. del p. Berteloot (v. bibl.).

VIII. RESURREZIONE DELLA M. IN ITALIA. – Caduto il governo fascista in Italia, la M. tornò subito sulle posizioni perdute; ma tali e tanti furono i corpi massonici che si pretendevano legittimi credi di quelli scomparsi da derivarne una indicibile confusione. Il dott. Melwin Johnson, Sovrano Gran Commendatore della giurisdizione nord degli Stati Uniti, in un discorso del 18 apr. 1950 a Palazzo Brancaccio rivelò essersi formati “una ventina di Supremi Consigli e di Grandi Logge ” (Mondo massonico, 5 [1950], p. 34).

Va premesso che l’art. 13 della Costituzione della Repubblica Italiana, approvato l’11 apr. 1947 dall’Assemblea Costituente, stabilisce: “Sono proibite le associazioni segrete”. La situazione giuridica in cui la Costituzione pone le società segrete dovrà andar disciplinata da una apposita legge. Intanto essa non impedisce alla M. di esplicare la sua attività in segreto, bensì essa è tenuta, come le altre società, a denunziare ai poteri pubblici i propri statuti, le proprie sedi e i capi responsabili. Quattro principali obbedienze attualmente richiamano una speciale attenzione .

1. M. scozzese simbolica di Palazzo Giustiniani. Questa, avendo conservato una successione di continuità mediante i comitati provvisori di governo, ricostituì il 12 nov. 1945 i propri organi, creando in G. Guastalla il Sovrano Gran Commendatore e in G. Lay il Gran Maestro, con sede in un modesto quartiere del Palazzo Giustiniani, già proprietà della M. ora in mano dello Stato. Al Lay successe l’avv. Ugo Lenzi, che insieme alla carica di Gran Maestro riveste quella di Supremo Gran Commendatore. Questi, in vari discorsi fatti nei convegni regionali a Milano, Napoli, Torino, insiste sul punto della laicizzazione, per cui si tiene in posizione di vigile attesa verso il governo democristiano. Nel resto si professa in politica al di sopra dei partiti; in religione contrario ad ogni confessione dogmatica e per la “libertà di pensiero e di coscienza nella libera ricerca del Vero senza apriorismi, senza fabulazioni mitologiche, ma con la sola guida del buon senso, della ragione, delle scoperte delle scienze naturali e con l’ausilio della filosofia”. Adotta una dichiarazione di principi votata dalla Gran Loggia svizzera “Alpina” il 21 maggio 1949, secondo la quale si riconosce e invoca il Grande Architetto dell’Universo e viene ripristinato l’antico rito della Bibbia sull’altare. Considera i Patti Lateranensi come una “abdicazione di conquiste civili già acquisite dallo Stato di fronte al Vaticano”, e “una catena che dev’essere spezzata”.

2. M. di rito scozzese antico ed accettato. – Questo ramo ha ripreso un’organica omogeneità solo dopo lunghe e travagliate pratiche, anche a causa del disfacimento completo in cui lo aveva lasciato l’ultimo Sovrano Gran Commendatore Palermi, ora con l’abdicare, ora con il rivendicare le cariche già rivestite. Ad esso specialmente si riferisce la constatazione del dott. Johnson che si è riferita. Si giunse finalmente nell’ott. 1948 a radunare un congresso a Napoli, da cui emanò una Giunta provvisoria di governo con sede a Roma (via Sistina 48), destinata a predisporre una costituente nazionale che ebbe luogo in Roma, al Palazzo Brancaccio, il 24-25 apr. 1949. Questa, ottenuta la fusione di talune della Grandi Logge, spuntate dopo il fascismo, ricostituì un Supremo Grande Consiglio, di cui risultò eletto Supremo Gran Commendatore il sen. Arturo Labriola (rinunziante in sett. 1950); ed una Gran Loggia, della quale fu fatto Gran Maestro il sen. Giuseppe Fusco, quindi, rinunziando il Fusco, il col. Raffaele Ridolfi. La M. di Palazzo Brancaccio, eccetto il rito, non pare che molto differisca nel programma da quella di Palazzo Giustiniani. Le circolari emanate dal Labriola echeggiano principi e propositi press’a poco identici: “ristabilire la sovranità laica del paese”, reagire alla novella usurpazione clericale dei pubblici poteri “netta separazione dello Stato dalla Chiesa”, opporsi al Partito democristiano “datosi a tutt’uomo alla clericalizzazione d’Italia”, asservito alle mire ambiziose di potenza delle “gerarchie ecclesiastiche e del Vaticano” (circolari 25 giugno e 20 sett. 1949).

