L’ARTE DI SAPER ASCOLTARE

L’ARTE DI SAPER ASCOLTARE

Più che del silenzio, parlerò di quanto sia utile il saper ascoltare, dato che rimanere passivamente in silenzio credo che non produca nessun effetto positivo. Per fare questo, mi sono ispirato ad un piccolo libro, una sorta di “manuale del corretto ascolto”, dove l’autore Plutarco elargisce consigli di virtù (ma anche esempi di vizi) che toccano uno degli aspetti più importanti della nostra vita, la comunicazione, spesso inquinata dall’arroganza, dall’odio, dalla presunzione e dalla smania di protagonismo.

Per chi non conoscesse Plutarco (come anche io prima di leggere questo suo libro), dirò che molti autori cristiani furono da lui influenzati: Erasmo da Rotterdam poneva i suoi scritti al terzo posto dopo la bibbia e i vangeli, ma anche machiavelli, Tommaso moro, Shakespeare, voltaire, Rousseau, Beethoven, Foscolo ecc. Fu una persona molto religiosa e profondamente umana.

Il libro è dedicato al giovane Nicandro in occasione del suo ingresso nell’età virile (ma per quanto ci riguarda potremmo dedicarlo ai nostri giovani apprendisti appena affacciati alla porta del tempio) e tratta una serie di suggerimenti perché “tu sappia ascoltare correttamente chi cerca di persuaderti con l’arte della parola”

I giovani, dice Plutarco, devono maturare senza cedere al disordine delle emozioni, ma cercando la pacatezza e la riflessione. Mette in guardia contro le parole belle ma vuote, contro i discorsi apparentemente affascinanti ma privi di sostanza, usati per abbindolare gli ingenui e coloro, appunto, che non sanno ascoltare. E questo oggi può rappresentare un pericolo: pensiamo ai rischi che può celare la televisione, internet con la posta elettronica o i cellulari con i loro messaggi.

Non c’è dibattito, non c’è programma televisivo in cui gli intervenuti non siano presi dalla smania di aprire bocca per dispensare il proprio sapere, per criticare o più spesso, insultare chi la pensa diversamente.

L’arroganza, la presunzione, il protagonismo e l’invidia  questi, dice Plutarco, sono i difetti dai quali bisogna guardarsi, bisogna evitare di agitarsi ed abbaiare ad ogni battuta. Dobbiamo controllarci e rispettare gli altri mentre parlano.

Prima che nell’arte del parlare occorre quindi esercitarsi in quella dell’ascoltare. Oggi si parla molto ma si ascolta poco. Invece quando una persona parla bisogna prestargli attenzione con animo pacato e ben disposto, come se fossimo stati invitati ad un banchetto sacro o alla cerimonia iniziale di un rito religioso, approvando chi si esprime bene o quantomeno apprezzando la buona volontà di chi espone le proprie opinioni.

Ma non basta ascoltare, bisogna anche cercare di cogliere, al di là delle parole, il mondo interiore di chi ci sta di fronte. Dobbiamo saper leggere nell’animo delle persone: i loro discorsi, i loro errori, i loro difetti, sono anche i nostri, sono quelli di tutti. “come negli occhi di chi ci sta davanti vediamo riflessi i nostri, così deve essere con le parole: i discorsi degli altri siano i nostri stessi discorsi. Se teniamo presente questo, eviteremo di disprezzarli o di trattarli con eccessiva severità, e quando sarà venuto il nostro turno, staremo più attenti nel parlare”

        continua Plutarco:

Anche gli elogi devono essere cauti e misurati, perché in questi casi il troppo ed il troppo poco non si convengono ad un animo libero e schietto. Rozzo e insopportabile è chi rimane ostinatamente impassibile di fronte a tutto ciò che ascolta, gonfio di  presunzione perché convinto di saper dire meglio e di più di quel che sente”

Come nel gioco della palla bisogna che chi la riceve si muova in sincronia con chi la lancia, così in un dibattito deve esserci una certa sintonia tra l’oratore e l’ascoltatore, quando ciascuno dei due sia rispettoso di ciò che gli compete.

“bisogna insomma mettere in condizione i pigri –  ma noi potremmo dire i neofiti – di poter proseguire da soli, dopo che siano riusciti a comprendere i capisaldi della filosofia – parola che potremmo sostituire con libera muratoria – affinché tenendo a mente ciò che hanno ascoltato, possano utilizzarlo ai fini di una loro ricerca personale accogliendo la parola altrui come seme e principio da sviluppare ed accrescere. La mente non è un vaso da riempire, ma come legna da ardere ha solo bisogno di una scintilla che l’accenda, le dia l’impulso per la ricerca ed un amore ardente per la verità. Come uno che vada a chiedere il fuoco ai vicini di casa ma poi, trovandosi davanti una bella fiamma grande e luminosa, se ne resti lì a scaldarsi, così chi si reca da uno per ascoltare la sua parola ma non ne attinge alcuna luce per la propria mente, ammaliato dal fascino della sua bella lezione, ne trae solo un riflesso esteriore (come un volto che si illumina e si arrossa al riverbero della fiamma), non si purifica interiormente, non si libera dal buio e dalle scorie dell’anima, che solo la filosofia – o la libera muratoria – riesce a scacciare.

Questi in conclusione, sono i consigli fondamentali da tenere a mente per ulteriori suggerimenti su come si debba ascoltare: bisogna però che alla teoria si unisca la pratica, attraverso l’esercizio delle personali capacità inventive, per costruirsi una forma mentis non da sofisti, da storici o da scienziati, ma intima e filosofica, nella convinzione che un buon ascolto è il punto di partenza per vivere bene”.

Carissimi fratelli apprendisti, riflettete su ciò che vi circonda, sui simboli, sui rituali, su ciò che vedete e che ancora non avete capito: parlate dentro di voi, usate la parola nel vostro interno. Cercate quindi di non essere passivi nel periodo durante il quale non vi è consentito di parlare, non sprecate il vostro tempo, aprite invece ancora di più la vostra mente e, come ci ha suggerito plutarco, cercate di imparare l’arte di saper ascoltare: un esercizio che, vi assicuro, vi sarà utilissimo anche nella vita profana.

Questo, in sostanza, è il primo esempio di ciò che la massoneria è e vuole essere: insegnare ad essere migliori, migliori di chi urla, di chi vuole affermare le proprie idee con la prepotenza, migliore di chi vuole prevaricare il prossimo attraverso la parola.

Attraverso l’arte del silenzio, capirete che un uso corretto, attento e meditato, vi porterà a conoscere meglio voi stessi, a controllare le vostre passioni e a raggiungere quell’equilibrio che dovrebbe essere la meta di ogni uomo. 

Diceva un altro grande filosofo, Kalil Gibran, “solo se berrete al fiume del silenzio voi canterete veramente”

FR.’. M.’. L.’.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *