IL MAESTRO

IL  MAESTRO

 

si è arrivati al punto che l’uomo discorda dall’uomo più che da ogni altro essere ed è nemico all’uomo più che a tutti gli esseri viventi. Dovunque giace negletta quella legge d’amore, pur tanto diffusamente celebrata, nata da Dio padre di tutti e che, conforme alla legge universale proclama l’amore del genere umano, per cui dobbiamo amare onde non essere simili a bruti o a barbari e diventare, invece, immagine di colui che fa nascere il suo sole sopra tutti. (Giordano Bruno)

E mio padre mi ammaestrava e mi diceva: ”Accogli nel tuo cuore le mie parole” (Proverbi,4,3-4)

Nella cerimonia di aumento di salario a Maestro si rivive, in maniera struggente, sia l’uccisione che la resurrezione di Hiram.

La prima analogia che salta subito all’occhio anche del  Maestro neofita, è quella con la cerimonia di iniziazione. Morire da profano per  rinascere da iniziato. In questa discesa e risalita dagli inferi abbandoniamo i metalli, ci lasciamo dietro i pregiudizi e l’ansia che ci agitava nel mondo profano per proiettarci in un’altra dimensione. 

Potrebbe essere l’alba di un nuovo giorno! L’iniziazione ci ha fatto entrare in questa grande Istituzione che è la Massoneria, ma è pur sempre una iniziazione virtuale. Perché da virtuale possa diventare reale, è necessario da un lato un atto volitivo e dall’altro il possesso di una metodologia che ci permetta di affrontare questo impegnativo lavoro di perfezionamento interiore. La metodologia massonica è costituita dalla simbologia e dalla ritualità.

Se il terreno e il seme piantato sono vitali la pianta germoglierà, allo stesso modo noi  pian piano potremo sgrossare la pietra grezza. Inizialmente ci è stato di conforto il silenzio, è stato il nostro nutrimento, il linguaggio con cui abbiamo comunicato con i Fr.·., è stato  il momento in cui intorno si è fatto  silenzio e  abbiamo potuto sentire noi stessi.

Quando finalmente abbiamo imparato ad ascoltare e ad ascoltarci e salito tre gradini, abbiamo potuto aprire un’altra porta.

Da Compagni abbiamo avuto modo di apprendere che il Lavoro non può essere più individuale ma  necessita di un inserimento attivo nell’Officina.  Dallo studio delle conoscenze umane avremmo dovuto imparare ad aborrire qualunque dogmatismo e ad apprezzare e capire il valore della Tolleranza, uno dei cardini della Massoneria.

Questa fase potrebbe essere considerata come un tentativo di riordino della realtà fenomenica. E’ la premessa alla metafisica, alla possibilità di andare oltre la fase esperienziale secondo la scienza galileiana.

Arrivati quindi in questa fase, appunto, di ridondanza fenomenica, quasi inorgogliti da questo affinamento dei sensi e dell’intelletto, ecco che il passaggio a Maestro sembra rimettere tutto in discussione. Ci si chiede di morire, di resettare, quasi di buttarci dietro tutto, certo per rinascere, ma comunque ci si chiede di morire nuovamente, di esperire nuovamente questa angoscia esistenziale.

Ma perché? E ancora cosa è, o dovrebbe essere, richiesto ad un Maestro?

Nel quotidiano spesso utilizziamo indifferentemente  termini quali istruito, erudito e colto. In realtà i tre termini hanno delle apprezzabili differenze.

Infatti istruito è colui che ha ricevuto degli insegnamenti (di matematica, di storia, di filosofia e così via), erudito è colui che possiede un notevole bagaglio culturale in varie discipline. E’ invece colto colui il quale è in grado di elaborare dentro di sé il proprio sapere. Se quindi dovessimo tentare di dare una definizione, per quanto parziale, di Maestro, potremo dire  che dovrebbe essere un colto. Un iniziato che ha raggiunto la capacità di una rielaborazione in  senso spirituale del suo sapere, una sorta di sacralizzazione di quanto acquisito. Ecco perché ci si chiede di morire! Proprio per compiere quel salto che altrimenti ci renderebbe degli “iniziati nozionisti”, nella migliore delle ipotesi, particolarmente esperti in “scienze esoteriche”, orgogliosi di esserlo, ma assolutamente incapaci di Amore. Incapaci di trasmettere quel carico energetico di quella catena d’unione ininterrotta che da secoli attraversa la storia proiettando la Massoneria nel futuro.

La massoneria, forse oggi più che mai, ha bisogno di Maestri che son tali, non perché possessori di un brevetto ottenuto per anzianità o per meriti profani, ma perché, attraverso un duro lavoro interiore, hanno saputo introiettare quelli che sono i cardini della Massoneria  e cioè Tolleranza, Libertà, Eguaglianza e Fratellanza. 

Quanto scriveva Giordano Bruno, come ho riportato sopra, non solo risulta sempre attuale, ma deve essere sempre un monito per tutti noi, che non possiamo essere maestri di altri se prima non lo siamo di noi stessi. Ed essere Maestri significa rendere la scintilla di Amore che è in noi una grande fiamma che possa esser vista da lontano.

Ho detto.

Fr.·. G.M.F.

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