3. M. di rito scozzese autonomo e pseudocattolica. Questo gruppo risiede presso l’antica sede di Piazza del Gesù e risulta costituito dalla fusione di un certo numero di logge che facevano capo al barone Furio Romano Avezzana, m. a Roma il 15 giugno 1949, con altre logge dipendenti da G. C. Terzani e da Manfredi de Franchi, le prime con sede in via della Mercede, queste in Piazza del Gesù. L’Era Nuova, organo del gruppo, nel numero del sett. 1947, faceva la seguente professione di fede: “In una nazione cattolica come l’Italia, il cristianesimo dei liberi muratori italiani non può essere che l’unico, il vero, l’etica cattolica”. S’intendeva cioè inaugurare una M. cattolica. Sulla stampa profana si parlò di accordi tra il Vaticano ed una certa M., e si notò una intensa propaganda in ambienti cattolici per attirarvi adepti. L’arcivescovo di Trento, preoccupato di tali manovre, chiese al S. Uffizio quel che se ne doveva pensare; e il cardinale, segretario di questo S. Tribunale, il 20 apr. 1949, rispose: “nulla è avvenuto da poter far cambiare in questa materia la decisione della S. Sede, perciò rimangono sempre nel loro valore, per qualsiasi forma di M., le disposizioni del diritto canonico”.

Non cessando però questi artificiosi armeggi, L’Osservatore Romano del 19 marzo 1950 pubblicò un articolo del p. Cordovani, Maestro dei SS. Palazzi, in cui si smentiva che la M., almeno di certo rito, non fosse più in contrasto con la Chiesa, che anzi, per una specie di accordo conchiuso, era lecito ai cattolici ascrivercisi; ribadiva “Che nulla è mutato nella legislazione della Chiesa in ordine alla M.”, soggiungendo: “i vescovi sanno che il can. 684, e specialmente il can. 2335, che infligge la scomunica a quanti danno il proprio nome alla M., senza distinzione di riti, sono in pieno vigore, oggi come ieri; e tutti i cattolici lo debbono sapere e ricordare per non cadere nell’inganno”.

4. Aggruppamento scozzese di Bari. – Sorto presso una Loggia Madre “Onore e Giustizia”, di Bari, che aveva per venerabile tal Liborio Granone, eresse il 24 maggio 1945 un Supremo Consiglio Ortodosso per l’Italia meridionale e le isole, e quindi, trasferitosi a Roma, una Gran Loggia, di cui divenne Supremo Gran Commendatore e Gran Maestro il predetto Granone.

IX. DATI STATISTICI. – E difficile dare dati statistici della M. italiana ancora in via di ricostruzione. Su dati forniti da fonte ufficiale si calcola che, tra le famiglie regolari e irregolari, potranno esservi in Italia ca. mille logge, con un complesso di 50.000 associati. Il Grande Oriente di Palazzo Giustiniani supera le 400 logge con 25.000 iscritti.

La M. in Germania, che nel periodo prehitleriano si calcola contasse ca. 70.000 membri, dopo l’abolizione per, i decreti nazisti del 1933, fu sciolta e i beni confiscati. Prese a risorgere nel 1945 e ben presto riunì 6700 massoni provenienti da tutte le zone di occupazione, anche quelle soggette all’URSS, dove la M. è tuttora vietata. Si è ricostituita una Grande Loggia, con sede a Francoforte, con 146 sezioni locali, aventi a Gran Maestro il dott. Theodor Vogel di Bayreuth (Baviera).

La M. dell’America del nord, considerata già come la più forte e potente del mondo, negli ultimi decenni ha raggiunto nuovi notevolissimi progressi. E’ divisa in tre distinti rami.

M. simbolica (Master Mason), che trae origine dalla prima Gran Loggia di Londra e conferisce solo i primi tre gradi simbolici, distinta in Grandi Logge regionali e in una Grande Loggia nazionale, e conta ca. 3.000.000 di membri.

M. di rito scozzese, che conferisce i gradi dal 4° al 32°, distinta in due giurisdizioni . Supremo Consiglio della giurisdizione del Sud, fondato nel 1801, con sede a Washington, di cui è Supremo Gran Commendatore John Cowley, e conta 250.000 membri; e Supremo Consiglio della Giurisdizione del Nord, fondato nel 1813, con sede a Boston, il cui Supremo Gran Commendatore è Melvin M. Johnson, e conta ca. 300.000 membri.

