C’ERA UNA VOLTA… UNA FIABA E FORSE PIU’

C’era una volta…una fiaba e forse più

«La stagione fredda era ormai alla porta e mamma scrofa comprese che doveva lasciare liberi di andare alla scoperta del mondo i suoi tre porcellini che già da tempo ormai cresciuti scalpitavano per scoprire la vita ed i suoi misteri. Il giorno giunse ed i tre fratelli si accomiatarono dalla madre non prima che questa avesse accoratamente raccomandato loro di badare sempre a proteggersi con attenzione dalle avversità che la vita avrebbe riservato loro; in particolare il lupo. La gioia e l’entusiasmo erano dominanti e mentre i tre giungevano sul limitare di un fiume, il più pigro dei tre disse agli altri: ”io qui penso che mi fermero. Mi faro casa con paglia e canne e godro delle gioie che mi attendono!”. I due fratelli gli ricordarono che forse avrebbe fatto bene a continuare poiché il lupo avrebbe potuto facilmente insediarlo, ma la scelta era presa. I porcellini restanti ripresero il viaggio e sul calar del giorno il secondo porcellino, vista la disponibilità di legno sul limitare di un bosco, ritenne utile stavolta per lui fermarsi. Il fratello inutilmente provò ad insistere affinché continuassero il viaggio insieme; la decisione restò tale. Il terzo porcellino continuò il suo viaggio e decise di fermarsi solo quando, trovato un Uomo che faceva mattoni e pietre da costruzione gli chiese (…ed ottenne) che potesse disporre del materiale

per erigere per se stesso una solida casa in pietra e mattoni, perché avesse tutte le caratteristiche per resistere nel tempo e di essere inviolabile. La partenza dei tre non era sfuggita all’attenta vigilanza del lupo, il quale già pregustava il triplice boccone ora che i pargoletti non erano più difesi da mamma scrofa. Passò qualche giorno e come il primo porcello ebbe a rilassarsi nella sua capanna di paglia e canne, bastò al lupo un potente soffio per distruggere l’opera e mettere in fuga l’infelice che con l’affanno raggiunse la casa in legno del fratello. Il lupo non tardò ad arrivare e valutato che la casetta di legno,  cottura dei due bocconcini, vi appiccò il fuoco!!! A gambe  Giunsero finalmente alla casa di pietra del terzo porcello.

Qui i tre fratelli si chiusero dentro mentre il lupo li osservava pensieroso. Soffiare era inutile, appiccare il fuoco men che meno per cui restava utile via solo un’incursione per la canna fumaria. Pronto il terzo porcello accortosi delle intenzioni dell’avversario accese il fuoco nel camino e … la sorpresa del lupo si realizzò troppo tardi per lui! Cadendo nel pentolone bollente che prontamente fu chiuso».

Una fiaba fa tornare sempre bambini, sia che la si ascolti sia che la si racconti, perché il fascino della narrazione è di per sé già preludio ad un viaggio ancestrale all’esplorazione di luoghi, personaggi ed eventi che misteriosamente guidano ad una conoscenza … antica Come nella migliore delle tradizioni fiabesche, anche qui i protagonisti fanno buona mostra delle loro virtù e delle loro vulnerabilità nell’infondere, al lettore o all’ascoltatore, quell’utile emotività che richiami la Coscienza all’Etica.

Era da tempo che questa storia, retaggio della mia memoria infantile, ritornava nei miei pensieri di uomo ormai maturo… come se gli anni bastassero a tale risultato. L’esperienza di massone tra tanti massoni ri-evidenziava, ai miei occhi, quanta saggezza vi fosse in questa fiaba popolare che potesse essere rapportata alle tante “vicende umane” note.

Con la fretta si potranno erigere solo case di inconsistente paglia

o di infiammabile legno; vulnerabilità ne sarà la caratteristica.

Altrettanto “Officine” erette con i migliori auspici, ma assemblate con fragili elementi “strutturali“ , avranno dubbie capacità di resistenza e resilienza.

L’Uomo che rende possibile al terzo porcellino la costruzione offre la metafora della Creatura in grado di procedere a selezionare e scolpire i migliori strutturali utili ad erigere solide mura per solidi edifici.

L’allegoria della casa di pietre e mattoni dovrebbe imporsi in ogni istante della storia di una loggia, non come un balzello retorico, ma come un evidente, riflettuto e costante monito ad una cauta scelta di elementi solidi – Uomini – per erigere edifici destinati a sopravvivere nel tempo; per offrire un riparo solido, imperituro e costante alla celebrata vera Fratellanza nel perseguimento dell’Obiettivo… perché l’Obiettivo, a chi stentasse coglierne gli orizzonti, è la Fratellanza stessa.

La scelta dei tre porcellini, quindi, di vivere insieme e non più separati e vulnerabili, tra solide pareti ed al luminoso calore del fuoco perenne del loro condiviso camino, offre un’allegoria che dovrebbe allettare ogni “fratello”. Tutti uniti in una “catena/ cintura” che aggreghi le diversità di ogni singolo anello, affinché ogni peculiarità individuale condivisa possa complementarsi all’interno di un solido progetto che catalizzi la disomogeneità in un omogeneo Maglio!

Certamente qualcuno potrebbe intravedervi i tre gradi massonici, dove il raggiungimento del grado di maestro dovrebbe rappresentare l’acquisita maturità per la giusta scelta finale a pro di una causa condivisa. Dal grembo materno alla crescita dell’individuo che si corona nel raggiungimento della condivisione fraterna attiva delle proprie risorse, delle proprie differenze, dei propri talenti per il superamento dell’opportunismo e della vulnerabile individualità. Non occorrono molte parole né evidenze per raggiungere la Coscienza di un individuo ed è forse per questa ragione che, per gli Egizi, essa rappresentava il miglior metro di gestione della propria condotta esistenziale.

Chi sbaglia, chi abbandona il retto impegno, dall’imprimatur originario, raramente ignora il risvolto dei propri passi. Il consapevole allontanarsi dall’Etica, spesso spinge a “gonfiare” retoriche edulcoranti che stridono all’evidenza del reale agire. Il tutto si svolge agli occhi dell’osservatore in una modalità così palese e così pertinace da essere altrettanto inscalfibile. Neanche il terzo porcello, del resto, riuscirà a convincere i fratelli alla soluzione migliore.

Erano troppe le allegorie “familiari” perché non vi fosse un sospetto comune denominatore ed ecco che questa fiaba dovrebbe essere comparsa per la prima volta scritta in una raccolta inglese di novelle popolari.

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