PROMETEO

Prometeo

 

Sta come Prometeo, chiodato alla rupe,

col corpo ch’è esposto dell’aquila ai morsi,

ai piedi sorgente di sangue che bolle,

la luce nel volto che domina il gesto:

è l’uomo che sfida l’eterno infinito.

 

Nel pugno tien stretta la face possente,

che illumina tutto e vince la vita.

E’ magica luce nel buio e quel volto,

è pieno di ombre, terrori e delitti,

le mani che rampano, rosse di sangue.

 

E vedo le folle d’eserciti in armi,

teorie infinite di croci di legno,

bagliori di un oro ch’è falso e piaceri,

con grida strazianti, che in nome di un dio,

ammazzan fratelli di un’unica stirpe.

 

La corsa mai piena e potenza d’azione,

oscurano acume e saggezza mai domi,

per vincere l’altro, ma in fondo se stessi,

in una battaglia che Sisifo chiama

nel ciclo infinito di sopravvivenza.

 

Ma dietro al macigno c’è un baratro nero

che ingoia l’ardire: padrona è la morte

che tutto livella e polvere rende,

concime per fiori che il tempo recide,

ma il seme perpetua la sua discendenza.

 

Eterna, ma falsa, è la fuga dell’onda,

che torna, sommerge e cancella il passato,

abbatte il ricordo e ridona la vita.

Riprende la corsa, ma è senza respiro,

tra luci che creano vani miraggi.

 

In questa atmosfera di buio, c’è l’Uomo

che indomito lotta cercando la Luce.

La vita é nera e buia palude

da cui solo l’Uomo ha un braccio che emerge,

brandendo nel pugno la vera Semenza.

 

Guazzano gli altri incoscienti nel fondo,

nel loro elemento brumoso di fango:

gli ignavi, i sognanti e pur gli incoscienti,

non lasciano tracce del loro passaggio,

così come goccia nel mare profondo.

 

Ma il genio e l’artista, il saggio, il poeta,

il mistico e il libero uomo pensante,

slegati dal fango e puliti da dentro,

già corrono primi, lasciandosi dietro

le greggi belanti che inneggiano al nulla.

 

Titanico fine è la Vita. E’ una corsa,

cercando nel cosmo un dio sconosciuto.

La fiamma del genio, che in alto solleva

la Forza, dal letto di pianti segreti,

mira, incantato, il centro dell’infinito.

 

Poi piomba nel cuore dei neri misteri,

squarciandone i veli, per dare la via

a chi dopo lui è il testimone di Vita.

La vita é lenta conquista di Luce,

è come ritorno alla casa natia.

 

La scienza ci mette confini di pietra,

negandoci quel che non vede e non sente.

Son ciechi che guidano ciechi nel buio.

Monte, che in cïelo si perde, é la Vita.

 

Nel sasso é compreso il grande segreto:

Scolpiscilo, Uomo!

 

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