M. del rito di York. Oltre ai corpi riconosciuti regolari, ed altri non riconosciuti tali, come la M. nera (The Negro Masons), la quale si crede conti ca. un milione di iscritti, esistono in America innumerevoli confraternite di carattere umanitario o ricreativo (Friendly Societies), considerate come ramificazioni massoniche, e contano dai sei ai sette milioni di iscritti. Dato che le statistiche del 1910 annoverano in tutte e tre le giurisdizioni in cui allora si dividevano gli Stati americani 1.321.530 membri, si può giudicare del grande progresso fatto in meno di un quarantennio. Non meno rilevante è l’aumento della M. mondiale, che nel 1910 si calcolava a ca. 1.744.878 membri, mentre oggi deve per lo meno ritenersi triplicata.

X. DOTTRINE E RITI. – La filosofia religiosa della M., sulle tracce segnate da Lessing, Herder e Fichte, pone tutte le religioni sul medesimo livello, considerando in esse non altro che il prodotto di quel dato grado di civiltà e di cultura che ha raggiunto il popolo che le professa; una tappa nel processo evolutivo dell’umanità, verso quella suprema meta in cui tutti gli uomini avranno raggiunto il possesso della “vera luce”. La fede cristiana e cattolica, alla quale le vecchie corporazioni operative rimasero sempre tenacemente attaccate, si è andata man mano dissolvendo, verso un perfetto agnosticismo religioso nella M. latina, che ha detronizzato Iddio e posto il Divin Redentore alla pari di tanti altri eroi dell’umanità. A dire del Findel, quella che per taluni sarebbe la vera filosofia della M. non è in realtà che una tarda sovrapposizione dell’età del filosofismo alla genuina dottrina massonica, la quale consisterebbe nei “principi eterni ed immutabili comuni a tutte le religioni”, principi che ognuno ha diritto di vagliare e far suoi con “piena libertà di opinioni”. Non dovendo la mente umana inchinarsi ad altre verità fuori di quelle ch’essa può da se stessa indagare e comprendere, ne segue che la religione cattolica, con le sue verità rivelate positive e dogmatiche, va eliminata come tutto ciò che non soggiace al controllo della ragione e della scienza, e relegata fra i miti e le superstizioni. La stessa formula del Grande Architetto dell’Universo che troneggia sull’ara del tempio massonico, e il volume della Bibbia, per i più non rappresentano che residui e tradizioni ereditate dalle vecchie maestranze e non implicano la positiva credenza in un Dio personale e nella Rivelazione, ma solo una certa religiosità evanescente che ciascuno può intendere a modo suo. La meta che la M. si propone di raggiungere è l’emancipazione dell’umanità da ogni sorta di schiavitù, civile, religiosa e morale. In ciò consiste il supremo grado di perfezione a cui il massone può e deve aspirare, attraverso il simbolismo e i misteriosi riti dell'”arte reale”. I tre gradi di apprendista, compagno e maestro, nei quali si concreta in compendio tutta la grande piramide degli alti gradi, corrispondono alle diverse tappe di questo cammino verso la “vera luce”. Il primo grado rappresenta il passaggio dal mondo profano alle soglie del nuovo mondo; il secondo, ch’è simboleggiato dal passaggio fra le colonne di Booz e di Jakin, introduce nel tempio della pura umanità; il terzo, il cui simbolo consiste nel tracciare dei segni su di una tavola, fa del massone la pietra ormai atta per l’edificio della perfetta umanità. A siffatte concezioni, circonfuse di un vago e vaporoso misticismo, vanno spesso congiunte altre pratiche esoteriche, gnostiche, teosofiche, spiritiche, cabalistiche.

