L’INIZIAZIONE MASSONICA

L’INIZIAZIONE MASSONICA


Forma particolare dell’Iniziazione Massonica.


Ogni “iniziazione” ha le sue forme particolari e l’Iniziazione Massonica, derivata dalle iniziazioni operative e compagnoni che, si riferisce ad una parte dell’arte del costruire e, dall’altra, o “misteri antichi” col mito di Hiram.

Certi autori, più immaginativi che critici, hanno affermato, senza valide prove, che la Massoneria era la continuazione dell’Ordine dei Templari; altri hanno detto che era stata istituita dalla misteriosa Fraternità dei Rosa+Croce; altri ancora hanno voluto far risalire la sua origine a tempi remotissimi; alcuni sono giunti fino ad Adamo che sarebbe stato il primo massone! Una parentela certa esiste fra i simboli e i riti massonici e compagnonici: Questi ultimi sono sicuramente i primi, ma non possiamo fissare, che molto approssimativamente, l’epoca in cui la Libera Muratoria da operativa è divenuta speculativa. Ritorneremo sull’argomento. L’Arte di costruire il Tempio ideale, questo è lo scopo che si propone la Massoneria. Questo Tempio è, dapprima, l’Uomo, poi, la Società. Nell’Iniziazione Massonica, il profano nel “ricevere la Luce” diviene apprendista massone; il suo lavoro essenziale consiste nello “sbozzare la pietra grezza” e per ciò due utensili gli sono sufficienti: il maglietto e lo scalpello.
Quando la sua abilità si sarà sviluppata, diverrà “compagno” e imparerà l’uso di nuovi arnesi.
Più tardi accederà alla dignità di “Maestro”, che gli darà il diritto e il dovere di insegnare la Scienza Massonica agli Apprendisti ed ai Compagni. Nei primi due gradi il Massone agisce su se stesso: da “Pietra grezza” diviene “Pietra cubica”
e può allora integrarsi al suo posto nell’edificio o, meglio, nel Tempio ideale.
Questo lavoro è più o meno lungo da compiere; alcuni possono non giungere a “sbozzare la pietra grezza”, e non per mancanza ci capacità, ma perché non ne sentono la necessità. Costoro, benché iniziati virtualmente, non hanno veramente ricevuto la luce. È su questi “Massoni”, che non lo sono, che il pubblico forma il suo giudizio e così si trova calunniata la Libera Muratoria, della quale si disconosce la vera grandezza.
La forma particolare dell’Iniziazione Massonica si esprime nei simboli della Squadra e del Compasso. Valore tradizionale e mistico dell’Iniziazione Massonica L’Iniziazione Massonica è completa in se stessa, quando il Massone, dopo aver raggiunto successivamente i gradi di Apprendista e di Compagno, giunge finalmente al grado di Maestro. Ma l’Iniziato deve poter spezzare il “guscio mentale”, cioè evadere dal razionalismo sterilizzante, per giungere alla trascendenza; solo spezzando quel guscio è possibile accedere alla vera iniziazione. La scienza non è che una credenza che poggia su ipotesi senza essa rinnovate; è vano e illusorio chiederle ciò che non può dare: la Conoscenza spirituale. “La conoscenza o l’intelligenza del divino”, dice Giamblico (De mysteriis 2°, 11), “non basta a unire a Dio i fedeli, altrimenti i filosofi, con le loro speculazioni, realizzerebbero l’unione con gli dei. E l’esecuzione perfetta e superiore dell’intelligenza di atti i ineffabili è la forza inspiegabile dei simboli, che sono l’intelligenza alle cose divine”. Ora, la Libera Muratoria è una vera scuola di iniziazione e non, come comunemente si crede, una associazione fraterna orientata verso scopi più o meno politici.

