LA LOGGIA AUSONIA ED IL PRIMO GRANDE ORIENTE ITALIANO

LA LOGGIA AUSONIA ED IL PRIMO GRANDE ORIENTE ITALIANO

Capitolo XV

Fondazione della Loggia “La Sebezia”. e del Grande Oriente di Napoli.

Il Supremo Consiglio deluso in tal modo nelle sue speranze in merito al Fratello Nigra e desideroso di provvedere in quell’ora agli interessi più vitali dell’Ordine, invitava ad assumere le funzioni di Gran Maestro interinale il primo Gran Maestro Aggiunto Filippo Cordova il quale, fin da quando era stato accolto tra i membri del Grande Oriente, aveva, in una lettera di ringraziamento dichiarato: «Procurerò, per quanto mi sarà possibile, di adoperarmi nell’interesse dell’Ordine in modo da mostrare che non avete posta la vostra fiducia in persona che non mostri di valutarla altamente». Gli subentrava nella carica di primo Gran Maestro Aggiunto il Fratello avv. Elena che lasciava il posto di Grande Oratore al Fratello prof. Peroglio.

Il 14 febbraio del 1862 il Fratello ingegnere Enrico Lemaire della Loggia Ausonia notificava al primo Gran Sorvegliante, l’avv. Flori, «di aver trovato in Napoli sette Fratelli dispersi e con essi di aver poste le basi ad una Loggia intitolata “La Sebezia”, la prima sorta nel mezzogiorno dell’Italia continentale dopo la cacciata dei Borboni; che in poco tempo ne erano nate delle altre e che la sua si sarebbe messa in relazione con tutte non appena avesse posseduto regolamenti proprii e statuti generali».!

Il Fratello Flori si affrettava a rispondergli congratulandosi con lui, anche a nome del Grande Oriente, «dei suoi lavori massonici»; e perché potesse proseguire «un’opera così bene iniziata», gli spediva alcune copie delle Costituzioni, il protocollo della prima Assemblea Costituente e diverse circolari inviate dal Supremo Consiglio alle Logge. «Appena farete domanda della patente, soggiungeva, sarà mia cura di spedirvela, ciò che spero farete prontamente per essere legalmente costituiti. Noi siamo sicuri che voi vi adoprerete con tutte le forze per ottenere, nell’interesse dell’Ordine, che le Logge costì sedenti riconoscano il Grande Oriente Italiano.

«Dalla circolare che qui unisco rileverete che al primo Marzo, d’ordine del Grande Oriente, siradunerà l’ Assemblea Generale per la nomina del Gran Maestro; procurate, ve ne prego, di farvi rappresentare e, se non potete trasferirvi a Torino, delegate un Fratello che risieda inquesta città a quell’epoca.

«Per quanto vi possa occorrere, il Grande Oriente si mette a vostra disposizione per aiutarvi».

Ma i Fratelli della loggia La Sebezia finivano per provvedere ai loro casi diversamente; su proposta del Vecchio Massone Domenico Angherà fondavano in Napoli, verso i primi del mese di marzo, un nuovo Grande Oriente risiedente in quella stessa Loggia e quindi rispondevano al Fratello Flori quanto segue:

«Carissimo Fratello,

«In seno di questa troverà copia massonicamente legale del temperamento preso da questo nostro Grande Oriente Italiano. E si è stimato prudente consiglio, onde non destare sospetto nelle varie suscettibilità massoniche, l’attendere poco altro tempo, fino a tanto che l’Italia non abbia Roma per Capitale, a riconoscere nella Città Eterna il Grande Oriente Nazionale.

«Rincresce che qualche Officina Massonica che qui si vuole esistente, s’abbia dichiarata tributaria ad altro Potere Massonico al di là del Faro.

«A me piacque sempre lavorare nel puro senso massonico-umanitario e dirigere i lavori della Rispettabile Loggia La Sebezia, da me presieduta, secondo il Rito Scozzese Antico ed Accettato e non dipartirmi punto dal retto sentiero tracciato dagli Statuti Generali dell’Ordine.

«Accetti, carissimo Fratello, per tre volte il fratellevole amplesso e Fraternamente mi creda «All’Oriente di Napoli li 15 aprile 1862.

«Il Fratello Venerabile della Rispettabile Loggia La Sebezia.