Nella molteplicità di riti adottati nelle innumerevoli sette massoniche, esiste altresì una grande varietà di gradi. Il famigerato Giacomo Cagliostro fondò in parecchie città logge del rito di Memphis che avevano 90 gradi, e del rito di Misraim che ne avevano 96. Ma nello stesso rito scozzese, che è, il più antico e il più comunemente adottato, non mancano difformità quanto alla piramide dei gradi. Così il Rito scozzese filosofico ammette 18 gradi, lo Scozzese primitivo 25, 33 il rito Scozzese antico ed accettato, risultante dalla combinazione dello scozzesismo francese con un nuovo rito introdotto nel 1801 a Charlestown, nelle Caroline, che oggi è il più diffuso di tutti. Questi 33 gradi sono distinti in quattro classi : i primi tre, detti simbolici, comprendono i tradizionali gradi di apprendista, compagno e maestro; i quindici seguenti sono detti capitolari; i dodici ulteriori filosofici; e gli ultimi tre amministrativi e sublimi. Alle diverse categorie di gradi corrispondono i diversi organi gerarchici dell’Ordine, cioè Logge, Capitoli, Consigli, Grande Oriente e Supremo Consiglio. Quest’ultimo, che ha a capo il Sovrano Gran Commendatore, assistito da un Principe del Real Segreto, da un Grande Ispettore e da un certo numero di 33, di regola deve essere unico per ciascuna nazione e riveste i supremi poteri legislativi e giudiziari dell’Ordine. Molti degli appellativi attribuiti ai singoli gradi derivano da leggende medievali relative all’erezione del tempio di Gerusalemme ad opera di Hirami-Abi e all’arte muraria. Dal 300 grado in su il simbolismo cessa e subentra quello che in linguaggio massonico si chiama “real segreto” o “arte reale”, dovendosi supporre che a quel punto la luce si sia manifestata senza velo o mistero. Sarà opportuno notare che gli alti gradi non sono una invenzione recente. Già nella M. operativa e nella M. politica si andò adottando questo metodo fin dal sec. XVII, sia per porre argine ad iniziative individuali che potevano degenerare in anarchia, sia per motivi di ordine puramente amministrativo o politico. Ma la grande voga degli alti gradi incomincia al principio del sec. XIX.

XI. CONDANNE EMANATE DALLA S. SEDE. – La S. Sede non tardò a scorgere nella M. una istituzione infesta alla religione ed eversiva degli stessi ordinamenti civili: Clemente XII con lettera apostolica In eminenti del 28 apr. 1738 ne colpì gli aderenti con scomunica riservata al Pontefice, e ordinò ai vescovi di procedere contro i massoni come verso persone vehementer sospette di eresia, dichiarando che, nell’opinione pubblica, dare il nome alla M. equivaleva ad incorrere in una pravitatis et perversionis notam. Benedetto XIV rinnovò la condanna con la cost. Providas, del 17 maggio 1751, come fecero Pio VII, Leone XII ed altri. Vanno ricordate perché di particolare importanza la cost. Apostolicae Sedis di Pio IX, l’encicl. Humanum genus di Leone XIII, e l’allocuzione concistoriale del 20 nov. 1911 di Pio X.

La S. Congregazione del S. Uffizio il 27 giugno 1839 dichiarò che nella condanna generale va compresa anche la M. scozzese d’Irlanda e nordamericana; e il 20 giugno 1894 vi comprese talune associazioni umanitarie americane di emanazione massonica. La S. Congregazione di Propaganda Fide ha emanato istruzioni per i luoghi di missione. La disciplina vigente è compresa nei cann. 684, 2335 e 2336 del CIC; il primo ammonisce gravemente i fedeli di guardarsi dal dare il nome ad associazioni segrete, condannate, sediziose o sospette, o che comunque si sottraggono alla vigilanza ecclesiastica; il secondo infligge la scomunica ipso facto incurrenda riservata alla S. Sede a chi dà il nome alla M.; il terzo infligge pene speciali ai chierici. – Vedi tav. XXV.

BIBL.: Gli atti relativi alla M. emanati dalla S. Sede, si trovano per esteso, cronologicamente disposti, in : Codicis iuris canonici fontes cura E.mi P. Card. Gasparri editi (Roma 1923-39, 9 voll.), II nn. 412, 179, 481, 504, 507, 508, 542, 544; III, nn. 552, 563, 571, 591; IV, nn. 877, 896, 899, 932, 1012, 1056, 1080, 1085, 1100, 1204; VII, nn. 4871, 4910, 4937; VIII, 6432. Opere di bibliografia sistematica : *A. Wolfstieg, Bibliographie der freimaurerischen Literatur, Burg a. M. 1911-13, 3 voll.; F. Denais e R. Lay, Bibliographie de la Franc-Maçonnerie et des sociétés secrètes, Parigi 1912, Sgg.; * P. Maruzzi, Opere per una biblioteca massonica. Suggerimenti bibliografici, Roma 1921.

La Civ. Catt., il periodico italiano che ha seguito con particolare attenzione lo svolgimento dell’azione massonica, specialmente in Italia, offre negli Indici generali un’utile fonte bibliografica.