GLI ATTREZZI

Squadra e Compasso

Questi due arnesi sono sempre associati nel simbolismo massonico.   La Squadra è uno strumento “avente la proprietà di rendere i corpi quadrati, con essa è impossibile fare un corpo rotondo. La Squadra, sospesa al cordone del Venerabili, significa che la
volontà di un capo di Loggia non può avere che un senso, quello degli statuti dell’Ordine, e che essa non deve agire che in una sola maniera, quella del bene” (Ragon). Per assonanza, senza dubbio, si dà generalmente alla squadra il senso di “equità”. La Squadra è formata dalla riunione dell’orizzontale e della verticale. Per Oswald Wirth simbolizza l’equilibrio che risulta dall’attivo e dal passivo. Tuttavia la dissimmetria della Squadra non permette questa maniera di vedere; il Tau greco meglio corrisponderebbe a questa definizione. L’equilibrio è uno stato statico; ora, la Squadra, per la sua mancanza di simmetria – se si suppongono i suoi lati ineguali o anche se la si fa riposare su uno dei suoi lati – traduce, al contrario, uno stato attivo, dinamico.
È interessante notare che in astrologia l’angolo di 90° (la Squadra) fra due pianeti, chiamato “quadrato” o “quadratura”, è considerato come “malefico”. La Squadra si riferisce, infatti, alla “Materia” che essa simbolizza, che essa rettifica e che ordina. L’organizzazione dal Caos non avviene senza difficoltà, senza male. D’altra parte il “quadrato” astrologico, per quanto “dissonante”, è lungi dall’avere sempre una portata malefica; indica sovente un eccesso di attività, una rottura di equilibrio.
La Squadra rappresenta, in un senso, l’azione dell’Uomo sulla Materia e, in altro senso, l’azione dell’Uomo su se stesso. Se si riferisce alla Materia, la Squadra è passiva, mentre il Compasso, che designa lo Spirito, è attivo. Lo vedremo poi.
Il Venerabile porta come gioiello la Squadra sospesa al suo collare; in questa Squadra i due lati non sono uguali, stanno nel rapporto di tre a quattro, i due lati del triangolo rettangolo dei pitagorici. Essa è generalmente ornata nel suo diritto e ciò implica un senso ben definito. Sul petto del Venerabile, il lato più lungo si trova a destra; così è significata la preponderanza dell’attivo (lato destro) sul passivo (lato sinistro).
Il gioiello dei Venerabili d’onore (Ex Venerabili) è simile, ma comporta in più, sospeso fra i due lati della Squadra, la dimostrazione del teorema di Pitagora. Ciò simbolizza nettamente la scienza massonica che deve possedere colui che la porta.
È proprio perché il ruolo del Venerabile è di creare dei perfetti Massoni che egli porta la Squadra, segno di rettitudine e strumento indispensabile a trasformare la pietra grezza in un esaedro perfetto (pietra cubica). I Massoni, convenientemente formati, saranno poi idonei a partecipare all’edificazione del Tempio ideale di cui saranno essi stessi le pietre perfette. Saranno anche, al tempo stesso, passivi e attivi, costituiti e costitutori.
Il Compasso è certo fra gli strumenti più antichi che l’uomo abbia inventato, quando ebbe acquisito la nozione del cerchio. Serve, non soltanto, a tracciare dei cerchi, ma anche a prendere e riportare delle misure. (dal latino compassare, misurare col passo)
Il Compasso di compone essenzialmente di due lati articolati e riuniti sa un asse.
“Col compasso si descrivono cerchi dei quali indica nettamente il centro, il valore dei raggi e quello del diametro. Intellettualmente, il Compasso è l’immagine del pensiero nei diversi cerchi che esso percorre; gli scarti dei suoi lati e il loro avvicinamento raffigurano i diversi modi del ragionamento che, secondo le circostanze, devono essere abbondanti e larghi, o precisi e serrati, ma sempre chiari e persuasivi” (Ragon)
Wirth, dal canto suo, fa osservare che “il Compasso dà la sensazione di un infinito – tempo limitato nello spazio”. Per lui, il Compasso è il simbolo del relativo.
La Squadra è uno strumento fisso e il Compasso è uno mobile. Dunque, per rapporto alla Squadra passiva, il Compasso è attivo. Il Compasso, con le su e punte, indica l’influenza sulla materia, quando lo scarto dei suoi lati è inferiore a 180°. Giunto a questo grado, esso diviene una linea retta e non ha più alcuna possibilità
effettiva. Il Compasso, nel grado di Maestro, deve essere aperto a 45°, vale a dire la metà di un angolo retto, la metà dell’angolo formato dalla Squadra. Con questa apertura, il Compasso è stabile e non rischia ci aprirsi inopinatamente durante il tracciato.
Il simbolo del Compasso si trova anche, aperto a 60°, nel 5° grado (Rito scozzese); aperto a 90° nel gioiello del 14° e in quello del 18°; infine lo si ritrova ancora, associato alla Squadra, nel 29° grado.

Se si ammette che l’apertura del Compasso indica le possibilità della “Conoscenza”,45° si rapporta all’ottavo, 60° al sesto e 90° a ¼ . La Massoneria, limitando l’apertura del Compasso ad un massimo di 90°, indica con ciò quei confini che l’uomo non può sorpassare. L’angolo a 90° riproduce la squadra. Ora. la Squadra, lo sappiamo, è il simbolo della Materia; il Compasso è il simbolo dello Spirito e del suo potere sulla Materia. Il Compasso aperto a 45° indica che la Materia non è completamente dominata; mentre l’apertura a 90° realizza integralmente l’equilibrio fra le due forze; il Compasso diviene “Squadra giusta”. Ci limitiamo, per ora, al simbolismo dei soli tre primi gradi della Massoneria – gradi    primordiali e perfetti – nei quali il Compasso è aperto a 45°. In Loggia il Compasso e la Squadra sono posti sull’Altare in tre diverse maniere: − al 1° grado, la Squadra è posta sul Compasso; − al 2° grado, la Squadra è intrecciata col Compasso; − al 3° grado, la Squadra è posta sotto al Compasso. Puntiamo sull’assoluto dei simboli; al di là del senso morale, così caro agli autori massonici. Non intendiamo affatto analizzare le possibilità metafisiche del simbolismo. Il Compasso simbolizza, lo ripeteremo fino alla nausea, lo Spirito e la Squadra la Materia. Possiamo dunque dire: al 1° grado la Materia domina lo Spirito; al 2° grado queste due forze si equilibrano; infine, bel 3° grado lo Spirito sorvola la Materia e la trascende. Non dimentichiamo che il compasso aperto a 45° indica che il dominio dello Spirito sulla Materia non è che relativo. La squadra e il Compasso intrecciati possono, in un senso, rapportarsi al Sigillo di Salomone (Stella a sei punte formata da due triangoli equilateri incrociati; ma il Sigillo di Salomone è una figura chiusa, mentre la nostra sigla è aperta, essendo formata da due angoli e non da due triangoli. Evoca. così, l’idea dell’Infinito. Nel grado di Maestro, e più generalmente per tutta la Massoneria, il Compasso deve essere posto sulla Squadra e no intrecciato ad essa. Forse è più decorativa quest’ultima posizione, ma il gusto del decoro non deve farci sboccare nel controsenso o, perlomeno, in un senso lontano dal significato reale del simbolismo. Tuttavia, in Loggia d’Apprendista – grado nel quale i lavori sono il più sovente aperti – converrebbe di non omettere di porre la Squadra sul Compasso. Osserveremo ancora che il Compasso è utilizzato all’occasione dei riti di iniziazione al 1° grado. Nel momento in cui pronuncia il giuramento che lo lega alla Massoneria, il nuovo eletto appoggia sul petto una delle punte del Compasso che egli tiene con la mano sinistra.

