ISTRUZIONE PER APPRENDISTI

ISTRUZIONE PER APPRENDISTI

Tra i vari compiti istituzionali del Secondo Sorvegliante vi è anche l’istruzione degli apprendisti.

Istruzione è una parola importante, prevede che l’istruttore abbia delle conoscenze da estendere agli “allievi”.

In questo caso, purtroppo, le conoscenze sono piuttosto complesse da esprimere.

Si tratta, infatti, di acquisizioni molto personali, pertanto poco trasmissibili ad altri.

La Massoneria, si sente dire spesso anche in questa Officina, non è una religione (non ha dogmi), né un sistema filosofico (non ha una dottrina). Esistono molte definizioni di questa Istituzione.

Come altri, credo sia corretto considerarla una Scuola Iniziatica deputata ad insegnare un metodo.

E’ un metodo di ricerca che utilizza i Simboli, il Rito, ed il dialogo con i fratelli; serve ad indagare se stessi e il mondo esterno attraverso queste nuove tecniche.

Per rappresentare tale ricerca si usa sovente il simbolo del viaggio. Così sono infatti chiamate le quattro prove dell’Iniziazione.

Percorrere la Via provoca una profonda, graduale trasformazione nel viaggiatore tale da sciogliere la benda che gli copre gli occhi.

È un viaggio di gruppo insieme agli altri fratelli della Loggia, senza guide spirituali o guru, che richiede volontà, impegno personale e disciplina; attraverso varie tappe intermedie la Via dovrebbe portare a quell’obbiettivo che abbiamo richiesto il giorno dell’Iniziazione.

M.’. VEN.’. Che cosa volete da noi?

Profano: La Luce.

M.’. VEN.’. Dichiarate sul vostro onore di chiedere la Luce Massonica liberamente e spontaneamente con disinteresse e spirito di sacrificio per il vostro ed il nostro perfezionamento?

Profano: Lo dichiaro sul mio onore.

Per il vostro ed il nostro perfezionamento. Dunque uno dei motivi più comuni che spinge un individuo a bussare alle porte del Tempio è il desiderio di crescere. Tale desiderio, sovente, si associa ad una sensazione di insoddisfazione per ciò che ci può ancora offrire il mondo profano.

In un particolare momento della nostra vita abbiamo parlato con un fratello che ci ha vagamente accennato all’esistenza della Massoneria. Dopo un periodo di tempo più o meno lungo abbiamo effettuato la scelta. Domandina burocratica, tegolatura, ed una sera ci siamo ritrovati in una stanzetta buia in compagnia di simboli poco comprensibili; subito dopo siamo stati iniziati.

Anche i più cinici e disincantati di noi conservano il ricordo di quella sera.

La sera che viene tradizionalmente associata alla morte del profano che rinasce a nuova vita come Iniziato.

Un neonato.

L’Iniziato dovrebbe essere davvero così, come una tabula rasa.

Invece, essendo uomo adulto, ha una sua storia personale, di idee, concetti, giudizi.

Per questo motivo il primo simbolo che ci insegnano ad utilizzare è il martello.

M.’. VEN.’. “Fr.’. Esperto, mostrate al Fr.’. Apprendista la pietra grezza e insegnategli a compiere il suo Lavoro di Apprendista”.

(L’Esperto conduce l’Apprendista accanto all’Altare e, col martello, gli fa battere tre colpi sulla pietra grezza…).

Il Massone è chiamato anche Libero Muratore; tradizionalmente, infatti, è considerato discendente degli antichi costruttori di cattedrali; per questo molti nostri simboli si rifanno alle tecniche costruttive.

Il compito dell’Apprendista Libero Muratore è di “squadrare la pietra grezza” a colpi di martello così da trasformarla in pietra squadrata adatta alla costruzione del Tempio.

In questo caso, il martello rappresenta la volontà, lo sforzo di cambiare, di imparare, di pensare, di perfezionarsi.

“Squadrare la pietra” oltre all’evidente e fondamentale significato morale, è simbolo di un’azione molto più ampia: l’abbandono di pregiudizi, di abitudini radicate, di false costruzioni intellettuali.