Opere storiche e di carattere generale: N. Deschamps-Cl. Jannet, Les Sociétés secrètes et la Société, ou Philosophie de l’histoire contemporaine, 3 voll., Avignone 1883; G. Bord, La Franc-maçonnerie en France des origines à 1815, Parigi 1908; W. Begemann, Vorgeschichte und Anfange der F. M. in England, in Irland, in Schottland, 4 voll., Berlino 1909-14; *R. F. Gould, The history of Freemasonry, Londra 1913; id., A concise history of Freemasonry, ivi 1921; *A. Lantoine, Histoire de la Franc-Maçonnerie francaise: I, La Franc-Maçonnerie chez elle, Parigi 1927; *G. Huard, L’Art Royal: essai sur l’histoire de la Franc-Maçonnerie, Parigi 1930; *E. Lennhoff, Die F. M., Vienna 1928; *A. Lantoine, II, La Franc-Maçonnerie écossaise, Parigi 1930; id., III, La Franc-Maçonnerie dans l’Etat, ivi 1935; J. Berteloot, La Franc-Maçonnerie et l’Eglise catholique, I, Perspectives de Pacification. II, Motifs de condamnation, 2 voll., Losanna-Parigi-Bruxelles 1942; id., Les Francs-Maçons devant a l’histoire. Origine et diversité, Losanna-Parigi-Bruxelles, 1949 (in continuazione). Circa i famosi trucchi del finto convertito Leo Taxil, v. H. Gruber, Leo Taxils Palladismus-Roman, oder Enthüllungen Dr. Batailles, Domenica Margiottas und Diana Vaughans über F. M. und Satanismus, Berlino 1897. Circa il compagnonnage, v. E. Martin St-Leòn, Le Compagnonnage. Son histoire, ses coutumes, ses règlements et ses rites, Parigi 1901; id., Histoire des Corporations de métiers, Parigi 1941.

Per la M. italiana in particolare si segnalano : H. Gruber, Mazzini, F. M. und Weltrevolution, Ratisbona 1901, trad. it. di P. Polidori, Roma 1908; D. Spadoni, Sètte, cospirazioni e cospiratori nello Stato Pontificio all’indomani della restaurazione, Torino 1904 (di 3 voll. promessi non uscì che il primo); O. Dito, M., carboneria ed altre società segrete nella storia del Risorgimento italiano, Torino-Roma 1905; *U. Bacci, Il libro del massone, Roma 1911; A. Luzio, La M. e il Risorgimento italiano, Bologna 1925, 2 voll. (sfronda i vantati meriti della M. nel Risorgimento); *G. Leti, Carboneria e M. nel Risorgimento italiano, Genova 1925 (polemizza col Luzio in difesa della tesi massonica); *U. Triaca, Abrégé de l’histoire de la Franc-Maçonnerie italienne, Parigi 1948, particolarmente interessante per i particolari sulle vicende più recenti. Sui programmi delle tre principali obbedienze massoniche in Italia dopo la ricostituzione, si veda, per quella di Palazzo Giustiniani, oltre l’organo La rivista massonica, i discorsi programmatici del Gran Maestro *U. Lenzi, Ai liberi muratori italiani, 20 marzo 1949, Roma 1949; Riunione massonica lombarda, 6 giugno 1949, ivi 1950; Rivendichiamo il XX Settembre, 18 sett. 1949; Riunione massonica piemontese, 17 dic. 1949, Roma 1950; nonché *G. Francocci, La M. nei suoi valori storici e ideali, con prefazione di U. Lenzi, Milano 1949; per l’obbedienza di Palazzo Brancaccio: *Il Mondo massonico, Bollettino ufficiale della Comunione italiana della M. universale di rito scozzese antico ed accettato, Napoli-Roma 1949 sgg.; per l’obbedienza di Piazza del Gesù: *Era Nuova – Bollettino massonico, Roma 1946 sgg. Notizie sintetiche accurate: K. Algermissen, in LThK, IV, pp. 167-72; U. Barengo, in Dizionario di Politica, III, 1940, 65-67; B. Dolhargaray, in DThC, VI coll. 722-31; Enc. Britannica, IX, 732-39; G. Gautherot, s. v. in DFC, II, coll. 95-131; A. M. Ghisalberti, a. v. in Enc. Ital., XXII, PP. 535-37; M. Rosi, s. v. in Dizionario del Risorgimento italiano, I. I fatti, 645-51.

Le voci distinte con * sono di fonte e di professione massonica.

Pietro Pirri S.J., dell’Ist. Storico della Compagnia di Gesù

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