“La punta del Compasso sul petto nudo, sede della coscienza, deve ricordargli la sua vita passata, durante la quale le sue vedute e le sue iniziative non sono forse state sempre regolate secondo questo simbolo di esattezza, che deve ormai regolare i suoi pensieri e le sue azioni” (Ragon). Ora, a questo grado, il nuovo eletto ignora ancora, simbolicamente, l’uso del Compasso; questi figurando lo Spirito, si è voluto significare con ciò che al di sopra del sentimento (il cuore) conviene porre non la ragione arida e fredda, ma lo Spirito iniziatico in tutta la sua trascendenza. IL raggio definito dal Compasso non va dal centro alla periferia, ma al contrario, va dalla periferia per giungere al centro e “penetra” il nuovo eletto. Il simbolismo della “penetrazione” è uno di quelli il cui valore metafisico e mistico è certamente fra i più alti. Avrò occasione di parlarne in una delle mia allocuzioni, ai Fratelli piacendo.

Martello e Scalpello

Questi due arnesi, il Martello e lo Scalpello, servono a levigare la pietra grezza. Sul piano analogico, essi si rapportano più particolarmente al grado di Apprendista.
Il Martello è anche l’insegna essenziale del Venerabile e dei due Sorveglianti di Loggia; deve dunque essere studiato egualmente in funzione di questa attribuzione.
Il Martello e lo Scalpello rappresentano, come il Compasso e la Squadra, l’Attivo e il Passivo.
La forma del Martello è quella di un Tau greco. È generalmente in legno di bosso; è stato scelto questo legno a causa della sua durezza. Si fanno anche dei Martelli in avorio, che vengono offerti ai Venerabili in certe circostanze. L’avorio simbolizza sovente la purezza. Spesso i Martelli massonici sono dipinti in nero e rassomigliano così all’ebano. Eppure, l’ebano – legno fragile – non è mai stato usato per fare degli utensili. Perché non usare semplicemente Martelli in bosso e lasciare a questo legno il suo colore naturale? All’apertura dei Lavori in una Loggia, i due Sorveglianti circolano armati di Martello. Questo deve essere tenuto con la mano destra e portato sulla spalla sinistra. In questa posizione i Sorveglianti fanno il “segno della Squadra”.
È un errore portare il Martello con la mano sinistra, di appoggiarlo sulla spalla sinistra e fare, al tempo stesso, il “segno di Apprendista” con la mano destra.
Faremo notare che i Fratelli in Loggia debbono mettersi successivamente all’Ordine, man mano che il Sorvegliante passa dinanzi a loro, e non tutti insieme così come si fa comunemente.
I Fratelli, a questo momento, devono essere volti verso l’Oriente – cioè verso il Venerabile – e così non possono vedere il segno fatto da chi è dietro di loro.
Questa tradizione permetteva di scoprire immediatamente il profano che si fosse introdotto nell’assemblea e con il suo martello, tenuto con la destra, il Sorvegliante poteva, se lo riteneva utile, infliggergli immediatamente una severa sanzione.
È evidente che, ai giorni nostri, non si tratta più che di una tradizione, ma questa dovrebbe essere integralmente rispettata. Se i Sorveglianti si mettono pure essi all’Ordine di Apprendista mostrano il segno che deve esser fatto e la loro passeggiata è assolutamente inutile. Parimenti, se tutti i Fratelli si mettono simultaneamente all’Ordine, è evidente che un profano imiterà facilmente il loro gesto.
È con alterazioni di questo genere che i riti, non essendo più compresi, sono divenuti vani simulacri. Il Martello simbolizza la volontà attiva dell’Apprendista. Non è una massa metallica, pesante e brutale, perché la volontà non deve essere né ostentazione, né testardaggine; essa deve essere semplicemente ferma e perseverante. Ma l’uomo non può agire direttamente sulla Materia: allora lo
Scalpello servirà da intermediario. Questo dovrà spesso essere affilato: cioè bisognerà senza posa rivedere le conoscenze acquisite, non lasciarle smussare.
Queste “conoscenze acquisite” (scalpello tenuto con la sinistra) devono essere usate,
altrimenti l’intellettualità resta passiva (scalpello non usato). Il Martello agisce in maniera discontinua. Ciò mostra che lo sforzo non può essere proseguito senza interruzione e, d’altra parte, una pressione continua sullo Scalpello toglierebbe a questo ogni precisione. Pensiamo di avere così sufficientemente fatto intravedere il simbolismo del Martello e dello Scalpello. Fra le mani del Venerabile e dei due Sorveglianti, il Martello simbolizza il loro potere. Serve ad provocare onde sonore ritmiche. Segnaliamo qui che i Grandi Dignitari sono ricevuti in Loggia “Martelli battenti”, cioè dei colpi sono battuti successivamente e alternativamente dal venerabile, dal primo e dal secondo   Sorvegliante. Questo “rumore” monotono e regolare realizza allora il “silenzio integrale” poiché sopprime ogni suono avventizio.
La Perpendicolare e la Livella