Si dovrebbe realizzare che tutto ciò che abbiamo capito fino al giorno dell’Iniziazione non conta più.

Ovviamente non tutto è da eliminare, ma da rivalutare alla luce delle nuove esperienze e conoscenze.

Si deve “riordinare” il modo di organizzarsi la vita, le amicizie, la scala dei valori, la priorità delle scelte. In pratica rimettere in discussione il nostro modo di vivere con noi stessi e con il mondo che ci circonda.

La volontà di migliorarsi, il desiderio di conoscenza, una certa disponibilità ad ascoltare, ad apprendere, ed a correggersi sono le doti principali di chi vuole entrare in Massoneria ed anche la dote migliore di chi ne fa parte.

La nuova situazione di Iniziato dovrebbe gradatamente diventare il fulcro centrale su cui ruota tutta la nostra vita.

L’iniziazione così, da virtuale potrà progressivamente trasformarsi in reale.

Dunque il Massone è sì, un uomo che ricerca, ma è soprattutto un uomo di volontà. Squadrare la propria pietra, quindi essere contemporaneamente martello e pietra, è un compito non semplice, talora anche sgradevole; tuttavia indispensabile.

Ci troviamo di fronte ad uno dei primi esempi di “metodo massonico”: i simboli sono entità che vanno studiate € meditate, ma anche strumenti che si devono utilizzare.

In questo ambito rientra un’altra caratteristica peculiare dell’Apprendista:

IL SILENZIO

Perché il silenzio? Le risposte sono numerose.

L’Apprendista si ritrova con molte aspettative ed altrettante perplessità come un bambino di tre anni che non sa né leggere né scrivere ma solo compitare.

Pertanto è indispensabile che abbia un periodo di adattamento, di ascolto, di comprensione.

Bisogna inoltre valutare la differenza tra il rimanere muto e rimanere in silenzio.

Il silenzio nel nostro caso è qualcosa di più del non parlare.

E’ un silenzio interiore; si può intuire in particolari momenti di massima concentrazione. Ma non basta ancora. Non si tratta solo di una situazione psicologica di grande attenzione su un problema, ma va oltre e coinvolge la capacità di svuotare la nostra mente per renderla il più possibile ricettiva.

Questo tipo di Silenzio è considerato fondamentale in tutte le vie di “perfezionamento”.

In Silenzio dobbiamo eseguire il rituale.

In Silenzio dobbiamo ascoltare i fratelli che scolpiscono una tavola ed i

commenti successivi.

L’ascolto infatti, è indispensabile; il Fratello che parla esprime una verità parziale, incompleta, minima, ma in ogni caso quello che per lui, in quel momento, è la Verità. La fratellanza ci porta ad ascoltare con affetto e benevolenza. Ma non basta pensare che quella sia la “sua verità”. Quell’aggettivo “sua” mi distacca e mi allontana.

Il riuscire a pensare, anche solo per un momento, che quello che dice sia “vero” in assoluto rende le parole espresse in Tempio molto più dense di significato.

In Silenzio dobbiamo cercare di capire, il linguaggio dei simboli (non sappiamo infatti né leggere né scrivere).

In Silenzio dobbiamo squadrare la pietra.

Ovviamente tutto questo rappresenta una meta da raggiungere anche per molti che come me, sono chiamati “maestri”.

Dunque, imparare a squadrare la pietra, riuscire gradualmente a creare il Silenzio, sono le condizioni fondamentali per poter “lavorare”.

La partecipazione attiva ai riti, la meditazione sui simboli, il dialogo con i fratelli permetterebbero il lento progresso lungo la Via.

Questo è il compito di noi Massoni.

Gli Apprendesti devono iniziare su questa strada, ascoltando i Fratelli più anziani con una certa benevolenza, cercando di cogliere i loro lati positivi, sorvolando su quelli meno luminosi, giudicando i Maestri non per quello che dovrebbero essere, ma per quello che sono in realtà: allievi solo un po’ più vecchi.

TAVOLA SOLPITA DAL FR.’. S. CInn,  

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