«Angherà Domenico».

Questa lettera portava unito il seguente verbale: «Il Grande Oriente di Napoli riunito in comitato centrale, prendendo in seria considerazione il rispettabile uffizio diretto al Fratello Venerabile della Rispettabile Loggia La Sebezia dall’Illustrissimo Fratello Flori, in nome del Grande Oriente Italiano residente in Torino, dietro matura riflessione ha deliberato quanto appresso:

«La società dei Liberi Muratori che nella storia, con vocabolo di convenzione universale, vien detta Franca Massoneria, ha per base e principio l’esistenza di Dio, che riconosce sotto il nome di Grande Architetto dell’Universo, per mezzo della pratica della Virtù, e per fine il perfezionamento del cuore umano. Essa abbraccia tutto il Globo perché ogni abitatore del Globo ha un cuore capace di perfettibilità.

«La Franca Massoneria in ogni distinta nazione si appella Massoneria Nazionale. Ogni Massoneria Nazionale comprende un numero più o meno grande di Officine o Logge filiali dipendenti da una Loggia, che dicesi Loggia Madre, sita nella Capitale della Nazione.

Qualunque Massoneria Nazionale ha un Grande Oriente che si compone delle rispettive deputazioni di tutte le Logge filiali della Nazione.

«La nostra Italia divisa in tante piccole nazioni, per la tristezza dei tiranni, portò di

conseguenza la divisione della Gran Famiglia Massonica Italiana in tante Massonerie Nazionali per quanti erano gli Stati in cui fu tirannicamente divisa. I Massoni dell’Italia Meridionale, benché perseguitali e martoriali sotto tutti i riguardi, furono pure, come registra la storia, i più fidi e costanti a serbare in petto il sacro deposito dei principii massonici umanitari.

«Il Grande Oriente di Napoli è proverbiale nella storia della Franca Massoneria. Libero appena il pensiero sotto il più Galantuomo dei Re, la società dei Liberi Muratori ha creduto riprendere subito i suoi travagli ed addirsi, secondo i suoi professati principii, al perfezionamento dell’uomo; la prima Loggia in Napoli che manifestò segni di vita è stata La Sebezia.

«Alcuni Figli della Vedova, ignorando i veri Statuti Massonici e non sapendo reggersi da se soli, ricorsero altrove a mendicare un punto di appoggio. I membri della Sebezia si mantennero dignitosi al proprio centro.

«Se le vicende politiche avessero sollecitato il conseguimento di Roma (che è la legittima Capitale dell’Italia ed ove un giorno dovrà ogni Massone riconoscere il centro della Massoneria Nazionale Italiana) i Figli della Loggia La Sebezia, che al momento rappresenta la Massoneria locale nel Grande Oriente di Napoli, sarebbero stati i primi a recare in trionfo il rispettivo ramo di acacia sulle avite rive del Tebro.

«Ma siccome le complicazioni politico-religiose ritardarono ancora il cammino (lo che speriamo non si allunghi di troppo) al possesso del Campidoglio, così il Grande Oriente di Napoli ha stimato, nella sua saviezza, mettersi in buona armonia col Grande Oriente di Torino, o Italiano come si pretende appellare (il titolo a nulla vale o influisce), e lo invita ad agire di conserva per fare i più caldi e massonici voti onde quanto prima Liberi Muratori della Massoneria Nazionale d’Italia s’avessero tutti a centralizzare nel Grande Oriente di Roma.

«Il Grande Oriente di Napoli non riconosce legittimi quei Figli che, contro gli Statuti Generali dell’Ordine, si sono scissi dal suo seno o resi tributari d’un qualsiasi altro Ordine. I Liberi Muratori delle provincie continentali e meridionali d’Italia non sapranno riconoscere altro

Grande Oriente fuori quello di Napoli e fanno incessanti voti al Grande Architetto dell’Universo per rinunciare volontariamente a questo e riconoscere prestissimo il Grande Oriente d’Italia in Roma.

«I Fratelli Massoni della Sebezia marcano una notabilissima differenza fra Grande Oriente Italiano e Grande Oriente d’Italia.

«Dato dal Grande Oriente di Napoli li 15 marzo 1862.

«Per copia conforme, dal verbale delle deliberazioni ordinarie.

«Il Segretario ad interim

«Gaetano Latessa».

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