La “Perpendicolare” e la “Livella” danno rispettivamente la VERTICALE e l’ORIZZONTALE. Anche qui ritroviamo l’ATTIVO e il PASSIVO, le due polarità universali, l’una di movimento e d’azione, l’altra d’inerzia e di riposo, il “Rajas” e il “Tamas” degli Indù, i due “opposti” il di cui giuoco reciproco condiziona la vita dell’Universo, le alternanze dell’espirazione e dell’inspirazione di Brama, le due sessualità che fanno la vita. Il “Perpendicolo”, è il FILO A PIOMBO. È rappresentato in Massoneria fissato al centro di un arco. La Livella del massone è untriangolo alla sommità del quale è attaccato un filo a piombo. Preferiamo la designazione “tradizionale” di PERPENDICOLARE a quella più moderna di FILO A PIOMBO. La LIVELLA, nel simbolismo massonico, deve essere formata da una squadra giusta, cioè l’angolo al sommo deve essere di 90°. La PERPENDICOLARE è l’attributo del secondo Sorvegliante e la LIVELLA quello del primo. Ragon spiega che: “la LIVELLA simbolizza l’uguaglianza sociale, base del di ritto naturale; e che la PERPENDICOLARE significa che il Massone deve possedere una rettitudine di giudizio taleche nessun affetto d’interesse o di famiglia deve deviare”. Per Plantagenet: “la LIVELLA è il simbolo dell’uguaglianza originale, ma non implica affattoil “livellamento” dei valori, ci ricorda che bisogna considerare ogni cosa Con eguale serenità.”. Wirth, infine, vede nella “forma della LIVELLA il richiamo del segno alchimistico dello Zolfo, sostanza di cui la combustione intrattiene il Fuoco centrale di ogni focolare d’attività. Il Primo Sorvegliante, egli dice, è il custode di questo ardore laborioso, ch’egli stimola quando tende a diminuire”. Egli aggiunge: “Il secondo Sorvegliante contrasta col primo per la sua dolcezza. Egli comprende tutto e sa scusare ciò che è scusabile. Costretto a confessare uno sbaglio, il debuttante si
rivolge a lui con fiducia, intuendo che ogni errore si ripara sotto l’egida della PERPENDICOLARE. Questo strumento determina la verticale, che sollecita lo spirito a discendere e a risalire. Approfondendo, noi scopriamo i nostri propri difetti ed elevandoci al di sopra della comune, scusiamo quelli degli altri”. Citeremo ancora Gédalge che, parlando del FILO A PIOMBO, dice: “Esso è l’emblema della ricerca – in profondità – della verità, dell’equilibrio; sembra mostrare il cammino che conduce alla “Camera di Mezzo”. Con la LIVELLA e la SQUADRA, permette la corretta costruzione dei muri del Tempio. Si può vedere la “Perpendicolare” scolpita sotto l’occhio divino e sopra il Demiurgo, Operaio Fabbro, Architetto degli dei, Viswakarma, nel Tempio sotterraneo di Ellora (India)”. Si può, a prima vista, essere disorientati nel vedere la PERPENDICOLARE (la VERTICALE, simbolo ATTIVO) attribuita al secondo Sorvegliante e la LIVELLA (l’ORIZZONTALE, simbolo PASSIVO) attribuita al primo Sorvegliante. In realtà la Livella indica l’Orizzontale, ma essa stessa è munita di Verticale: la
Perpendicolare. La Livella è dunque uno strumento più completo della sola Perpendicolare ed è perciò che è l’insegna del primo Sorvegliante, il solo qualificato a prendere il posto del Venerabile in caso d’assenza di quest’ultimo. La LIVELLA, non è soltanto l’Orizzontale, ma anche la CROCE, la riunione della Verticale e
dell’Orizzontale. La PERPENDICOLARE dà la direzione del centro della Terra e la LIVELLA dà la linea diritta in Squadra a un dato punto con la Perpendicolare.
La PERPENDICOLARE è il simbolo della profondità della Conoscenza e della sua
rettitudine; essa previene ogni deviazione obliqua; la LIVELLA mostra che la Conoscenza deve essere rapportata al “piano terrestre”, il solo che possa interessare direttamente l’essere umano. È partendo da stabili assisi e ben stabilite che il Massone può e deve lavorare in vista della sua elevazione spirituale.  Quanto alla “Uguaglianza”, questa entità astratta, alla quale si vuole raccordare la LIVELLA,
la Natura tutta intera mostra eloquentemente ch’essa è un’illusione.
Gli uomini non sono uguali né fisicamente, né intellettualmente.
Nelle citazioni che abbiamo fatto, Ragon parla di “uguaglianza sociale”, ma Plantagenet dice che “l’uguaglianza non implica il livellamento dei valori”.
Quest’ultimo autore sentiva bene ciò che vi era di assurdo in questa nozione troppo assoluta di “uguaglianza”. Si ritrova qui ancora quella limitazione “morale” che si vuole imporre ai simboli massonici. Bisogna vedere più lontano e più in alto.
LA MORALE È SEMPRE RELATIVA E PARTICOLARE; ESSA VARIA SECONDO I
LUOGHI, LE EPOCHE, I GRUPPI. La Conoscenza, data dall’Iniziazione, che deve, secondo noi, sostituire la morale, TENDE VERSO L’ASSOLUTO.  Pascal ha scritto: “La vera morale si irride della morale”. La Massoneria è ben altra cosa di una scuola di morale. I veri Iniziati si manifestano sul piano profano non con le qualità di Massone, ma per un comportamento che è in qualche maniera una “riverberazione”.
Quando l’Apprendista diviene Compagno, si dice che EGLI PASSA DALLA
PERPENDICOLARE ALLA LIVELLA, cioè che avendo sufficientemente approfondito gli
elementi della Conoscenza diviene capace di affrontare i medesimi nelle loro relazioni col Mondo, col Cosmos. Queste relazioni sono indicate col Triangolo che costituisce l’armatura della LIVELLA.

Il Regolo e la Leva

L’importanza del simbolismo del REGOLO è più particolarmente sottolineata nei Rito Scozzese ove lo si ritrova in tre dei viaggi del candidato al grado di Compagno. Vi sono differenze notevoli, fra i diversi Riti, per quanto riguarda l’attribuzione degli Utensili nei cinque viaggi che l’iniziazione al 2° grado comporta. L’accordo fra questi diversi Riti non esiste che per il primo viaggio col Martello e lo scalpello. Ragon, nel suo RITUALE DI COMPAGNO, segue il Rito Scozzese; Wirth ugualmente nel suo LIBRO DEL COMPAGNO e non segnala le divergenze dei Riti scozzese e Francese. D’altronde sembra regnare una certa confusione nell’iniziazione al grado di Compagno. Per il Rito scozzese, l’attributo essenziale del Compagno è il REGOLO. “Il Regolo, dice Ragon, simbolizza il perfezionamento; senza regolo, l’industria sarebbe avventurosa, le arti difettose, le scienze non offrirebbero che sistemi incoerenti, la logica sarebbe capricciosa e vagabonda, la legislazione arbitraria, la musica discordante, la filosofia non sarebbe che un’oscura metafisica, e le scienze perderebbero la loro lucidità”. Gédalge definisce così il Regolo: “Simbolo della rettitudine, del metodo, della legge. Il dio egizio Phtah tiene in mano il Regolo col quale misura la crescita del Nilo. Phtah stesso èrappresentato dal Nilometro e il Regolo sta nella mano di uno dei due assistenti di Viswakarma (altare delle grotte di Ellora, India). In Massoneria, il Regolo è ricamato sul collare dell’Esperto con l’occhio divino e la spada. L’Apprendista lo porta sulla spalla sinistra quando si presenta in Loggia di Compagni. Unito al Compasso permette di tracciare tutte le figure della geometria; di più, può essere considerato come un simbolo dell’infinito (la destra senza inizio né fine); infine esso è soprattutto un simbolo della Moralità e del Dovere dal quale il Massone non deve mai allontanarsi”.
L’Apprendista si presenta infatti con un REGOLO LISCIO portato sulla SPALLA SINISTRA
(lato passivo); divenuto Compagno, dovrebbe portare un REGOLO GRADUATO sulla SPALLA DESTRA (lato attivo). Il Regolo graduato è diviso in ventiquattro sezioni e lo si designa allora col nome di “Regolo di ventiquattro pollici”. Si rapportano queste ventiquattro alle ventiquattro ore del giorno che tutte devono essere utilmente utilizzate. Il Regolo e la Squadra permettono soltanto di tracciare figure
rettilinee; il Regolo e il Compasso danno la possibilità di costruire quasi tutte le figure geometriche.
Nel Rituale d’iniziazione al grado di Compagno, sembra che si sia confuso la teoria e la pratica. Prima di costruire un edificio, bisogna tracciarne i piani e l’iniziazione al secondo grado dovrebbe, pensiamo, essere così condotta: Al primo viaggio: MARTELLO e SCALPELLO, che ricordano al candidato il suo
apprendistato. Col simbolismo del Martello e dello Scalpello, abbiamo seguito i rituali
generalmente usati; ma Plantagenet fa notare che il Martello e lo Scalpello non sembrano appartenere al grado d’Apprendista che in Francia e che, ovunque altrove, lo STRUMENTO USATO PER LO SGROSSAMENTO DELLA PIETRA BRUTA è una specie di martello a punta di cui si servono effettivamente i tagliatori di pietre.
Nel secondo viaggio: REGOLO E COMPASSO, simbolizzano le conoscenze geometriche indispensabili per il tracciato dei piani dell’edificio. Nel terzo viaggio: REGOLO, LIVELLA, PERPENDICOLARE E LEVA sono necessari per mettere a posto correttamente le pietre della costruzione. Nel quarto viaggio: REGOLO E SQUADRA sono utili per verificare il lavoro compiuto. Nel quinto viaggio: la CAZZUOLA compie l’opera.
Così tutti gli Utensili simbolici si ritroverebbero, presentati in una successione logica e l’iniziazione al secondo grado assumerebbe un senso che più non possiede.
Il Rituale del secondo grado dovrebbe essere modificato; bisognerebbe far sparire la sua incoerenza e la sua “primitività” . I cinque viaggi terminati, si rimetterebbe al Compagno il REGOLO GRADUATO simbolizzante la misura e la precisione che occorre avere in tutte la cose. Il REGOLO e la LEVA sono analoghi, essendo formati essenzialmente dalla linea diritta. Il Regolo si riferisce allo SPIRITO e la Leva alla MATERIA. La Leva è come lo Scalpello un intermediario “passivo”. Non diviene “attivo” che grazie alla potenza di colui che l’utilizza; per se stesso è “inerte”. Si riferisce dunque alla Conoscenza che non diviene “iniziatica” se non nel caso in cui chi la possiede è lui stesso INIZIABILE, cioè capace di “comprendere”.
La Leva diviene allora la Forza feconda … e pericolosa ed ecco perché non deve esprimersi se non controllata dal Regolo, dalla Livella e dalla Perpendicolare.
La Cazzuola

Wirth, fervente di analogie morfologiche facili, fa notare che la CAZZUOLA, cui si dà abitualmente una forma triangolare, corrisponde all’ideogramma alchimistico dello Zolfo. La Cazzuola riunisce, fusiona, unifica. È dunque essenzialmente l’emblema dei sentimenti di benevolenza illuminata, di fraternità universale e di larghissima tolleranza che distinguono il vero Massone.

La CAZZUOLA, dice Plantagenet, è il simbolo dell’amore fraterno che deve unire tutti i Massoni ed è il solo cimento che gli operai possono usare per la edificazione del Tempio. Il Rito Scozzese non possiede questo simbolo nel suo Rituale.
Ricapitoliamo:

 Utensili attivi (SPIRITO): Utensili passivi (Materia): 

Compasso Squadra

Martello Scalpello

Perpendicolare Livella

Neutro: Cazzuola.

Senso generale degli utensili[g1] :

Compasso Misura nella ricerca

Squadra Rettitudine nell’azione

Martello Volontà nell’applicazione  

Scalpello Discernimento nell’investigazione

Perpendicolare Profondità nell’osservazione 

Livella Messa in opera corretta delle conoscenze

Regolo Precisione nell’esecuzione

Leva Potere della volontà

Cazzuola Benevolenza verso tutti

Attributi dei tre gradi e degli ufficiali:

Venerabile Squadra

 Apprendista Squadra sul Compasso

Compagno Squadra incrociata col compasso

 Maestro Compasso sulla Squadra


Venerabile

Primo Sorvegliante Martello

Secondo Sorvegliante

Secondo Sorvegliante Perpendicolare

Primo Sorvegliante Livella

Esperto Regolo (con occhio e spada)


L’APPRENDISTA
Il Gabinetto di Riflessione.

 Scriviamo “riflessione” al singolare, d’accordo con G. Persigout; il profano infatti, nel Gabinetto, non si abbandona a riflessioni, ma sopra UNA riflessione, nel senso di “rovesciamento” su se stesso, in via di RINASCERE NUOVAMENTE. Il profano, prima della sua iniziazione, viene introdotto nel GABINETTO DI RIFLESSIONE. È una specie di ridotto, dipinto all’interno in nero, nel quale sono posti: OSSA, un CRANIO UMANO; un tavolino, uno sgabello e uno scrittoio; sulla tavola, PANE, e una BROCCA D’ACQUA, una coppa contenente SALE e un’altra contenente ZOLFO; sulle pareti sono scritte delle sentenze come queste:

“Se la curiosità ti ha condotto qui, vattene!”

“Se la tua anima ha sentito spavento, non andare oltre!”

“Se tu perseveri, sarai purificato dagli Elementi, uscirai tenebre, vedrai la Luce!” Disegni simbolici ornano le pareti: un GALLO sormontante una banderuola che porta scritto le parole “Vigilanza e Perseveranza”, una FALCE , una CLESSIDRA, la parola “Vetriolo” o “Vitriolum”. L’illuminazione è fornita da una lanterna o fiaccola.
In questo luogo il profano deve rispondere per iscritto alle questioni che gli sono poste e deve redigere il suo “testamento”. Esamineremo ognuno di questi punti in particolare.

Il Pane e la Brocca d’Acqua.

Il Pane e la Brocca d’acqua, sembrano assimilare il GABINETTO DI RIFLESSIONE a un INPACE ove il profano deve raccogliersi, ma è anche immagine dell’Uovo nel quale il germe si sviluppa e, allora, il Pane e l’Acqua sono gli emblemi della semplicità che dovrà guidare la vita del futuro iniziato; infine il Pane è fatto di FRUMENTO di cui il simbolismo è intimamente legato a quello di Iside e di Demetrio e che, in molte religioni, ha rappresentato e rappresenta ancora la stessa carne del Dio sacrificato. Il Pane e l’Acqua simbolizzano i nutrimenti del corpo e dello spirito: materiale e spirituale, necessari all’uomo.

Il Pane e l’Acqua sono la riserva alimentare che, nel frutto e nell’uovo deve a nutrire il germe in via di sviluppo. Il Pane e l’Acqua sono là per ricordare che il nutrimento del corpo è indispensabile, ma che non deve essere lo scopo della vita.
Si noti che, nella Santa Scrittura, il profeta Elia (= forza di Dio) addormentato sotto un albero, riceve da un angelo un PANE e dell’ACQUA e che, dopo aver mangiato, egli sale sul monte Oreb. Il profano riceve , pure lui, simbolicamente, le forze che gli saranno necessarie per sopportare le prove che dovrà subire. L’Acqua è generalmente considerata come l’elemento indispensabile alla vita. Il Pane, fatto di frumento, simbolizza la forza morale e il nutrimento spirituale. Fino al IX secolo il “pane eucaristico” era il pane comune consacrato. Si facevano dei panini
rotondi, che venivano spezzati dal sacerdote per la comunione. Le Chiese d’Oriente si servono sempre di pane fermentato e solo la Chiesa latina rende il pane azzimo obbligatorio. Il Pane spezzato in comune – sia o no azzimo – è il simbolo reale della “comunione”, cioè del nutrimento spirituale preso nel medesimo e unico focolare.
Considerato sotto questo aspetto, la “comunione” attuale è, nella Chiesa latina, una
minimizzazione dei riti primitivi.

lo Zolfo, il Sale e il Mercurio

I tre principi ermetici figurano nel Gabinetto di Riflessione. Lo ZOLFO, simbolo dello Spirito, e il SALE, simbolo della Sapienza e della Scienza, ciascuno in una coppa; il MERCURIO, sotto forma di GALLO, attributo di Ermete. I tre principi ZOLFO, MERCURIO, SALE degli ermetisti si ritrovano, secondo loro, in tutti i corpi: lo Zolfo, principio maschile; il Mercurio, principio femminile; il Sale, principio neutro. Facendo bruciare del legno verde, per esempio, il vapore acquoso era il Mercurio; l’olio infiammabile, lo Zolfo; le ceneri, il Sale. In un uovo, il Mercurio era il bianco; lo Zolfo, il tuorlo e il Sale il guscio.

In un metallo, lo Zolfo ne era l’anima, il “fisso”, e il Mercurio il corpo, il “volatile”. Lo Zolfo dava al metallo le sue proprietà chimiche e il Mercurio le sue proprietà fisiche.
Diciamo “era”, “dava”, ecc., perché si tratta di antiche teorie e tuttavia questi dati, malgrado tutti i progressi della Scienza non hanno perduto nulla del loro valore. Questi appellativi singolari di Zolfo, Mercurio e Sale si applicano, lo ripetiamo, a dei “principi” e non a corpi chimici determinati. Lo Zolfo simbolizza l’ardore e il Sale, al contrario, la ponderazione. Questi due principi dimostrano all’impetrante che non deve mancare di entusiasmo, ma deve saperlo moderare. Il Mercurio figura sotto forma del Gallo; è un simbolo di ardimento e di vigilanza. Si credeva
comunemente, presso gli antichi, che il Gallo non temeva nulla, neppure il leone. Ora il leone e il Sole sono, nel simbolismo, in rapporto costante con l’Oro.
Questo uccello, che annunzia il levarsi del giorno e della luce. l’aurora, esprime una delle qualità del vivo argento segreto. Ecco perché il Gallo, araldo del sole, era consacrato al dio Mercurio e figura sui campanili delle nostre chiese.
L’USO di sormontare le croci dei campanili delle chiese con un Gallo fu generale in Francia, nel medio evo; esisteva anche in Italia, almeno nel XIII secolo.
Il Gallo fa pensare a san Pietro e alla Penitenza. in secondo luogo, ricorda le assemblee dei primi cristiani che si riunivano al primo canto del Gallo; in terzo luogo, raccomanda la vigilanza ai laici. Il GALLO, in Massoneria, annuncia la Luce che sta per ricevere il profano. È il segno esoterico di questa Luce.

La banderuola

Questa banderuola è paragonata dal Gédalge alla “Sciarpa Mistica”, uno degli emblemi della Volta Celeste. Ritroviamo questo simbolo nell’ARCO D’ALLEANZA (arcobaleno della Bibbia), nelle cinture o sciarpe di Afrodite, d’Iris, di Demetrio, ecc.
La banderuola, con la sua iscrizione, è un (philaktérion, antidoto). Era un pezzo di pergamena sul quale si scrivevano passi della Scrittura e che venivano attaccati sia al braccio, sia alla fronte. Divennero coi tempo veri amuleti. Le due parole “Vigilanza e Perseveranza” possono tradursi, se ci si riferisce all’etimologia, con “Vegliare severamente” Indicano al futuro Massone ch’egli deve, fin d’ora, essere attento e scrutare i diversi sensi che possono offrire i simboli, ma che non ne otterrà l’intelligenza totale che con una pazienza perseverante o una perseveranza paziente.
Le Ossa, il Cranio. la Falce e la Clessidra

 Tutti questi simboli, emblemi dei monaci Trappisti, si riferiscono a Saturno e di conseguenza al PIOMBO, come metallo. Emblematizzano la morte del “profano” che sta per rinascere alla vita spirituale: trasmutazione del vile piombo in oro.
Non si tratta affatto di SPAVENTARE il “profano”, ma di insegnargli a spogliare il “vecchio uomo” per prepararsi ad una nuova nascita. Quando uscirà da quella “tomba” (che rappresenta “la putrefazione” alchimistica), egli saràidoneo ad iniziare il ciclo delle trasmutazioni.

V.I.T.R.I.O.L

Le lettere di questa parola “V.I.T.R.I.O.L.” ,attribuite come motto agii antichi Rosa+Croce significano : “VISITA INTERIORA TERRÆ, RECTIFICANDOQUE, INVENIES OCCULTUM LAPIDEM”. (Visita l’interno della Terra, e rettificando, troverai la Pietra Occulta). È un invito alla ricerca dell’Ego profondo, che non è altro che la stessa anima umana, nel silenzio e la meditazione.

Si scrive talvolta VITRIOLUM e si traducono le due ultime lettere con VERAM
MEDICINAM, la vera medicina. Tutto il simbolismo del Gabinetto di Riflessione si riferisce all’Ermetismo. Si tratta della prima fase della Grande Opera: quella della “Putrefazione”, realizzata non soltanto nell’uovo filosofico artificialmente creato dall’uomo, ma dalla Natura operante, nel guscio della crisalide in sonno, la LYSE donde sta per uscire la meravigliosa farfalla.

Le Tre Questioni

Un tempo, le tre questioni poste al profano erano queste: “Che cosa l’uomo deve a Dio?”, “Che cosa deve l’uomo a se stesso?”, “Che cosa l’uomo deve agli altri?”. (Le tre questioni che potrebbero utilmente ILLUMINARE sulle concezioni filosofiche del profano sarebbero evidentemente queste: Donde Veniamo? Chi Siamo? Ove andiamo? ove si ritrova il ternario: passato, presente, avvenire.) La Massoneria, modernizzandosi, ha soppresso A TORTO, secondo noi, l’interrogazione del dovere verso Dio e l’ha sostituita con quella, più limitativa, del dovere verso la Patria. Questa  soppressione e quest’aggiunta costituiscono un DUPLICE ERRORE. Essendo la Massoneria Universale, o meglio Ecumenica, cioè sparsa su tutta la terra abitata, non deve preoccuparsi delle “Patrie”.

LA PATRIA DEL MASSONE È LA TERRA TUTTA e non soltanto il luogo ove è nato o la
collettività nella quale si è sviluppato. Quanto a Dio, la Massoneria, cedendo, dobbiamo avere il coraggio di confessarlo, a quell’ipocrisia terminologica che corrompe e svaluta gli spiriti degli uomini, la Massoneria l’ha
sostituita con l’espressione: “IL GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO”. L’UOMO DEVE LA SUA ESISTENZA A DIO. L’UOMO DEVE A SE STESSO, E INNANZI TUTTO, DI ESSERE SINCERO. Ciò è estremamente difficile. L’uomo si compiace di rivestire molte personalità; come un attore dai ruoli molteplici, il suo atteggiamento è differente verso ogni persona che incontra. Per alcuni, la semplicità non è più possibile; sono presi in un mondo fittizio che hanno creato di sana pianta.
La sincerità che è richiesta ai profano – implicitamente – lo obbliga a mostrarsi tal quale è; è una delle condizioni primordiali che renderanno valida o no l’Iniziazione .
Sembra facile rispondere alla terza questione: “Che cosa l’Uomo deve agli altri?” Tuttavia l’altruismo incluso in questa questione è di applicazione assai delicata.
Certo, il Massone ha dei doveri precisi verso se stesso, ma ne ha altri e più imperiosi ancora verso gli altri. Deve saper maneggiare la CAZZUOLA consapevolmente e non è compito facile. Deve essere “benvolente” senza sconfinare nella debolezza che scusa indistintamente tutte le colpe.

Il Testamento.

Ragon, nel suo RITUALE DELL’APPRENDISTA MASSONE, non parla del Testamento; enumera soltanto le tre questioni.

Plantagenet considera che la redazione delle risposte alle tre questioni costituisce il
Testamento; Wirth dice la stessa cosa nel LIBRO DELL’APPRENDISTA.
Eppure le formule date ai “profani” chiedono il “Testamento” dopo le tre questioni.
Si tratta dunque di un’innovazione moderna? Non lo pensiamo.
Il futuro Iniziato sta per morire alla vita profana; sembra dunque naturale chiedergli di “fare il suo testamento”. Tuttavia, si dovrebbe precisare che si tratta di un TESTAMENTO FILOSOFICO; troppo spesso i profani sono inclini a redigere un testamento puramente “civile”. “TESTARI” significa propriamente “testimoniare”.
Il profano deve dunque TESTIMONIARE per iscritto circa le sue intenzioni filosofiche.
Contrae così una specie di obbligazione preliminare. Converrebbe , d’altronde, chiedere al profano di copiare, al tempo stesso, la formula del suo
giuramento. È questo giuramento scritto che dovrebbe più tardi essere bruciato.
I Metalli

Uscito dal GABINETTO DI RIFLESSIONE, il “profano” è “spogliato dei suoi metalli”; viene pregato cioè di rimettere al Fratello servente tutto ciò che possiede su di sé come moneta metallica o cartacea, come gioielli o oggetti metallici.
In Massoneria, l’espressione “i Metalli” possiede due sensi: proprio e figurato. Nel secondo  senso, è l’abbandono volontario di tutte le PASSIONI al momento di entrare in Loggia. Per quanto concerne il senso proprio citeremo Leadbeater: “Il candidato si vede togliere tutti i suoi metalli, perché questi possono impedire la circolazione delle correnti (magnetiche). Un’importanza capitale è sempre stata attribuita a questa parte della preparazione. La ragione di questa proibizione rigorosa è, secondo alcuni autori, il sentimento che i metalli sono fino a un certo punto impuri e questa opinione risale probabilmente alla fine dell’età della pietra, ove non era permesso che un coltello di pietra per offrire sacrifici o compiere il rito della circoncisione”.
Si può, è vero, considerare in due maniere l’Iniziazione massonica: sia dal punto di vista ermetico, sia dal punto di vista magico.  Nel primo caso, il “profano” deve essere PURO perché egli rappresenta la MATERIA PRIMA, la “materia prima dei Saggi”; nel secondo caso, il “profano” deve essere puro magicamente, cioè nulla deve poter disturbare gli influssi nei quali viene a trovarsi. Nella tradizione occulta, alchimistica e astrologica, ciascuno dei sette metalli corrisponde a un pianeta e, a ciascun pianeta, si può fare corrispondere uno dei sette peccati capitali:

Oro Sole Orgoglio

Argento Luna Pigrizia

 Ferro Marte Collera

 Mercurio Mercurio Invidia


Stagno Giove Golosità

Rame Venere Lussuria

Piombo Saturno Avarizia

L’antichità non ha ritenuto che sette metalli, non perché ignorasse l’esistenza degli altri, ma in rapporto con gli influssi planetari. Questa è dunque la perfezione “simbolica” che è richiesta al Recipiendario, nel momento in cui sta per ricevere l’Iniziazione. Lo si invita a dominare tutte le sue passioni, in particolare quelle
del POSSESSO, del POTERE, della VANITÀ, ecc., passioni che sono inerenti, sia pure in gradi diversi, all’uomo comune.

Togliere i “metalli-moneta” all’aspirante, significa togliergli il più grande corruttore delle coscienze; significa provare materialmente la RINUNCIA ai beni materiali; significa mostrare  la vera “liberazione” non può compiersi che attraverso l’ascesa verso lo Spirito; è dare quella “semplicità” e quella “nudità” di cui parla l’Evangelo.
Devesi spogliare il Recipiendario anche della sua carta-moneta e del suo carnet di chèques?
SI, se si stima ch’essi simbolizzano la moneta-metallo. Di più, si tolgono anche le armi che il Recipiendario potrebbe avere su di lui, armi difensive od offensive, che traducono l’attaccamento e la lotta nel mondo profano. Il togliere i metalli corrisponde alla Pietra rozza che si sta per dare all’Iniziato. 

Lavoro elaborato dalla commissione composta dal Fratello Maestro G.’. R.’. e dai Fratelli Apprendisti A.’. O.’. e S.’. G.’.


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